C’era una volta Mondello – Prima parte
C’era una volta la villeggiatura…
Noi bambini degli anni 70’ attendevamo la fine della scuola, poi qualcuno
si occupava di rimettere in sesto la casa di Mondello che ancora odorava
di muffa e polvere e avveniva il faticosissimo trasloco.
Tutto era programmato con cura e largo anticipo, si predisponeva la casa
di città a tre mesi di solitudine, si ricoprivano i mobili, si spostavano le
piante sul pianerottolo, si metteva tutto al sicuro e ci si avviava verso la
vacanza, muniti di costumi nuovi e attrezzature varie e certi di
allontanarci per un lungo periodo di tempo dai ritmi, gli odori e
l’atmosfera invernale della città.
Spesso le case di Mondello appartenevano ai nonni, quindi ci si ritrovava
con zii e cugini in convivenze rumorose, contrastate e spesso
catastrofiche, ma questi erano i problemi dei grandi, noi ci limitavano a
respirare quella confusione e fare in modo di renderla talvolta ancora più
ingestibile e soffocante.
Ricordo la gioia golosa di intravedere al risveglio, sul tavolo della cucina la
carta di Caflisch, avvolgeva cornetti croccanti e profumati, era il bar di
Valdesi per eccellenza e vantava specialità che in molti ancora
rimpiangiamo, come la Casetta svizzera, una squisitezza colorata e
dolcissima, o la torta al caffè o l’inimitabile Savoia. Era un posto che offriva
un’eleganza antica sia nell’arredo che nel servizio, pur non ostentando
lusso. C’erano uomini maturi in abito chiaro che trascorrevano buona
parte della mattinata a conversare attorno ai tavolini di vimini del
giardino all’ombra ristoratrice del ficus.
Ai miei tempi i bambini facevano colazione e correvano in spiaggia dove
attendevano con impazienza e frenesia crescente l’ora del bagno, allora
si digeriva, ora non si usa più, il transito della colazione nello stomaco
forse è più veloce, o internet ha fatto la sua parte, o i genitori non vogliono
più spiegare ai bambini lamentosi quale pericolo reale corrano o
preferiscono affidarsi a teorie più moderne e comode. Soltanto mia figlia
resta ad aspettare la digestione, deridendo le teorie superate di quel
quadro antico di sua madre!
La spiaggia alle nove del mattino era appena stata ripulita e la sabbia era
spianata e chiara, cominciavano così ad aprirsi i lucchetti delle capanne e
la vita del cortile prendeva vita. Ricordo la vicina di capanna, una nonna
con tanti nipoti e la figlia che arrivava stanca dal Viale dei Pioppi per aver
preparato caponata e manicaretti estivi di ogni sorta. La mattina scivolava
tra bagni, castelli di sabbia e chiacchiere femminili, quelle maschili erano i
commenti dei quotidiani che gli uomini si scambiavano all’ombra dei
terrazzini.
Ogni tanto affittavamo il pedalò dal quale mio padre testava, lanciandoci
in mare e ridendo, la nostra capacità di sopravvivenza; una volta lo fece
anche con mia madre che perse il costume in mare proprio quando si
stava per avvicinare un suo ignaro collega a bordo di altro natante con
famiglia!!
La cantilena che imperversava tra i cortili era: aranciata, birra, coca
colaaaaa!! Negli anni è stata via via modificata assumendo sfumature
diverse, a volte originali, a volte volgari.
L’ambulante più conosciuto era lo stesso che vendeva bibite e gelati
all’interno dell’arena “La Sirenetta”. Soltanto da grande ho riflettuto sui
ritmi di lavoro suoi e della moglie che lo aiutava, tutto il giorno in spiaggia
sotto il sole cocente camminando sulla sabbia bollente e la sera due
spettacoli all’arena per tre mesi consecutivi!!
Per i bambini più piccoli e inappetenti era stato previsto un contenitore
con gli attuppatieddi cu sucu che la madre o la bambinaia tentava di far
ingurgitare dopo il bagno, ma spesso la pasta veniva riversata in ogni
dove e i bambini diventavano un impasto unico di salsa e sabbia.
Alle 12.30 nel più bello del divertimento suonava la campanella del
rientro, noi cercavamo di opporci con forza, mettendo in campo angherie
e ricatti di ogni tipo, ma mia madre implacabile ci trascinava via.
Solo un pensiero ci consolava: il vecchietto! Era un uomo anziano che
esponeva sulla panchina del lungomare giocattolini, caramelle,
macchinine, bambole.
Oggi sarebbero tutti cinesi e tossici, allora non ci interessavamo della
provenienza o sicurezza, ingoiare un pezzo di plastica era doveroso
quando si caricava una pistola ad acqua.
La sosta e l’acquisto erano obbligatori, lo scontrino mai!!
To be continued