Muriel – 34 Missione compiuta

Muriel – 34 Missione compiuta

No! Mamma aspetta non andare via, mamma dove sei?».

 Laura aprì gli occhi tutta sudata e, gli bastò una fugace sbirciata intorno, per capire di sostare sopra un letto di foglie secche e notare di avere accanto il fedele Violet che la fissava preoccupata: «Come stai bimba mia?».

 «Dove sono?» disse Laura scombussolata guardandosi intorno. «Nel posto dove avevi momentaneamente lasciato il tuo corpo», rispose Violet sorridente.

«La casa sull’albero? Come sono arrivata qui? Ahi! Perché la caviglia mi brucia? Cos’è successo?», disse massaggiandosi delicatamente dal tallone al polpaccio.

«Penso sia il morso del serpente».

«Il serpente? Quale serpente?».

«Ti ricordi delle parole dell’arcangelo Raffaele, che per appropriarsi di nuovo del cuore, satana, aveva raccolto anche lui degli oggetti riguardanti … la sua persona?».

«Sì certo! E mi ricordo anche che fra questi oggetti c’era il sasso con cui Caino aveva ucciso suo fratello», rispose Laura.

«Sì, quello che ormai è stato tramutato in rosa», precisò Violet.  «Poi il fuoco dell’inferno, che si è estinto contro il fuoco dell’arcangelo Uriel, e infine il serpente … », proseguì Laura.

« … che si è avventato contro la tua caviglia quando hai accostato il cuore al quadro: ora te ne ricordi?», aggiunse l’angelo.

«Sì che mi ricordo»«, rispose Laura toccandosi la caviglia. «Allora è missione compiuta, il cuore è stato suggellato!».

«Penso proprio di sì»,rispose Violet, poi dolcemente le chiese: «Hai incontrato tua madre?».

Laura lo guardò dapprima stupita poi realizzando che Violet era un angelo le rispose «Sì è stato meraviglioso! Sarei voluta rimanere lì con lei »disse la ragazzina sospirando.

«Laura!».

«Ma questa è la voce di Carletto».

«Laura, dove sei?».

«E questa è Andrea. Ma come sanno che sono qui?».

«Sono amici tuoi, no?», rispose Violet, inarcando le sopracciglia.

«La casetta è sopra quest’albero», esclamò Carletto, guardando il vecchio castagno da sotto l’albero; velocemente si arrampicò su per la scaletta, fece passare la testolina dalla botola dell’entrata e salutò festante l’amica.  Poi scendendo di un gradino, si rivolse alla sorellina per dirle:

«È qui! Andrea, sali anche tu». La bimba salì a sua volta rapidamente.

«Ciao Carletto, ma come sapevate che fossi qui?», rispose Laura, felice di vedere i suoi amici, appena entrati nel suo nascondiglio.

 «Alle volte non mi sembri neanche tu: secondo te, a chi potevo chiedere, se non a Jasmine? Sei scomparsa sul più bello, così non sapendo che fine avessi fatto, ho chiesto al mio braccio destro», rispose stupito Carletto, ammiccando al suo angelo che si era già posizionato accanto a lui, vicino al giaciglio di Laura.

«Ciao Laura, come stai?», chiese preoccupata Andrea, sedendosi accanto a Carletto.

«Sono così contenta di vedervi! Mi dovete raccontare ogni cosa! Ma dove sono John ed Henry?».

«Beh, qualcuno doveva pur rimanere per sistemare il tutto e Henry si è offerto come volontario per sostenere sia il preside sotto shock sia la signora Germana, che è tornata ad essere di una gentilezza unica», rispose Carletto.

«Noi avevamo chiesto di rimanere, ma lui ci ha mandato a cercarti, per vedere come stessi e per starti vicino, visto che il serpente, con un solo morso, ti aveva messo ko», continuò Andrea. «Devi sapere che è stato John, nonostante fosse ferito, a soccorrerti. Ti ha succhiato il veleno e spalmato l’olio sulla ferita, che si è chiusa immediatamente. Poi, misteriosamente, in quel momento, sei scomparsa».

«Ma se Henry è con il preside a scuola, dov’è John?», chiese Laura preoccupata.

I ragazzi si guardarono tra di loro e sta volta fu Andrea a rispondere.

«Penso in ospedale! Aveva il piede gonfio e molto dolorante».

«L’olio ha tolto i graffi, ma non le fratture», aggiunse Carletto.

«Le fratture? Perché, aveva delle fratture?», chiese Laura allarmata.

