Gennaio
Sono passate le feste di dicembre con i colori appesi sugli abeti e canti in coro dai giradischi accesi.
Sono passati gli anni dei regali scambiati nella notte di una grotta con gli angeli e una stella ad inseguir la rotta.
Sono passati i primi giorni di gennaio che salutano l’ultima baldoria divisa tra gli stretti abbracci senza gloria.
Ora incombe gennaio con i suoi giorni tristi di quotidiana cura di quel poco che resta.
Qui dove non mette ai monti la parrucca soffia il vento caldo dell’estate più secca.
E sono lunghi i giorni che si allungano tra la paura e il tempo che non dura.
Eppure se ti affacci all’orizzonte del cielo che ti è dato
tra le facciate e i tetti a svirgolare
gennaio ti offre la premura del suo andare
cupo nei giorni cupi e poi solare.
Come su un trampolino a sollevarsi in punta
prima del tuffo e dei suoi slanci da soppesare ancora
gennaio è l’attimo sospeso che precede il salto
l’attesa
l’occasione
la terra scura che trattiene il seme.
Romantico gennaio nel suo cappotto di passi lievi e di racconti brevi.
Come sotto la pioggia nel viale
a riparare i cuori dal suo freddo
basta un ombrello o un bacio
sulle scale.
E passerà gennaio come ogni anno passa ogni mese e il giorno
e quello che resiste è sempre il senso appassionato e vero di un ritorno.
Ritornerà gennaio come una festa senza ali che non si è ancora conservata nei giornali.
Maria La Bianca