Muriel 17- Il cuore rubato

Muriel 17- Il cuore rubato

Jasmine, amareggiato per le parole di Carletto, si dileguò per rifugiarsi nella penombra di quella serata, rischiarata appena dalla luna. Sconsolato, raggiunse Violet, appollaiato sopra un abete che, con i suoi rami lunghi e folti, solleticava la finestra della cameretta di Laura. Anche lui immerso nei suoi pensieri, meditava intorno al caso dell’orchidea, riaperto dalla sua protetta. Tuttavia il giallo pallido dell’aureola dell’amico gli comunicò, secondo la segnaletica spirituale, che c’era bisogno di una parola di conforto.

«Non ti preoccupare Jasmine, vedrai che Carletto ti chiamerà presto, lui è molto affezionato a te», ruppe il silenzio Violet, con lo sguardo ancora perso nel vuoto.

«Sì, ma quando? Io già ne sento la mancanza, lui invece niente», osservò Jasmine, sceso qualche ramo più sotto.

«Vedrai, presto!», ribatté Violet, con aria sempre più assente.

«Violet, ma a che stai pensando, perché sei così distratto?», lo scosse Jasmine, librandosi accanto a lui.

«Tu sai quanto noi custodi siamo vicini ai nostri protetti, come siamo sensibili a ciò che dicono o pensano e come percepiamo le loro preoccupazioni, le ansie, le paure», gli menzionò Violet, guardando verso la finestra di Laura.

«Certo che lo so, sono cose in dotazione alla nostra natura spirituale, anche se, per la verità, oggi non mi aspettavo per niente il richiamo di Carletto».

«Forse perché la sua è stata un’esplosione di rabbia, non tanto con te, ma quanto con Laura. E poi non mi prendere in giro, sapevi benissimo che Carletto era irritato, ammettilo … hai fatto un po’ di scena!», scherzò Violet, tirandogli delicatamente una piuma dell’ala.

«Beh … forse sì, un po’!», riconobbe Jasmine, mandando in tilt i colori dell’aureola.

«Salve, eccoci qui!».

«Oh! Guarda chi è venuto a farci compagnia», osservò Jasmine sorridendo a Lavander e Camomile.

«E ci sono anch’io!», esclamò una voce dal ramo accanto.

«Oh! Anche tu qui, Roselin?», disse Violet, stupito dell’arrivo degli altri angeli.

«Bene, ora che siamo tutti, puoi dirci, Violet, che cosa ti preoccupa?», chiese Jasmine, mentre si posizionava insieme ai nuovi arrivati su un unico ramo.

«Laura e il ritrovamento di quell’insolita orchidea!», rispose lusingato dall’attenzione l’angelo, sofficemente adagiato sulle foglie antistanti ai compagni angeli.

«Ancora non capiamo!»,esclamò, divaricando braccia ed ali Camomile.

«Da quando Laura ha parlato delle brutte sensazioni che avverte appena si avvicina all’orchidea, non mi levo dalla mente un’antica leggenda ben conosciuta nel nostro mondo».

« Anch’io ci ho pensato, non tanto per le brutte sensazioni di Laura, ma tanto per la stranezza dell’orchidea, per la sua bellezza e il suo inebriante profumo! Sarei curioso di conoscere la leggenda nella sua interezza e… non so proprio che abbia in mente l’Altissimo»,rispose Roselin.

« Non mi dire che è la leggenda del cuore rubato e conservato per millenni!», esordì Lavander, inclinando il capo per guardare i suoi interlocutori.

«Sì, penso di averne sentito parlare anch’io», si aggiunse pensieroso Camomile

«Se è come dite, che c’entra Laura in tutto questo? Come mai l’orchidea è arrivata fino a lei? Mi chiedo che grande progetto ha l’Altissimo per questa bambina. Fin dall’inizio avevo capito che era una missione speciale, ma non così pericolosa… non immaginavo tanto!», incalzò Jasmine.

«La leggenda del cuore rubato … in effetti, se dovessimo fare riferimento al comportamento e all’espressione dell’arcangelo Raffaele, quando si è accorto dell’orchidea, questa tesi potrebbe corrispondere a verità», arguì Roselin.

«E allora, se gli arcangeli ci sono dentro, contattiamoli subito! Chi meglio di loro potrebbe dirci qualcosa?!», si adoperò Lavander.

«Ottima idea!», approvò Violet.

