Minuetto
In attesa. Minuta, nel suo cappotto a tre quarti nero, la martingala come una tegola sulle scapole in inchino, mentre la cinta di stoffa stretta in vita senza alcuna pretesa riscuote l’eleganza di una femminilità antica, mai passata, interiore. Magra, leggera, i capelli solo bianchi, sinceri e corposi come il tempo, voluminosi nelle ciocche composte. Passa veloce, quando tocca a lei, guardando con rispetto fulminea sfida e gratitudine i musi delle automobili in folle. Dove andava, oltre quel breve tratto, così di corsa e decisa. Chiunque la stesse aspettando perché non era lì con lei. L’ho rivista, come un’altra, camminare piano, con gli occhi acquosi spalancati e prudenti, le mani poco distanti dal petto a guaina di un foglio più grande della loro chiusa, il passo lento, ma in cammino. Superare l’entrata scorrevole di una banca, i capelli raccolti dorati, il paltò verde smeraldo e ogni accortezza di delicato maquillage, ringraziare con due sillabe sommerse chi spostandosi poco non le ostruiva il passo fino alle microtastiere dei pin. Il tempo le prende a braccetto, sotto i nostri occhi o da qualche altra parte, non le lascia sole. Ma si scosta riverente, se una mano le invita a ballare il minuetto del ti sto accanto.