Muriel -16 Attori in prima fila

Muriel -16 Attori in prima fila
 

«Non può essere vero, stento a crederci, Carlo! Proprio stamattina mi aveva salutato dal bus, mentre mi dirigevo a lavoro, un tipo sempre sorridente. Sai Laura eravamo compagni alle scuole medie!»

Il Signor Loreto rimase molto scosso da ciò che la bambina le raccontò, e un brivido gli attraversò la schiena quando seppe dell’autista che era rimasto gravemente ferito: «Più tardi andrò a trovarlo in ospedale. Dimmi, ma i ragazzini sopra il bus come stanno. Ci sono stati feriti?». Laura, rispondeva in maniera robotica alle domande di preoccupata curiosità del padre, in realtà la sua mente era occupata dalle figure oscure percepite all’interno del bus. Non riusciva a liberarsene e ancora, l’immagine del viso risentito di  Carletto le si riproponeva insistentemente aumentando il senso di sconforto che le aveva invaso il cuore. Probabilmente, proprio per questo suo stato d’animo inquieto, decise di raccontare la sua avventura al padre solo all’ora di pranzo. Aveva stabilito di prendersi del tempo per decidere cosa raccontare e cosa no, preferendo fare regolarmente lezione piuttosto che passare dal pronto soccorso, come le avevano consigliato gli amici al suo risveglio. Del resto le ottime condizioni di salute rilevate dagli infermieri le avevano dato il lasciapassare per andare in classe, senza dover chiamare i genitori, come da prassi. Laura aveva accuratamente omesso la sua avventura da testimone diretto all’interno del bus, anzi nella sua versione salva segreti aveva premesso di non avere assistito a nulla, di aver saputo ogni cosa da Carletto, perché appena visto il bus rovesciato, aveva perso i sensi per un giramento di testa. Ripresa delicatamente dal padre, per non averlo avvisato subito, gli assicurò che se fosse svenuta di nuovo avrebbe preso la cosa sul serio, andando con lui dal dottore per una visita di controllo. «Scappo in ufficio! Però starei più tranquillo, se tu non restassi da sola! Chiedi a qualcuno dei tuoi amici di passare a farti compagnia!». «Buona idea, papà. Pensavo di andare io da Carletto». Effettivamente una cosa sola in quel momento le stava realmente a cuore, volere spiegare ai suoi amici di non preoccuparsi per ogni suo svenimento che sarebbe potuto avvenire in un futuro prossimo, questo era un inizio obbligato per il suo passaggio extra-corporale. Per essere convincente, poteva tirare in ballo il sogno trasmesso a tutti, facendo affidamento sulla presenza autorevole dell’arcangelo Raffaele, che proprio in quel sogno a tre dimensioni, aveva cercato di spiegare ai suoi amici, il dono particolare ereditato da Violet, palesemente con scarsi risultati. Fu così che Laura decise di convocare tutti i suoi amici .«Violet» sussurrò, sollevando la guancia dal tavolo, su cui si era sistemata con le braccia attorno al capo. «Eccomi» rispose l’angelo, sbucando puntuale dal nulla. Laura sorrise, felice di rivederlo stupendosi ancora di più per una seconda visita che con la sua maestosità fece sobbalzare Laura dalla sedia su cui aveva poltrito tutto il pomeriggio.

«Arcangelo Raffaele, anche tu qui!» esclamò Laura, sorpresa da quella visita inaspettata. Aveva passato tutta la mattina con lui, ma ora a guardarlo sembrava inavvicinabile, per la sua bellezza e perfezione.

La luce, la soavità della voce, la compostezza dello sguardo, non erano cose a cui si ci poteva abituare,

San Raffaele la guardò e le sfoderò un sorriso che imbambolò ancora di più la ragazzina.

«So che riesci a vedere i nostri antagonisti.»