All’improvviso, in un punto lontano del cielo, apparvero tre gloriose luci splendide e scintillanti, in rapido avvicinamento. Poi si realizzò la magnifica visione dei tre esseri più belli e maestosi mai esistiti. Era questo ciò che pensava Laura, osservando lo scenario notturno dai vetri della finestra della sua cameretta. La ragazzina aveva sentito poco prima il bisbiglio degli angeli che chiacchieravano e si era avvicinata alla tenda per ascoltare più da vicino, non era il caso di andare a dormire, mentre fuori si svolgeva quell’interessante comizio angelico. Capì presto di cosa stessero parlando, ormai era sensibile a situazioni del genere, e non perse tempo ad aprire uno spiraglio e sedersi per terra, sperando di non essere vista, con le spalle appoggiate al muro: vide subito proiettarsi davanti a lei un alone dorato, che dalla parete di fronte scivolava come un lago fosforescente sul pavimento. Col fiato sospeso sentì da fuori una voce sconosciuta, calda e severa, salutare gli angioletti con un carezzevole «Eccoci». «Buonasera arcangelo Michele, anche a te, arcangelo Gabriele … e a te, arcangelo Raffaele!», fu la risposta unanime degli angeli. Quindi erano arrivati gli arcangeli! Ma che stava succedendo? Laura si rialzò, cercando un leggero scudo nella sporgenza dello stipite, per osservare quell’insolita riunione celeste che la riguardava proprio vicino casa sua. Scolpite e maestose, le figure degli arcangeli superavano ogni immaginazione nella loro potente bellezza. Riconoscere subito Raffaele, quasi rovente nella sua tunica porpora, le diede il coraggio di restare ad ammirare e identificare gli altri due: quello più alto, con la grossa spada alla cintura, doveva essere Michele e Gabriele quella presenza nobile, con il giglio bianco fra le mani. Persa qualche attimo in quella meraviglia, si ridestò abbassandosi di scatto sotto la finestra, poiché ebbe la sensazione di essere stata vista. Non si mosse, trattenendo il respiro. Si aspettava da un minuto all’altro di essere chiamata, di avere la stanza invasa da quelle entità ed essere trovata lì come una spia, con il cuore che le andava a mille. Sentirli parlare le diede la certezza che nessuno si era accorto di lei: non c’era più motivo di avere paura, poteva rilassarsi e tornare a sintonizzarsi sul loro ascolto.

«Cari angeli miei, saprete già il motivo della nostra visita, giacché, anche da parte vostra, c’era il bisogno di comunicare con noi», disse Gabriele, con tutta la sua grazia.

«Sì mio arcangelo, io ti sono grato per aver ascoltato il mio invito. Avevo bisogno di essere illuminato circa un delicato argomento, sollevato dalla mia protetta, che tu conosci benissimo», disse Violet risoluto. La curiosità di Laura saliva alle stelle.

«Riguarda il ritrovamento da parte di Laura di uno strano e bellissimo fiore in una biblioteca: un’orchidea rosa».

«Voi avete già una vostra idea, in merito, lo sappiamo. Ce ne volete parlare?», intervenne Michele.

«Noi pensiamo che si tratti della leggenda del cuore rubato all’angelo superbo, tramutato in fiore dall’Altissimo e poi nascosto nei secoli!», rispose Roselin, subito eletto portavoce dagli sguardi degli altri.

Gli arcangeli si guardarono tra di loro muti e pensierosi, per poi tornare a rivolgere occhi intensi agli angioletti che, immediatamente, si pentirono di aver pensato a quella leggenda. Roselin aveva le ali appiattite contro i fianchi e le manine intrecciate in preghiera. Gli altri angioletti rimasero con il fiato sospeso, pensando che forse avevano osato troppo. Laura, dal suo cantuccio, tifava per loro in attesa della risposta.

«Sapevo che un giorno l’orchidea sarebbe stata ritrovata, ma non mi sarei mai immaginato che a ritrovarla sarebbe stata una ragazzina, anche se ora tutti i tasselli coincidono», rispose Michele, quasi riflettendo fra sé e sé.

«Che vuoi dire, arcangelo?», chiese Violet.

«Solo che l’Altissimo ha dei progetti che sono celati a tutti, anche a noi e che poi si svelano, in tutta la loro grandezza!».

«Michele, dovresti raccontare tutta la storia, in modo che gli angeli possano muoversi, nei confronti dei ragazzi, con consapevolezza», aggiunse con una calorosa esortazione Gabriele.

