Prove generali
Quattro regioni d’Italia camminavano spumeggianti lungo il versante chic di un viale dell’Urbs, spianato di luce dall’esperto stellare. Dalle gallerie dei palazzi una ola di vetrine, in controtendenza al moderato traffico on the road, srotolava un ecco a voi in guanti di raso. La schierata giovinezza avanzava su décolleté esili come flûte o ballerine con spavaldo semi brogue, ariosa in cappotti avvitati o chiodini lucidi di nero, jeans Valentino-jeans o tubini di velluto, corpetti di taffetà e geometrie colorate per il maglioncino in lana Brillino. Gesticolavano appena, sorridevano di divertimento altero, per rinserrare la linea ideale dei loro avanzare cinematografico, le più belle della stagione del vago, dirette al Teatro delle Vittorie per le prove di una prima serata. Quel tragitto spensierato filmava il red carpet della loro libertà. Dalle mete, dagli esami, i legami, i diari, i ricordi, le delusioni, le difficoltà. Dai loro stessi sogni, che la smettevano di insistere e sognarle. La geografia della notorietà per pochi generava applausi argentini a quelle che dovevano essere delle star. Stava lì il cuore. Diventare un ricordo per caso, contare, nell’evanescenza. Con cestini di charme raggiunsero le altre ragazze e il Presentatore d’Italia. Il Sole staccava le riprese dall’alto e passava al montaggio del tempo migliore.