«A quanto pare oltre che al piede, anche al polso, poiché ha dovuto affrontare il serpente afferrandolo con le mani. Un vero eroe, solamente che, a differenza degli eroi greci che rimanevano illesi, forti e vincitori, lui sì ha annientato il nemico con la forza della sua presa, tuttavia si è rotto il polso ed è stremato a terra per lo sforzo. E tutto ciò per salvarti. Non è meraviglioso e romantico?»,raccontò appassionata Andrea.

Laura era sconvolta e nello stesso tempo compiaciuta, John aveva fatto tutto questo per lei. Ma perché stupirsi, pensò tra sé e sé, anche lei avrebbe fatto lo stesso per lui e alzandosi disse: «Andiamo in ospedale a trovare John!».

«Troppo tardi, non ti farebbero entrare, domani mattina ci andremo, così saltiamo la scuola», rispose Carletto.

Laura lo guardò accennando un sorriso e controllò che ora fosse sul proprio orologio.

«Forse hai ragione, sono già le sette, sta facendo buio ed è tutto il giorno che siamo fuori; torniamo a casa, mio padre mi starà aspettando e poi ho anche un messaggio da riferirgli», disse già con un piede sulla scaletta.

Una volta a terra, aspettò che la raggiungessero Andrea e Carletto e insieme, scortati dagli angeli, fecero la strada del ritorno.

«Come stai Laura? Ti fa male ancora la caviglia?», chiese Carletto camminandole accanto.

«No, non sento più neanche il calore che percepivo fino a qualche minuto fa», lo rassicurò la ragazzina e ripiegando l’orlo dei jeans per scoprire la caviglia, esclamò felice:  «guardate, non si vede più niente!».

«Hai ragione, e pensare che avevi due buchi profondissimi, sembravano due voragini», esclamò Andrea avvicinandosi a Laura, per osservare la sua gamba.

«L’importante è che ora stai bene», aggiunse affettuosamente Carletto.

«Come farei, se non avessi voi come amici, dovrei inventarvi», rispose Laura, mettendosi a braccetto fra tutti e due.

«Lo sappiamo, siamo indispensabili», rispose Andrea.

 Affrettando il passo, tornarono ognuno nelle proprie case, dove durante la cena, raccontarono ai loro genitori appena il dieci per cento della verità. Qualcosa in più tirò fuori Laura con suo padre, per prepararlo a ciò che da lì a poco gli avrebbe rivelato, in merito al suo straordinario incontro con la madre. Ancora non sapeva come gli avrebbe posto l’argomento, ma l’idea del sogno era quella più ragionevole, per evitare di farsi prendere per matta.

«Quindi oggi avete avuto una giornata intensa», esordì il padre guardando teneramente la figlia, una volta seduti sul divano, per un po’ di relax prima di andare a cenare. «Sì papà, poi John è caduto dal muretto, vicino la chiesa, e l’abbiamo accompagnato al pronto soccorso”.

«Ma che ci facevate di nuovo in chiesa?», chiese il padre titubante.

«Carletto aveva dimenticato lo zaino, dopo aver fatto il chierichetto e quindi siamo tornati a Santa Maria degli Angeli nel pomeriggio. È successo quando mi hai svegliata e sono dovuta uscire di fretta. Ti ricordi?». Il padre continuava a guardarla poco convinto e quindi le chiese: «Ma che si è fatto John?».

«Ma niente, si è fratturato il piede e un polso, ma per il resto sta bene e … ».

«Il piede e un polso, ma povero ragazzo, dov’è ora?», cambiò tono il signor Loreto preoccupato.

«Non so, forse ancora in ospedale o magari a casa».

Il padre, sempre più disorientato si sforzava di capire qualcosa, ma visto che non riusciva a tirare un ragno dal buco si alzò serio e disse: «Andiamo a casa di John, a vedere come sta!».

La ragazzina rimase spiazzata da quella decisione non prevista, e rimettendosi la giacca che aveva adagiato sulla sedia nell’ingresso, appena rincasata,seguì il padre fuori dal portone, nell’aria frizzante della sera, sperando di potergli riferire il messaggio che le aveva da poco affidato sua madre.

«Buonasera Richard, perdona il mio arrivo improvviso, ma vorrei sapere come sta John? Laura mi ha appena riferito! Non potevo starmene tranquillo a casa mia!», proruppe il signor Loreto sulla porta, una volta raggiunta la casa del ragazzo. «Oh, entra Paolo! Sì, John è in camera sua che sta riposando. Per dire la verità, non ho capito bene cosa sia successo, ma comunque non è grave, cose da ragazzi, ma prego, accomodati in salotto. Laura se vuoi puoi salire a salutare John, su c’è anche Henry».

