La signora Clelia – sesta puntata
La signora Clelia non ha il pollice verde. Verde è il colore che avrebbe voluto per i suoi occhi ma si è dovuta accontentare della terra, senza il conforto di steli e fogliame. Radici sì, quelle sono cresciute misteriosamente dentro lo sguardo lucido e resistono nei vasi asciutti che si ostina a tenere nel balcone. Se avesse il pollice verde crescerebbe la pomelia e darebbe fiori. Invece i pochi germogli di foglie hanno la vita breve della mezza stagione e sono solo i rami spogli a raccontarle il tempo lungo di un inverno in cui resistono le spine di poche succulente assuefatte all’abbandono. La signora Clelia sogna un giardino di piante rampicanti, lei nata edera senza muro, affacciato su una strada nuova, e fioritura di gerani, gerbere, nontiscordardime, raccolto di erbe aromatiche, ombra di frutti maturi tra le foglie in vasi più grandi da cambiare. Sogna un tavolo sospeso sul tetto della vita tra le piante e risate di commensali sorpresi dai sapori di un cibo che da troppo attende di essere preparato. Ha mani antiche, la signora Clelia. Hanno imparato a sbucciare, mescolare, impastare, con tutte e cinque le dita di uno stesso identico colore e troppa fretta. Vorrebbe avere la precisione paziente della madre nell’affettare invece il pollice accoglie la lama e ne mantiene la memoria in piccoli tagli rimasti ruvidi al tatto. Se fosse verde avrebbe cura e attenzioni, saprebbe il tempo dell’attesa e la speranza. La signora Clelia conosce solo lo stupore della vita che fiorisce in una pianta di anthurium, nonostante la sua dimenticanza, nello spazio chiuso di una casa dove entra ancora troppo sole. Non è solo verde la speranza e la signora Clelia ha tutti i colori tra le dita per provare a dare nuova vita alla sua terra.
Maria La Bianca