«Sì, sono d’accordo, dobbiamo essere tutti uniti. Sappiamo che il gioco è pericoloso», asserì Raffaele. Ci fu un attimo di silenzio. I custodi si guardarono attoniti e, nel suo cantuccio, Laura ebbe un fremito. Poi San Michele si accomodò sul ramo dell’albero e, continuando a fissare il cielo stellato, iniziò a parlare.

«Avete accennato a una leggenda che dalle nostre parti è molto conosciuta. La cosiddetta leggenda del cuore rubato. Bene, questa non è altro che la millenaria storia del bene le del male che si ripresenta ancora oggi. Come voi già sapete ha inizio nella notte dei tempi, quando nel mondo spirituale scoppiò una furiosa battaglia tra gli angeli, a causa della superbia dell’angelo privilegiato dall’Altissimo, Lucifero. L’angelo era magnifico, era il principe di tutto il coro angelico e L’Altissimo lo amava moltissimo. Eravamo come fratelli io, lui, Gabriele, Raffaele e gli altri. Tutti unanimi nel servire l’Altissimo e il creato. Un giorno, però, il Principe cominciò a opporsi alla potenza dell’Altissimo e cercò di trascinare il maggior numero di angeli, a ribellarsi al proprio Creatore, con l’insinuazione di essere Signore di un potere immenso, che non voleva condividere con nessuno. Dispose un esercito di traditori e scoppiò un terribile scontro fra i ribelli e noi, rimasti fedeli all’Altissimo. Fu un combattimento spaventoso, in nome del tanto Amore ricevuto e tradito. Con tutto il vigore che avevo, li ho guidati nella lotta al grido di “Nessuno è più grande di Dio”, li abbiamo trascinati fuori dalle porte del cielo e precipitati nelle profondità dell’inferno». L’Arcangelo Michele si ammutolì e, con gli occhi tristi e fissi nel vuoto, sospirò. Gli angioletti rimasero in silenzio, avevano il viso contrito. Nessuno osava muoversi, quell’angoscioso ricordo fecce breccia nel cuore di tutti, riportandoli indietro nel tempo.

Rannicchiata sotto la finestra, con le braccia attorno alle gambe, Laura tremò, aveva paura e l’impulso era di affacciarsi alla finestra e chiamare Violet, ciò nonostante strinse i denti e rimase immobile. Violet percepì il suo stato d’animo e capì cosa stava combinando la sua protetta. Avrebbe voluto congedarsi dal gruppo e raggiungerla, tuttavia fece finta di niente e aspettò che San Michele ricominciasse a parlare. Non aveva intenzione di perdersi il punto culminante del racconto.

L’Arcangelo, ridestatosi dai suoi pensieri, continuò «Prima di precipitare negli abissi della terra, l’Angelo ribelle si strappò il cuore e lo buttò ai miei piedi».

Queste parole fecero rimanere interdetti gli Angioletti e resero audace Jasmine,«Si strappò il cuore? Non gliel’avevano rubato? E poi perchè?».

San Michele sorrise di quell’affermazione, autentica e amara nello stesso tempo, e rispose con dolcezza.

« Hai ragione, la leggenda narra che l’Angelo superbo, prima di essere precipitato nell’abisso, fosse stato privato del cuore dall’Altissimo in persona, ma nella realtà i fatti andarono diversamente», lo rassicurò inarcando le sopracciglia Michele, mentre gli altri, Laura inclusa, erano ormai rapiti dalle sue parole. «Lucifero si strappò il cuore, poiché questo indicava l’amore che L’Altissimo aveva per lui.  La sua superbia non gli permetteva di accettare più nessun dono da chi lo stava declassando. Era fermamente convinto di essere al medesimo livello dell’Altissimo e quindi, in breve tempo, avrebbe costituito un regno più grande e potente di quello esistente in cielo. Una volta toltosi il cuore, si accorse che lui era diventato un mostro orribile, dalla forma di drago, incapace di amare e di provare qualsiasi nobile sentimento. Da quella presa di coscienza tentò ogni strada per rimpossessarsi del proprio cuore». 

Sempre più stupiti, gli angioletti si andavano infervorando. Quella era una notizia shock. Chi avrebbe mai pensato che Lucifero fosse alla ricerca del suo stesso cuore?

«Quindi il dragone si è pentito di quello che ha fatto?», chiese Lavander.