«Grazie signor Scott, ci speravo», e senza farselo ripetere salì rapidamente le scale.

Stava per bussare, quando la porta si aprì.

«Entra Laura, ti aspettavamo, “qualcuno” ci ha avvertito della tua visita», disse Henry spalancando la porta. Laura, sorpresa ma non troppo da questa anticipazione, entrò nella stanza. Sul letto, vicino alla finestra, stava seduto John con il piede ingessato e il polso steccato. Laura guardò l’amico per un secondo e poi gli si avvicinò stringendolo forte.

«Laura, che bello vederti. Come stai?», sospirò John affondando nel suo abbraccio.

«Io bene! Tu, come sei ridotto?!»,rispose la bambina staccandosi lentamente e guardandolo in viso accennò al braccio e alla gamba

«Ora che ti vedo, molto meglio», la rassicurò John con gli occhi lucenti.

«Ti posso assicurare che è vero», s’intromise Henry sedendosi di fronte a loro sul proprio letto. «Fino a qualche minuto fa si lamentava in continuazione; appena Camomile e Lavander ci hanno avvertito della tua visita è resuscitato».

«Smettila, stupido!», si risentì John tirandogli il cuscino.

«Smettetela tutti e due. Vi prego, raccontatemi cos’è successo dopo che sono svenuta».

«Ai suoi ordini signorina», disse Henry scattando in piedi come un soldato. «John, quando ha visto il segno del serpente zannuto su di te, si è trasformato in Hulk, l’ha preso con le mani, stritolandolo, con una forza sovrumana concentrata nelle braccia ed espressa dal volto contratto, la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite, era decisamente da paura. Figurati che noi ci siamo nascosti dietro al quadro e indovina chi c’era con noi? Proprio il diavolo, impaurito anche lui da quell’essere così crudele, che poi era il mio fratellino», raccontò Henry mimando la scena.

Laura rideva di cuore, piegandosi in avanti con gli avambracci sulla pancia, dalla comoda postazione presa sul letto dell’amico.

«Henry mi fai morire, dovresti fare l’attore», disse divertita, ma dopo aver girato lo sguardo verso John si ricompose. Il ragazzo aveva assunto nuovamente le sembianze di Hulk, anche perché, per quel racconto, ridevano a crepapelle anche gli angeli.

Ad un tratto la stanza si riempì di quella luce sfolgorante tanto amata dai ragazzi: erano infatti appena arrivati gli arcangeli Raffaele e Michele

«Salve a tutti!».

I ragazzi, come ormai di consueto, si ripararono gli occhi dalla luce abbagliante e, solo quando si abituarono, tolsero le mani dal viso.

«Salve a voi, arcangeli è bello rivedervi», dissero i ragazzini meravigliati, come sempre, dalla loro improvvisa apparizione.

«Anche per noi, è sempre un piacere stare con voi», contraccambiarono gli arcangeli.

«Perché prendete in giro John? È stato un piccolo eroe ed è da ammirare», continuò Raffaele schiacciando l’occhio a John.

«Ma io scherzo», rispose Henry, con lo sguardo abbassato.

«Lo sappiamo che sei un simpaticone. Ma non pensi che, a volte, puoi urtare la sensibilità altrui con le tue battute?», enfatizzò l’arcangelo Michele, facendo arrossire Henry come un pomodoro.

 A togliere Henry dall’imbarazzo fu la brusca entrata in scena di Andrea e Carletto. «Ehi siamo qui! E anche al completo!», esclamò Carletto, riparandosi istintivamente gli occhi per filtrare la luce angelica.

«No, ancora manchiamo noi», precisarono Uriel e Gabriele comparendo dal nulla, «non potevate riunirvi senza di noi!».

«E come sempre, ci siamo noi», aggiunsero il resto degli angeli inondando lo spazio circostante di mille colori.

«Questa stanza, con tutte quest e con grande coraggio e luci, sembra una discoteca!», scherzò Henry, cercando la complicità negli sguardi degli amici. Ma l’occhiata torva degli arcangeli spense la sua risatina ironica, portandolo ad abbassare lo sguardo e a porgere le scuse.

«Bene, siamo tutti qui per ringraziarvi di aver portato a buon fine la missione che vi avevamo assegnato. Quindi grazie per il vostro aiuto e soprattutto grazie per la fiducia che avete riposto in noi. L’Altissimo si  congratula con tutti voi ragazzi! Il cuore del nemico è stato sigillato nel profondo del quadro e noi lo vigileremo sempre, nessuno potrà più levarlo da lì», disse l’arcangelo Michele soddisfatto.

