Muriel – 13 Parole come Nuvole

Muriel – 13 Parole come Nuvole
  SECONDA PARTE – l’ESISTENZA DEL RESTO

Il sole al tramonto si dilettava con i suoi raggi ad improvvisare nel cielo sfumature rosse ed arancio, che davano alle nuvole l’apparenza di un gelato oramai liquefatto.

«Guarda Laura, il cielo sembra un frappè di fragola rovesciato», disse Carletto guardando in su. Il vento soffiava leggero e scompigliava i capelli dei ragazzini: «Sì hai ragione!», rispose Laura cercando di sistemarsi più comoda sotto il loro salice.

«È davvero fantastico … ma Laura?! Laura ti senti bene?», ripeté il bambino allarmato, vedendo la ragazzina con la testa riversa sulla spalla, come se stesse dormendo ad occhi aperti e avvicinandosi a lei la chiamò insistentemente. Laura sembrava in trance. «Jasmine, che sta succedendo? Che ha Laura, aiutami!».

«Non ti preoccupare Carletto, sta solo facendo un giretto per altri… lidi», rispose l’angelo ponendosi accanto a loro.

«Che cosa? Dov’è che sta girando?», strillò il bimbo, con un’occhiata a Laura, che manteneva lo sguardo perso e le braccia afflosciate lungo i fianchi.

«Dalle tempo, fidati!».

«Io non capisco!», disse perplesso il piccolo. Così restando ad aspettare chissà cosa, continuò a scrutare il viso inerme dell’amica e, quello sorridente dell’angelo, che sprigionava beatitudine da tutti i pori.

«Carletto sei qui?», s’inserì flebilmente Laura dopo un po’, mantenendo la stessa espressione e la stessa posizione.

«Certo che sono qui? Tu non so più dove sei! Come stai?», saltò per aria Carletto.

«Benissimo! Sono stata al mare con Violet», lo rassicurò Laura con gli occhi d’un tratto sfavillanti.

«Sì certo, hai avuto un malore e sei svenuta», obiettò deciso Carletto.

«No, no, sono stata proprio al mare», replicò Laura, tornata a sedersi con le ginocchia appoggiate al petto.

«Precisamente al Lido Tre Torri», precisò Violet, sbucando dal nulla.

«Te l’avevo detto che non era sbagliato parlare di lidi!», ribadì Jasmine, divertitissimo.

«Un dono acquisito da Violet!», cominciò a spiegare la ragazzina che, prima di andare oltre, chiese a Violet. «A lui lo posso dire, vero?».

«Certo, certo mia cara».

Laura spostò i capelli dal viso e guardando Carletto negli occhi gli disse a bassa voce: «Poiché ho acquisito il dono della navigazione oltre il corpo, poco fa ho viaggiato solo con la mia anima! Mentre tu vedevi un frappè tra le nuvole io sono stata avvolta da una pace immensa; poi ho visto noi due sotto il salice, ma dall’alto. Fluttuavo, leggerissima sopra di noi, e poi ho visto Violet accanto a me: mi ha guidato dove di solito vado al mare d’estate e lì ha trovato le parole per dirmi che io ora ho questo dono. Imbevuta di quel panorama paradisiaco mi sono rivista di nuovo al mio posto accanto a te. Non so quanto sia durato, potrei dire dieci secondi, ma anche molto di più. Semplicemente beata, torno a parlarti», concluse sdraiandosi, trascinando con sé un’eterea fragranza fiorita, mentre Violet asseriva con volteggi attorno ad un ramo. Fermo come un sasso restava invece Carletto, stordito dalla novità. «Mi state prendendo in giro», rilanciò, sentendosi fuori da tutto.

«In effetti potrebbe sembrare una cosa folle. Ma è tutto vero e aggiungo anche che Laura non è l’unica. Anche altri hanno questo dono, ma non tutti lo sanno. Lei ha il vantaggio di saperlo e quindi di capire quello che le accade», sostenne Jasmine.

«E non mi succedono solo esperienze bellissime come queste», aggiunse Laura con il viso serio, rimettendosi seduta. «Stamani ad esempio ne ho avuta una bruttissima a scuola, e poi…poi  è successa una cosa sconvolgente .Per questo di pomeriggio sono venuta qui, per trovare un po’di pace accanto al mio albero preferito. E qui ho trovato te.

«Davvero?!Che ti è successo stamattina», chiese Carletto, ulteriormente sbalordito.

«Ero appena entrata in palestra quando, all’improvviso, mi sono arrivate delle sensazioni avverse, come quando sei angosciato per qualcosa di brutto che sta per accadere…e infatti poi, se Violet non mi avesse avvertito del pericolo che stava crollando il quadro svedese e io non mi fossi buttata sulla professoressa per spostarla, sarebbe sicuramente avvenuta una tragedia. Il quadro è caduto a pochi passi da noi, è stato terribile … ».

«Sei un’eroina», si complimentò Carletto, che provava a rinunciare a tutte le sue obiezioni.