«Assolutamente no. L’unica cosa che lo induce da sempre a cercare, così disperatamente, il suo cuore è la convinzione che questo gli possa permettere di tornare il magnifico principe di prima.  Egli crede di potersi riprendere così la sua forza … e forse anche la serenità che non ha più». Laura inghiottì e iniziò a sudare freddo, nonostante ciò rimase al suo posto, ad ascoltare.«Lucifero si accorse, soprattutto, di aver perso qualcosa di fondamentale per il suo terrificante progetto, l’unica cosa che lo univa all’uomo, che poteva avvicinarlo a lui, per capire realmente come si mettessero in azione i suoi sentimenti. In una parola si accorse che, togliendosi il cuore, aveva distrutto quell’unica possibilità che realmente gli avrebbe permesso di ammaliare e insidiare l’uomo e strapparlo al regno, cui l’Altissimo lo aveva predestinato»

«È orribile!».

«Quindi cos’è successo al cuore di Lucifero?», chiese Camomile impaziente.

«Dopo la caduta di Lucifero, lo raccolsi e lo consegnai all’Altissimo, che rimase profondamente rattristato. Lo prese con Amore e mi chiese di nasconderlo in un luogo segretissimo ed io così feci».

«Pertanto hai nascosto il fiore in mezzo a quel libro?», domandò Jasmine.

«Ma che dici Jasmine, i libri esistono da poco, in confronto alla storia dell’eternità», disse sarcastico Lavander.

«Dapprima lo affidai ai Principati che lo tennero custodito, per molti anni, sotto il loro potere».

«Scusa se interrompo, ma perché proprio ai Principati e non ai Serafini che sono più vicino all’Altissimo?», obiettò timidamente Violet, alzando la mano in segno di rispetto.

«Perché i Principati si occupano di conservare i legami tra le creature e il Creatore … e il cuore è ciò che rende umano lo Spirito.  Tuttavia quando gli attacchi repentini del nemico contro di noi si fecero sempre più pressanti, pensai di cambiare nascondiglio. Dopo averlo celato sotto forma di un’orchidea,lo nascosi fra altri mille fiori, in un paese meraviglioso e senza nome sulla terra. Il nemico capì che il suo cuore non era più nel nostro mondo, così mandò i sui seguaci alla sua ricerca sulla terra. L’unica cosa da fare era cambiare il posto del nascondiglio spesso, tenendolo sempre sotto stretta sorveglianza. L’orchidea, per questo motivo, fu considerata da migliaia di uomini come un gioiello, per il suo colore e il suo profumo, sempre fresco. Passò tra le mani di re e regine, cavalieri e avventurieri. Poi, viste le varie guerre, le pestilenze scatenate dal nemico sempre più furioso, si nascose l’orchidea in un posto incolume, dove Lucifero sarebbe arrivato con difficoltà estrema».

«E qual era questo posto?», proruppe Violet.

«L’antica biblioteca di un monastero, dove nessuno avrebbe trovato il fiore, almeno per un bel po’», prese la parola Gabriele, sorridendo alla curiosità degli angioletti che si rincorrevano con domande da detective

«Doveva essere un libro poco letto o comunque poco sfogliato e consultato. Pensai all’Opus Angelorum, dimenticato subito dopo essere stato scritto, proprio grazie all’azione del nemico. Lucifero, infatti, ha sempre cercato di occultare l’esistenza del mondo spirituale, per evitare che si diffondesse la potenza protettiva e operativa degli angeli, una volta invocati dall’uomo», proseguì Michele.

«Non capisco quali siano i collegamenti con il libro!», chiese Camomile.

«Semplice, il nemico non vuole che si creda negli angeli, quindi, da sempre cerca il modo di far screditare tutto ciò che tratti di loro e del loro valore, inclusi i libri», si alternò Gabriele.

«E come fa ad allontanare l’umanità da determinati tipi di argomenti trattati nei libri? Come riesce a non far leggere i libri?», chiese Roselin.

«Portando le persone a non credere nelle entità invisibili e quindi a considerare frutto della fantasia quello che li riguarda: pertanto non leggono nulla su certi temi, non s’informano, li tralasciano».

«Riepilogando, quindi, il nemico cerca il proprio cuore e se la prende con gli uomini, perché non lo trova?», dedusse a suo modo Violet.