«Scusate, ma potrei sapere che cosa è avvenuto dopo che sono svenuta?», chiese Laura timidamente, guardando affascinata come sempre Uriel.

«Ah, è vero, la nostra piccola non sa nulla», disse Raffaele avvicinandosi maestoso a Laura. «Dunque non so se ti hanno raccontato come John, con tutto il suo coraggio, abbia stritolato il serpente e poi ti abbia estratto il veleno … », cominciò l’arcangelo cercando di capire cosa Laura volesse davvero sapere.

«Sì, di questo sono stata informata», affermò Laura, guardando John con un sorriso riconoscente e sincero, tanto da accendergli gli occhi. «Io vorrei sapere cos’è successo non appena ho posto il fiore all’interno dello squarcio creatosi nella tela; anzi, per essere più precisa, cos’è successo dopo che si è trasformato in cuore, dopo che ha ripreso la sua natura originaria».

«Oh, certo! Dunque, mentre John era alle prese con le sue gesta da eroe, il quadro ha assorbito il cuore al suo interno e la tela si è ricostituita, più bella che mai!», riferì Raffaele felice.

« Il Monsignore ha riacquistato il controllo di se stesso e, davanti a questo prodigio, si è inginocchiato, chiedendo perdono per essersi fatto circuire dal nemico», aggiunse Uriel.

«Io penso che l’episodio più straordinario sia stato quando, dopo il suggellamento, sono apparsi, attorno al quadro, tantissimi angeli», dichiarò Carletto entusiasta.

«Sarà stato meraviglioso quel momento e me lo sono perso!».

«Cara la mia piccolina, penso che l’incontro che hai avuto, quando hai perso i sensi, sia stato meravigliosamente unico. Solo per te», intervenne Gabriele, guardandola con dolcezza.

«Oh, sì, certo che sì! E ringrazio con tutta me stessa chi ha permesso questo! Forse la mia mamma mi aspettava lì da tempo, aspettava che io passassi da lei con la mia speciale missione, che non poteva concludersi con un finale più infinitamente bello! Inaspettato! Dolcissimo! E questo lo devo a tutti voi, alla missione degli angeli, all’affetto dei miei amici, all’Altissimo, al quale devo proprio fare simpatia! Non lo dimenticherò mai. Mai!».

«Hai visto tua madre?!», chiesero sbigottiti i ragazzini.

«Sì, ed è stato stupendo, meraviglioso», rispose Laura, con lo sguardo inondato dalla felicità. «Questo dimostra che quando si desidera realmente qualcosa prima o poi si ottiene», aggiunse sorridendo Andrea, soddisfatta della sua affermazione. Dopo qualche attimo di silenzio che espandeva la forte emozione di tutti, giunse inesorabile il momento dei commiati da parte degli arcangeli. «Ragazzi, è tempo di salutarci»,disse nostalgico Uriel. I ragazzini lo guardarono stupiti, non se l’avevano messo nel conto che i loro amici speciali sarebbero andati via. «Arcangelo Uriel, ma non ci avevi detto che sareste stati sempre al nostro fianco, in qualsiasi momento della nostra vita?», protestò deluso Carletto.

«Infatti, è proprio così, noi ci saremo sempre! In veste di arcangeli operiamo al servizio dell’Altissimo con missioni importanti, quindi ci vedremo un po’ meno rispetto a quanto accadrà con i vostri angioletti custodi, che invece sosteranno e veglieranno accanto a voi per tutto il viaggio che farete su questa terra». I ragazzi lo ascoltavano con attenzione, anche se non riuscivano ad afferrare per intero il senso delle sue parole; furono, però, ben felici di sapere che almeno i loro amici del cuore sarebbero rimasti per sempre con loro.

«Ricordatevi che oramai siete parte del nostro mondo, siamo un’unica entità.  Ora dobbiamo andare … i vostri genitori vi stanno venendo a chiamare per rincasare. A presto!», e indietreggiando per guardare ancora i ragazzi, gli arcangeli scomparvero, lasciando la stanza nella penombra, non senza averla prima illuminata con un balenare cangiante di luci.

Gli ultimi a lasciare la camera furono i custodi dei ragazzi che svanirono nel nulla, non appena le porte si aprirono, lasciando entrare i genitori. C’erano anche quelli di Carletto e Andrea, che nel frattempo avevano avuto la stessa idea premurosa del signor Loreto.

«Che buon profumo di fiori John, ma qui è primavera, esordì il papà di Laura. «Come stai ragazzo mio?».

«Molto meglio grazie, spero di tornare a scuola presto», rispose il ragazzo cercando lo sguardo di Laura.

«Questo ci fa piacere», disse la mamma di Carletto e Andrea abbracciando i propri figli.

