Giorgia Loi – Il fiore selvatico del Guilcer
Ad Agordo è così, cantava Baglioni a metà anni Settanta. La casa propria laggiù, come un puntolino bianco, voltarsi per vedere una manciata di stelle e nascondersi tra il fieno. Ad Aidomaggiore è così, fra le pagine di Giorgia Loi, l’intero mondo di una bambina degli anni Venti. Fra i rialzi montani di un centro insulare col broncio alle coste, spensieratezza infantile e abiti di ricercata sartoria per ogni festa delle tradizioni, una giovane mamma e un ricco padre, il più ricco, il podestà Marras. Mentre le propaggini da Belle Époque si dileguano negli esordi fascisti della storia decisa lontano, la sua si fa strada nel viaggio srotolato all’indietro in terra di Sardegna da una meticolosa regia narrativa, diretta a cercarla. Come videocamere piazzate fra viottoli o distese di terre, caseggiati rurali o riquadri interiori assimilati ai ricordi, in tempi sfalsati, contigui, contemporanei o diversamente sentiti dai personaggi del romanzo, gli episodi singoli riedificano i palchi di Cosetta, erede del Guilcer, della bellezza materna e di una trama da protagonista. Tutto comincia molto prima di lei, in terra di Barbagia, dislocata Tessaglia dell’inospitalità, che spinge all’esodo la radice paterna, la stanzia più a Sud e apre all’accoglienza sempre, a partire dalla straniera cagliaritana che la metterà al mondo, Ottavia. Da qui camini e ghiaccio, nella loro sussistenza emblematica, si contenderanno rigori e fotografiche descrizioni, di fatti dialoghi e zoom investigativi. I conforti rudimentali dei casolari e delle molle vitali faranno argine o da apripista alle vistose insistenze della Natura, romantica nella sua posa specchiante, verghiana nelle immutabili misture del destino. L’ostinata dimensione dell’impossibile fra un oltraggio e il suo rimedio replicherà, in accostamenti “vinti”, lo slancio selvatico al riscatto, da una vita misera e senza la benedizione del sole, degli abitanti disseminati nei poderi di meri Marras. I giorni sono anche storicamente buoni, mentre la piccola va a scuola, gioca e sogna, perché la rivalsa della prepotenza e della violenza, per mano umana, mandi in avaria i sogni di chi ha scavalcato la vita da bambino, su dirupi di dolore, voragini di sofferenze e abbandoni, amare esperienze e povertà. Scelte mai desiderate. Il paradigma individuale e sociale si fa spinta irreversibile sull’esistenza di tutti, trascinando nel giro anche lei, la bellissima e raffinata Cosetta. Il tralcio radicato dell’eccessiva differenza fra gli attori e la loro parte è appiglio e precipizio di microstorie della contesa umanità, contesa alla rudezza, all’invidia, al paternalismo, all’ignoranza. Ad Aidomaggiore non è più così. Su una goccia di mare distante, tutto il silenzio della scrittura versa la lacrima della mater mai giunta a riprendersi il suo amore. Grandissima Giorgia Loi. Scrittrice colta dei nostri tempi, stempera in un giallo i colori primi di ogni vita. In libreria e negli store online, per il Ciliegio edizioni, Il fiore selvatico del Guilcer.