«No, non precisamente, perché lo scopo del nemico è ingannare gli uomini per appropriarsi delle loro anime. Egli vuole formare il regno tanto agognato fin dall’eternità. La riappropriazione del proprio cuore, per Lucifero, è solo un mezzo in più per ingannare l’umanità», precisò Raffaele.

Per un paio di minuti tutti si ammutolirono, Violet sembrò inquieto e propenso ad andare da Laura; poi, alla loro sinistra, una vocina tremante mormorò: «Perché l’ho trovato proprio io? Che cosa vogliono da me?». Gli angeli si girarono verso la finestra, dove Laura, impaurita e in lacrime, stava affacciata. Il suo viso bianco contrastava con il buio della notte, ma evocava la delicatezza spirituale di quel serrato dialogo sul cuore e sui cuori.

«Buonasera Laura, finalmente hai preso coraggio e ti sei fatta viva!», l’accolse sorridente Raffaele.

«Che vu … oi dire?», replicò Laura, ora con le guance rosse per l’emozione.

«Solo che pensavo ti mostrassi prima!».

«Sapevi che ascoltavo?».

«Piccola mia, siamo angeli … anzi arcangeli, quindi è naturale che abbiamo percepito la tua presenza», le chiarì Gabriele sorridendo dolcemente con gli altri due.

«Perché non mi avete detto niente?», protestò Laura con le mani sul viso per l’imbarazzo.

«Perché abbiamo pensato che forse saremmo stati più liberi di esprimerci tra di noi, senza le vostre umane e impressionabili presenze». Laura si tolse lentamente le mani dal volto e disse risoluta agli arcangeli.

«Perché avete usato il plurale, qui ci sono solo io. O no?», e si girava per cercare qualcuno. Fu in quell’attimo che, da un cespuglio vicino, si sentì un leggero calpestio di foglie, un rumore simile al passaggio di qualche animale… e dei mormorii in sottofondo.

«John, sanno che siamo qui. Usciamo da questo nascondiglio e facciamoci vedere, oltretutto, sto diventando una cosa sola con questo cespuglio!», lamentò Henry.

«Va bene, esci prima tu?», rispose John.

«Sempre il solito coraggioso!». Con due tre movimenti, Henry si liberò delle foglie e fece qualche passo per farsi vedere da tutti: «Salve gente, bella serata! Sapete che, visti così, sembrate un albero di natale addobbato di angeli! Ahi, ma che ho detto? Scusate, di arcangeli, ahi! Ora basta John!».

«Buonasera a tutti, scusatelo il mio fratellino, non conosce le buone maniere», intervenne John, per bloccare il poco cortese saluto di Henry. «Ciao Lauretta, anche tu qui?», aggiunse, addolcendo il tono.

«Ciao», si limitò a ricambiare Laura, a cui la serata stava riservando non poche sorprese.

«Benvenuti amici, siamo contenti che ci siate anche voi e che … abbiate ascoltato tutto!», li salutò Gabriele.

«Per la verità, siamo qui fin dall’inizio: eravamo andati a buttare la spazzatura, quando da lontano fra gli alberi del giardino abbiamo scorto un bagliore. Immediatamente John ha proposto di avvicinarci, per vedere che stava succedendo, poiché temeva che Laura fosse in pericolo. Abbiamo, quindi, pensato di nasconderci per vedere di che si trattava… e sono apparsi anche i nostri angioletti che carini! D’altronde, dovevamo aspettarcelo che erano lì, perché c’eravamo noi! »,chiarificò, con la sua ironia di standard scozzese, il giovane Henry.

 «Sì, abbiamo sentito tutto e vorrei saperne di più sui vostri antagonisti», intervenne serio John.

«Ragazzi miei, dovete stare all’erta! Il nemico sa che il suo cuore è nelle mani di Laura.  Cercherà in tutti i modi di riprenderselo, attaccandovi con i suoi mille inganni! Non voglio spaventarvi, anche perché non dovete temere nulla, ma le brutte sensazioni che Laura percepisce non sono altro che la sua presenza diabolica», rispose chiaramente Michele con tutta  l’eleganza della sua voce. Laura scomparve da dietro le tende, per riapparire fulminea sulla porta di casa e poi di gran corsa fra le braccia di John.

«Come farà ad attaccarci?», disse il ragazzo, accarezzandole i capelli.

Il nemico sa aspettare, è paziente, non si arrende. Coglie lo spiraglio per infiltrarsi fra le debolezze umane. Calcola e assale insospettabile. Non dimenticate che è molto furbo», rispose deciso Gabriele.