«Nooo, non è così! Semmai l’eroe è stato Violet. Il punto è che ho provato un’angoscia troppo forte, è una cosa che non mi piace, non voglio!», reagì appoggiando la schiena al fusto dell’albero.

«Hai parlato di questo a John?», le chiese speranzoso Carletto.

«Ci ho provato alla fine delle lezioni, ma poi è arrivato mio padre e il discorso è rimasto sospeso».

«Puoi farlo adesso», le suggerì soddisfatto il ragazzino, puntando il dito dietro di lei. Laura girò il capo e vide arrivare il ragazzo, che sorridendole, la raggiunse facendo il tratto mancante di corsa.

«Ciao Laura, è un po’ che ti cerco. Sono passato da casa tua e tua padre mi ha spedito qui. Oh, ciao Carletto, Violet, Jasmine … », disse chinando il capo ad ognuno. «Ora mi metto comodo qui accanto a te e non mi sposto per nessuna ragione al mondo. Che mi stavi dicendo stamattina? Ti ascolto, dimmi tutto». Per Laura fu una liberazione poter depositare nel  cuore di John entusiasmi e paure, anche se con parole affrettate e confuse. Di contro John, dopo una notte trascorsa a mettere insieme i pezzi di quella vicenda, nella quale, vuoi o non vuoi, erano stati catapultati, lanciò uno sguardo indagatore a Violet e con gli occhi a fessura intimò : «Più tardi desidero parlare con voi».

«Vuole parlare con voi», girò agli altri l’angelo.

«Soprattutto con te», insistette John.

«Ah! Soprattutto con me, ha detto!», incassò Violet, cercando di mimetizzarsi dietro le sue stesse ali, schierate in avanti. Il sole era scomparso dietro le cime degli alberi, le prime ombre della sera arrivarono prepotenti avvolgendo gradualmente tutto nell’oscurità. Laura e Carletto tornarono insieme a casa, ognuno con i suoi pensieri. Solo John rimase accovacciato ai piedi del salice, in compagnia degli esseri alati che, disciplinati, attendevano l’interrogatorio del ragazzo, già consapevoli delle domande che avrebbero sentito. In quella serata buia, non vi era neanche la luna a illuminare il nero manto del cielo, ma il viso di John era rischiarato dalla luce naturale che Jasmine, Camomile e Violet emanavano dalle loro essenze. Il quartier generale, si allargò subito con il sopraggiungere di Henry e Lavander, anche loro curiosi di sapere un po’ di cose. Angeli e fratelli giocarono a carte scoperte, gli uni confermando agli altri che le pagine lette di Contatti angelici erano valide per interpretare il nuovo stato di Laura, ma non bastevoli per comprendere fino in fondo. Fece il suo assolo quindi Violet, con una microlezione sui fatti avvenuti e quelli imminenti: « … Dentro di lei arrivano prima che agli altri il bene e il male, perché li percepisce distintamente dalla loro origine. Ecco perché in anticipo. Noi angeli siamo il bene. Il male è rappresentato da altro, che le sta attorno quanto noi. L’arcangelo aveva accennato a questo, rimanendo volutamente vago, perché Laura deve scoprire da sé che il male è altro dal bene, anche se a volte gli assomiglia, per farsi largo indisturbato. Lei ha il vantaggio di sapere che percepisce noi, gliel’ho detto io alle Tre Torri: il nome dalle sue paure dovrà scovarlo da sola, con le prove che dovrà affrontare. Il gioco è appena cominciato, nessuno di voi è escluso». A tanta spedita chiarezza corrispose il silenzio assoluto dei ragazzi, appesantito dal nero della notte, che sembrava avvolgerli nella coltre di una meditazione profonda. Anche gli angeli avevano azzerato i loro riflessi luminosi. Qualche minuto ed Henry attenuò gli effetti inquietanti di quell’atmosfera, alzandosi: si mise a camminare avanti e indietro, bisbigliando per l’incertezza, poi tirando fuori più voce, per uscire da quello stato angoscioso: «Non posso crederci, prima gli angeli ora i demoni. Non può essere vero, mi sembra di vivere in un libro leggendario, se lo sentissero i miei amici o i nostri genitori si farebbero quattro risate alle nostre spalle. La favola del bene e del male che noi pensavamo una farsa della chiesa per tenerci buoni è reale! Quindi esistono gli angeli, ed esistono perché sono qui davanti a noi. Esiste tutto il resto? Il paradiso, il purgatorio e l’inferno. Io mi sento male!». Gli angeli apprezzarono, da una parte, la prontezza del ragazzo, che era riuscito ad esprimere il senso di ciò che stavano vivendo, in tutte le sue reali sfumature, aprendo il varco al contesto concreto che li avrebbe coinvolti di lì a poco; ma capirono, dall’altra, che c’era bisogno di uno stop. Così, mentre John si metteva in piedi, incoraggiato dal fratello, Violet e Jasmine si dileguarono taciturni; Camomile e Lavander, invece, seguivano planando i loro protetti che, mani in tasca e cappucci abbassati sulla fronte, tornavano a casa.

Cecile Caravaglios

To be continued

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