Muriel – 6 L’arrivo del Principe
Data la sua natura angelica, Violet era puro spirito, e quindi, in teoria, distaccato dai turbamenti umani. Ma Violet era, principalmente, un custode e, pertanto, la sua essenza era stata unita a quella della sua protetta il giorno in cui questa le era stata affidata. Le loro energie vibravano in contemporanea e l’esperienza innaturale del contatto con Laura aveva lasciato l’angelo pensieroso per gli effetti che questa avrebbe potuto generare sulla ragazzina. Violet quindi non poteva fare a meno di essere preoccupato per lei.
Aleggiando accanto alla finestra della camera della bambina, stava fisso con lo sguardo al cielo, in attesa di un segnale dall’alto. Nubi solitarie attraversavano lo sfondo stellato, creando delle false speranze nell’angelo, che fremeva alla vista di ogni corpo in movimento. I suoi pensieri vagavano attorno alle stelle e il tempo sembrava immobile, nell’eternità di quel momento. Finalmente ecco il desiderato segnale. Dapprima solo un puntino, poi, pian piano, una folgore velocissima trapassò l’oscurità, atterrando in un istante in giardino. Violet fiduciosa si spostò lì, dove trovò adunati anche gli altri angeli.
«Piacere di incontrarvi», disse la sfavillante presenza celestiale.
«Piacere nostro», risposero gli angeli, inchinandosi leggermente al suo cospetto.
In confronto a loro, l’Essere spirituale era due volte più alto, più splendente, dai tratti più adulti, ma sempre delicati e perfetti.
«Grazie per aver risposto alla mia chiamata, Principe Gabriele», disse Violet. L’arcangelo lo guardò con dolcezza e continuò: «Se non mi aveste invocato voi, vi avrei convocato in ogni caso io, poiché ho qualcosa da comunicarvi». Al suono soave delle sue parole corrispondeva l’irradiarsi progressivo della luce sul suo capo. Non c’era aspetto della sua figura che non evocasse i tratti di una bellezza inarrivabile e veneranda. Il Principe Gabriele si presentava imponente con grandi ali, cangianti di luce bianca, sovrapposte al bianco della tunica e del giglio che recava nella destra. Oro su di lui: sui capelli, sulla cintura, sulle tre fasce dei calzari incastonate di pietre preziose. Azzurro cielo l’iride sotto ciglia di velluto, azzurro il mantello non troppo lungo su cui spiccavano le ali. «Ma prima di tutto la mia attenzione a Violet, giustamente preoccupato e perplesso per lo slancio di Laura». «Nel contatto ho avvertito il suo essere caricarsi di energie!», rispose l’angelo, abbassando gli occhi per l’imbarazzo. L’arcangelo, accennando ad un sorriso capace di illuminare il mondo circostante, rispose: «Può succedere, a maggior ragione con una come Laura, di per se stessa ricca di grandi qualità. Ma è pur sempre una ragazzina, bisogna avere cura che le forti emozioni non la facciano soffrire, soprattutto perché si è sentita rimproverata da te e si è mortificata». «Rimedierò al più presto», asserì Violet, inchinandosi alla figura e risollevando lo sguardo, in segno di riconquistata fiducia in se stesso.
«Benissimo. Ora vi devo dare un’informazione che riguarda il vostro ufficio. Fino ad ora è andato comunque tutto ottimamente e con voi si complimenta tutta la gerarchia degli angeli. Adesso dovete portare avanti un punto piuttosto delicato ed è qui che dovete mostrare la vostra capacità angelica. L’Altissimo vi delega di informare i ragazzini sulla perenne lotta tra il bene e il male, soprattutto sulle varie sfumature che il male riveste. Ricordatevi che noi Arcangeli, Principi e Gerarchie siamo i tutor della vostra missione e che vi staremo accanto, con la Sapienza dell’Altissimo. Vi sosterremo in ogni necessità o difficoltà. I ragazzini non hanno nulla da temere, se si appoggiano a noi e al Divino. Queste mie parole vi bastino. Bene! Io ora devo andare, sono stato chiamato dai Cherubini, penso che ve la sappiate cavare benissimo».
Finito il suo discorso l’arcangelo si dileguò nell’oscurità.
Pensierosi e ammutoliti gli angeli rimasero con il naso in su a fissare il cielo, quindi, dopo un silenzioso reciproco scambio di sguardi seri ed intensi, volarono dai loro protetti. Violet tornò da Laura, si accostò al capezzale del letto e la guardò con dolcezza. La ragazzina dormiva beata con un lieve sorriso sulle labbra: le mani spuntavano da sotto il piumone con le palme chiuse rivolte verso il soffitto, i capelli bruni erano scompigliati sul cuscino, dove era accovacciato tranquillo il suo peluche preferito. L’angelo dispiaciuto le chiese mentalmente scusa per ciò che era successo. Accostò le dita evanescenti sulla fronte della piccola, e questa immediatamente sprigionò una luce chiarissima. Violet sorpreso ritrasse a sé la mano, ripristinando il buio intorno. I dubbi dell’angelo erano oramai certezze e per confrontarsi attirò Jasmine nella stanza con il pensiero. In meno di un secondo l’angelo si materializzò accanto a Violet e ascoltò con interesse il suo resoconto. «Ho la netta sensazione che d’ora in poi Laura avvertirà la nostra presenza molto più facilmente. Forse tutto questo si presterà a nostro vantaggio». Questo era già un meraviglioso traguardo e il via libera per l’avventura che stava per iniziare. Tuttavia, questa situazione riservava i suoi contro, giacché erano consci che i loro protetti, in tal modo, sarebbero stati maggiormente esposti alle insidie del male. Violet, sereno, si avvicinò alla finestra a contemplare il cielo. Era incantevole anche se leggermente annuvolato, con poche stelle, tutte note alle creature celesti. Dopo qualche secondo tutti gli altri angeli si raccolsero nella stanza di Laura. Una squadra di ali leggere vegliava su di lei.
Cecile Caravaglios
To be continued