«Cosa intendi per debolezza umana?», chiese Laura, sempre abbracciata a John.

«Lucifero gioca sui sentimenti, li esaspera, portando alla perdita dei punti di riferimento. Tutti i sentimenti sono porte di accesso», rispose Raffaele.

«Davvero? Come può fare una cosa del genere?», chiese Henry preoccupato.

«Per esempio, la tua paura in questo momento potrebbe essere uno di quegli accessi di cui parlavo. S’insinua nella tua anima, esaspera il sentimento e la paura diventa terrore, ossessione e degenera anche in situazioni senza ritorno», continuò Gabriele.

«Con tutti gli angeli che avete intorno, non avete motivo di temere!», disse prontamente Michele, vedendo i visi sconvolti dei ragazzi.

«Dove ci sono angeli non ci sono diavoli, perciò un qualsiasi attacco da parte loro è impensabile», aggiunse Raffaele.

«Quello che non capisco è perché non se lo riprende. Il cuore è in mano nostra da diversi giorni, come mai non ci riesce?», insistette John.

«Il cuore, una volta in possesso di qualcuno, non ha più una consistenza reale per chi non lo possiede, non è afferrabile. Quindi il cuore può essere solo donato, dato, nascosto o conservato da chi l’ha trovato. In questo caso, deve essere Laura in persona a ridarlo al suo proprietario. Lui, inoltre, non oserebbe mai schierarsi contro le forze angeliche, sa i rischi a cui andrebbe incontro e dietro di voi c’è un plotone di angeli, pronti a scendere in campo per difendervi».

«Certo che se mi avessero detto, tempo fa, che avrei dovuto avere a che fare con il diavolo, non ci avrei mai creduto», commentò Henry, sedendosi ai piedi dell’abete, poggiando la schiena sul tronco.

«Caro ragazzo mio, tutti hanno a che fare con il maligno perché lui è affamato di anime, vive di loro e cerca di conquistarne il più possibile, per toglierle al loro vero regno che è quello dell’Altissimo».

«Sì, ma non è giusto che si permetta questo: nessun uomo vorrebbe andare ad arricchire le file dell’inferno», si spazientì Laura.

«Certo, per chi crede nell’inferno e nel paradiso, è più facile scegliere, ma per chi non crede è un bel problema. Noi combattiamo, tutti i secondi, contro la cattiveria di Satana, soprattutto per strappare a lui i bambini, vittime degli adulti oramai in possesso del nefasto. Laura, non so se hai notato che, finché sei all’interno del tuo corpo, la presenza del nemico è limitata solo a delle brutte sensazioni, ma quando sei fuori dal tuo corpo le percezioni diventano concrete. Andando avanti le distinguerai, sempre più nitidamente, fino a vederle nella loro terrificante realtà».

Laura lo guardò incuriosita e staccandosi dall’amico disse: «Sì è vero, anche stasera in camera mia ho avuto la sensazione della vicinanza negativa di qualcuno, ma guardandomi intorno non sono riuscita a scorgere nessuno. Sull’autobus, invece, quando ero fuori da me, ho notato delle figure fosche, annebbiate. Non riuscivo a distinguerle, ma davano l’impressione di essere orribili».

Gli Arcangeli li fissarono senza dire una parola. Si guardarono tra di loro e  si congedarono con un inchino, promettendo loro un immediato ritorno. A rischiarare la notte, rimasero solo Violet, Lavender e Camomile che rimasero a vegliare sui loro protetti. Una folata di aria gelida carezzò i corpi intorpiditi dei ragazzi, riportandoli alla realtà. Era tardissimo e l’indomani c’era scuola e inoltre Laura, il giorno seguente, doveva essere accompagnata dal padre, sotto richiesta della professoressa di educazione fisica. Si strofinarono le mani fredde, in cerca di un po’ di calore, poi si alzarono e si salutarono a malincuore. Prima di dividersi, però, diedero uno sguardo ai loro angeli, per avere la sicurezza che questi li seguissero. Laura s’immise nel vialetto di casa e, prima di aprire il portone, si soffermò a osservare il cielo dove le stelle brillavano intense. Sorrise serena, abbassò lo sguardo, aprì la porta e scomparve dietro l’uscio, lasciando una luna che sorrideva, alta nel cielo

Cecile Caravaglios

To be continued

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