E provvida venne… – Seconda Puntata

E provvida venne… – Seconda Puntata

                                              

In quel tempo di giorni messi insieme di malavoglia, con sforzo e fatica, ti accorgi però che il mondo continua a girare, senza pause, rallentamenti, riprese di fiato.

Arrivò una telefonata, c’erano le convocazioni in provveditorato ed era ovvio, scontato, andare! Erano le mie prime convocazioni, andai quasi trascinata a forza dai suggerimenti delle più esperte, poiché la mia posizione in graduatoria era estremamente sconsolante. Il clima di trepidante attesa, movimento, informazioni ufficiose ed ufficiali, chiacchiericcio, pettegolezzo, spionaggio su punteggi reali o presunti, mi catturò, e man mano che passavano le ore, scorrevano i nomi e il mio non era più così lontano.

Cominciai pertanto a sentirmi integrata nel gioco, a chiedere, informarmi, entrare nel vivo dei fatti, considerarmi parte in causa, mi sentii coinvolta e interessata, finché non fui chiamata dalla voce del megafono e mi recai nella stanzetta della scelta.

Poco prima avevo chiesto se fosse rimasto qualcosa in città e le esperte mi avevano fatto il nome di una scuola. Quindi entrai preparata e consapevole della situazione, lo stuolo di impiegati e sindacalisti assiepati dietro due tre scrivanie e intenti a svolgere i passaggi burocratici, annotò la scuola designata e mi consegnò un foglio da dare in segreteria l’indomani.

Mi presentai e feci un incontro che si sarebbe rivelato importante e significativo per le mie riflessioni da insegnante, la vicepreside, persona sensibile e illuminata, vedendomi così giovane e inesperta e conoscendo la tipologia di scuola che aveva per le mani, mi disse: “ Mi raccomando, rispetta sempre gli alunni, perché se tu li rispetterai, loro ti rispetteranno.” Io sorrisi, mostrando di accettare di buon grado il consiglio,  ma non mi soffermai più di tanto sulle sue parole, né mi sorsero dubbi o curiosità sull’argomento.

Soltanto dopo capii che lei aveva letto la mia assoluta impreparazione ad affrontare una classe di una scuola media a rischio, già, così si chiamavano le scuole dei quartieri difficili negli anni novanta e poco dopo.

In effetti,  io provenivo da una scuola di religiose con il pavimento fresco di cera, le tendine inamidate e le suore che, dopo la ricreazione, controllavano se i maschi, da poco ammessi a scuola, avessero perfettamente centrato il wc o se fosse fuoriuscita qualche goccia di pipì ribelle. In questo caso, intervenivano subito per far confessare il colpevole e trovare la punizione più adeguata per non fargli ricommettere l’errore. 

Fiamma d’Avalos

TO BE CONTINUED…

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