Il conto
Quanto sarebbe? Ottanta. E quanto viene a testa? Bo, mi pare ventotto. Se mettiamo ventotto ciascuno lasciamo quattro di mancia. Più o meno. Tu quanto hai. Io quaranta. Tu? Io pure. Io cinquanta. E come si fa? Tu metti venti anzi quaranta, oppure tu metti cinquanta io ti do venti e lui mette quaranta. Arriva il resto e si divide. Lei mette cinquanta noi venti e il resto se lo prende lei ma restano dodici. Io ho pure cinque a parte i venti. Ah bene, metti i cinque, anzi no. Anzi si. No, non facciamo nulla lo stesso. Aspetta, facciano così! prendetevi tutto e ci penso io con la carta! E perché? Ho vinto una causetta! E che vuol dire? Nooo, no! Si divide. Dunque, io metto venti, tu pure venti e lei cinquanta. Il resto lo porta in monete. Ok? Seeee, tirissisee. “Siamo pronti al tav. 11. Prenda tutto ma porti il resto in monete, mi raccomando!”. “Prego, una scatolina piena di monetine, manco li abbiamo contati, però abbiamo fatto come ci avete chiesto”. “Ahhh! Ma sono centesimi! Il resto in centesimi! Noooo! In monete, non centesimi!”. “Ahh, vabbeee, ci penso io. Lei non mi aveva chiarito questo passaggio. Allora avrei preparato per lei un’altra scatolina. Destra o sinistra? Scelga lei, dentro c’è il resto”. “Ok, scelgo la sinistra, no la destra. Sinistra, destra. Questa!” Ok, grazie. Bisogna dargli uno schiaffo morale, ha portato il resto a monete da un euro e prima in centesimi! Tu prendi due. Tu metti i cinque. Io mi prendo il resto… cinque li lasciamo di mancia così impara! Un casino! Abbiamo fatto il classico. Mi piaceva assai la matematica… Ma tu alla fine quanto ti sei presa? Tantissimo!
Fulvio Tuttolomondo