Segni

Segni

“Madame? Ha qualcosa da darmi? Anche cinquanta centesimi.” Alla voce seguì il suono dei passi che l’avevano portata e preceduta, come per l’effetto di scambio che porta il lampo prima del tuono. Ne tornavano fulminei alla memoria due tre, come saltati, per slancio improvviso, da un nascondiglio, non visto, nascosto insieme a quella figura. Gli occhi ingranditi dalle lenti stavano in una montatura metallica sottile e senza moda, grigiastra come la radice dei capelli curati il più possibile col meno dato. Ma chiedere in quel modo, così inequivocabile e diretto, le aveva portato il dorso della mano sul volto, incerto se accompagnare la banda biondastra della ciocca spostatasi in avanti dietro l’orecchio, per arrotondare il gesto schermito. Sull’avambraccio esposto tratti come astine elementari, rivoli irregolari, visibili a caso.  “Glieli poggio lì”. “Grazie”, e raccolse su un ripiano metallico le monetine negate di default, lasciate mentre gli occhi disincantati guardavano l’aria e non si accorgevano del deposito ripensato. Si voltò, infilandosi nello store alle spalle, come se tutto iniziasse lì.

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Cristina Picciotto

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