Giorò
Si svela nota una voce ringiovanita, ma non abbastanza da farsi riconoscere. Marca il silenzio e lo riattraversa, lasciando l’impronta del buio dentro e fuori i contorni di un chiaroscuro antico. Lo cercava da tempo un cassetto sotto il piano di un tavolo, isolato dal suo blocco, aperto accogliente rassicurante, torna chiuso, è comparso nella sua esistenza.
Sulla gamba sinistra il suo appoggio, si stacca una bambina da un separè immaginario, sovrastata da un ciuffo oro-bronzato, crespo, fermo sull’ovale destro. Non copre gli occhi, ma evoca il loro colore, verde marcio, ma anche oro, ma anche bronzo.
Sul ciglio di un divano di fronte, l’unica parte desecretata dalla notte, lui la baciava dolce sulla testa, sui pensieri increduli, sullo stupore raccolto di tanto morbido calore inaspettato, quasi amore, sotto l’incavo di un abbraccio inatteso, rifugio dell’istante, da catturare a un ricordo ora rivissuto.
Li guardava, da quel posto, preso da tempo, atteso. Sono felicissima, sono inizi, ritorni, depositi e possibilità, ritagli di epoche, che chiedono di non sostare.