«Si stamani, oltre te e gli angeli, ho visto macchie scure che man mano si andavano definendo in esseri mostruosi. Erano accanto ai ragazzini in pericolo, e contemporaneamente sono tornate quelle sensazioni angosciose già provate in palestra». «Aver sfiorato Violet comporta anche questo; vedrai che torneranno, ma tu non temere. Io ti si sono accanto sempre!», e scomparve schiudendo ali e luce.  Violet, che era rimasta in silenzio ad assistere senza intervenire, si fece avanti «Avvertiamo i ragazzi».

 «Sì, avverti tutti e sai che ti dico, falli venire qui verso le cinque». L’angelo annuì e, in un batter d’ali, scomparve dalla vista di Laura lasciandola sola con i suoi doveri da studentessa. Ma come poteva dedicarsi ad altri libri che non fossero quelli presi in biblioteca, quelli che le stavano rivoluzionando le giornate e le notti? Salita in camera, aprì Contatti angelici e non il quaderno a quadri, cercava lei, l’orchidea. Quel profumo irresistibile perdurava fra le pagine e finalmente tornarla a guardarla le dava pace, la incuriosiva, la tratteneva in una domanda grandissima e senza soluzione: chi sei davvero? A distoglierla solo il riaffiorare delle brutte sensazioni, che anche quel pomeriggio tornarono all’attacco. «Raffaele», disse con un tocco di disperazione.

«Ci sono».

«Oh, non chiedevo tanto! Ero qui … ».

«So tutto, agli angeli non sfugge niente, figurati agli arcangeli!».

«Suonano saranno i ragazzi, sono le cinque infatti! Puntuali come un orologio svizzero».

«Lascia pure il libro, qui resto io. Non ti preoccupare non lo porterò via, qui è nel posto giusto», e guardandola le sorrise. Laura ricambiò il sorriso.

«Vado, prima che il campanello s’incanti. Riconosco i modi di Andrea», disse aprendo la porta.

«Qualcuno deve pur suonare», ribatté l’amica, ridacchiando.

«Ciao Laura», si fece avanti Henry.

«Benvenuti, ragazzi, entrate!», li accolse Laura contenta. Carletto e John le passarono davanti accennando freddamente ad un saluto: a Laura sembrò che le si fermasse il cuore, tuttavia raccolse tutta la sua forza e mostrandosi accogliente invitò i ragazzi ad accomodarsi nel soggiorno. Ad aspettarli trovarono l’arcangelo Raffaele, seduto a proprio agio sulla poltroncina rossa, appartenuta una volta alla madre di Laura.

«Nessuno si era seduto lì dopo di lei», reagì a pugni stretti Laura, mentre i ragazzi dai loro posti fissavano pietrificati e sconvolti quella inimmaginabile presenza, maestosa e splendente.

«Ho un pass speciale, il suo».

«Ma … », con un nodo alla gola.

«Questa poltrona non le serve più, sono sue parole che mi ha chiesto di riportarti. Lei sta dove vuoi tu: se la vuoi accanto, o se vuoi stare da sola, lei ascolta il tuo cuore. Tutte le mamme sanno esserci e non esserci. Mentre tu vivi la tua vita, lei ti guarda, sta con te, sotto una dimensione diversa». Laura impallidì, a sentire quelle parole, e le lacrime le spuntarono dagli occhi, per la forte emozione.