«Noi togliamo il disturbo, penso sarai molto stanco dopo l’avventura di oggi, ti auguriamo buona guarigione e quando ti rimetti tu, Henry e Laura siete invitati a cena a casa nostra. Buonanotte ragazzi, a presto», disse il signor Ferruccini, andandosene.

«Ciao John!».

«Ciao eroe!», dissero in coro i ragazzi.

Laura strinse il suo salvatore in un abbraccio così forte da fare un po’ ingelosire il padre.

«Dai Laura andiamo, lasciamolo riposare, presto vi vedrete a scuola!», disse il signor Loreto, passandogli la mano sulla spalla e tirandosela dolcemente al fianco.

«Si papà, andiamo» e, salutando Henry con la mano lo seguì sulle scale insieme agli altri.

«Vai Laura, e grazie di cuore!».

Henry e John rimasero soli, con lo sguardo perso verso l’uscio della camera.

«Bene fratellone, sei contento che la nostra missione si sia conclusa?», chiese Henry, alzandosi dal letto. John cercò di stirarsi per quanto possibile e, dopo aver fatto scricchiolare qualche osso ingranchitosi,  espresse senza riflettere le proprie titubanze.

«Non so, penso che sentirò la mancanza dei nostri amici, mi ero … ahi!», urlò John strofinandosi la testa. «Oh scusami Camomile, dimentico sempre che voi siete costantemente con noi».

 «Perdonalo Camomile, ma l’amore gli ha fatto perdere la testa».

«Scherza, scherza, tanto prima o poi capiterà anche a te».

«Allora lo ammetti che sei innamorato di Laura! John è innamorato di Laura! John è innamorato di Laura!», canterellava Henry, mentre il fratello scrollava il capo.

Intanto nel giardino dei Loreto, Laura approfittò dell’atmosfera magica creata dalla volta stellata, per rivelare al padre lo straordinario incontro.

 «Sai papà, oggi ho visto la mamma».

«Cosa? Non è possibile, ma che dici bimba mia, dove l’hai vista?».

«In sogno. Ti ricordi il mio pisolino pesante di oggi pomeriggio?».

«Certo, quando non riuscivo a svegliarti e mi sono preoccupato».

«È lì che l’ho vista, mi è venuta incontro più bella che mai e mi ha abbracciato e … mi ha dato un messaggio per te». Il signor Loreto nel sentire quale sferzata d’amore gli avesse riservato la voce angelica della moglie, scoppiò a piangere e abbracciando Laura sentiva il calore di una donna lontana infondergli pace e speranza. Senza staccarsi da lui, Laura gli sussurrò:

«Papà, la mamma è una di quelle stelle che brilla lassù. Ha solo cambiato modo di amarci».

«Io credo che tu abbia ragione, bimba mia», rispose, passandole le mani sui capelli attorno al volto. Gli occhi di Laura gli restituirono il guizzo di una figura fulgente. Si sentì invitato a guardare in alto, il cielo palpitava di stelle e notò che alcune brillavano più intensamente, accendendosi di colori cangianti, che a giro chiudevano un cuore di diamanti, poi dileguatosi nei soliti colori della notte. Il papà rimase mirabilmente affascinato da quel fenomeno inusuale, tanto che s‘incantò a rimirarlo con gli occhi lucidi e stringendo stretta a sé la figlia le disse:

«Laura, hai visto anche tu? Tu sapevi tutto, prima di me!».

«Papà?».

«Sapevi che l’Amore è la cosa più straordinaria che ci sia, è una forza che non si esaurisce e che ci permette di andare avanti facendo fronte a qualsiasi difficoltà, e qualcosa che ci fa sperare che ancora il meglio debba venire».

Laura ascoltava il padre stupefatta non l’aveva mai sentito parlare così:«Papà, a che ti riferisci?»

«All’amore che la mamma ha per noi, che è solo una piccolissima parte dell’amore che coinvolge il creato, l’amore di Chi ci ha creato. All’amore che vige come forza motrice ed energia pura e che ha creato l’universo, poiché solo Qualcuno che ci ama veramente ha potuto dare origine a qualcosa di così meraviglioso. Le stelle ce lo stanno dicendo, la bellezza della natura che ci circonda ce lo ricorda continuamente solo a te e a me, in questo momento, perché non ci siamo arresi, ci siamo affidati. Sei stata bravissima Laura, abilissima. E lei ha cercato te». Laura era ammaliata, ma felice poiché la stessa sensazione del padre era già entrata a far parte di lei molto prima. Alzò gli occhi al cielo e sorrise. 

Cecile Caravaglios

To be continued

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