Andrea, prontamente accorsale accanto, le prendeva una mano e la faceva sedere accanto a sé. L’arcangelo con tutta la sua eleganza, si alzò dirigendosi al centro della stanza, dove rivolse la sua attenzione ai ragazzi, rimasti a bocca aperta. «Ragazzi, siamo nel pieno di una storia tutta nuova. Le emozioni si rincorrono da quando ci siamo conosciuti. Ricordate? Di notte, nel sogno di Carletto, con Laura co-protagonista e voi spettatori? Prima che io prosegua, cercando di mettere in ordine i fatti, vorrei cedere la parola alla padrona di casa, che sente il bisogno di chiarire una cosa importante». Senza sollevare i calzari dal pavimento, Raffaele le lasciò la scena, spostandosi alla sinistra dei ragazzi. Laura prese il suo posto, sedendosi per terra, con le gambe accovacciate e la determinazione a fare chiarezza. «Io vi devo delle scuse poiché, in tutta questa situazione, non mi sono resa conto che vi ho lasciato al di fuori di molte mie esperienze personali. Ero convinta, forse per l’amicizia che ci lega, che anche voi ne foste a conoscenza … invece mi sto rendendo conto che voi non avete idea di cosa io faccia, quando sembra che svengo oppure quando passeggio nei sogni altrui. Mi è dispiaciuto molto vedervi stamattina così preoccupati per me. Mi dispiace molto! Ingenuamente ho pensato che voi capivate ciò che stava succedendo!».

«Appunto, come potevamo capirlo? Eri lì che non davi segni di vita, non ci ha avvertiti nessuno, neanche quel disoccupato di Jasmine, perché da oggi non sarà più il mio … », la interruppe con veemenza Carletto.

«Mi hai chiamato bambino mio?», lo coprì con la voce Jasmine, saltando fuori dal nulla con la sua solita aria disincantata.

«No! Non ti ho chiamato e non t’invocherò più, da oggi sei disoccupato».

«Perché dici così, non me lo merito!».

«Carletto, stai esagerando, Jasmine non ha nessuna colpa, lui non è obbligato a dirti nulla, soprattutto in situazioni delicate come quella di stamattina», intervenne serio Raffaele, tornato silenziosamente fra Laura e l’angelo in difficoltà.

«Perché? Lui è il mio custode e doveva avvertirmi che Laura non stava male, ma passeggiava felice intorno a noi che ci disperavamo».

«Questo ci dispiace, Laura non voleva certo questo! Ha però ricevuto una missione e deve portarla avanti insieme con voi. Siete stati tutti avvisati, soprattutto tu Carletto mio! Sei stato testimone di diversi avvenimenti e colloqui, che attestavano i doni acquisiti da Laura attraverso Violet», proseguì l’arcangelo determinato.

«Aspetta un attimo! Vuoi dire che tutto ciò che è successo era già stato programmato? Quindi anche l’incontro ravvicinato tra Laura e Violet?», osservò rabbioso Carletto, mettendosi in piedi.

«Questo è accaduto per caso, anche se il “caso” è sempre scritto da qualcuno più in alto di noi», rispose calmo l’arcangelo, sorridendo sotto i baffi per il temperamento audace del bambino. Carletto lo guardò stupito e tornò a sedersi.

L’arcangelo riprese quindi le fila del suo discorso iniziale e descrisse l’intervento di Laura, nella sua veste incorporea.

«Wow! Deve essere stato veramente interessante! Avrei voluto essere con voi dentro il bus, piuttosto che sfacchinare fuori al veicolo per cercare di sbloccare le porte, anche se alla fine le abbiamo sganciate », disse soddisfatto Henry.

«No, le ha spinte dall’interno Raffaele», rettificò Laura timidamente.

«Che vuoi dire, che noi ci siamo sfiancati per niente?», ribatté stizzito Henry.

«No, tutti siete stati preziosi!», lo rassicurò Raffaele.

«Uhm! La prossima volta guardo senza interferire», commentò Henry deluso.

«Smettila fratello, che oggi l’avevamo capito subito che c’era qualcosa di strano … fin da quando papà ha parlato del profumo di fiori che vi era all’interno della cabina! Ricordi?».

«Sì, è vero, per un paio di motivi l’abbiamo pensato che ci fosse il vostro zampino», cercò di rimediare alla sua reazione esagerata Henry.

«Ma mai ci saremmo immaginati che ci fosse stata anche Laura all’interno del veicolo: sai che ti dico Laura, la prossima volta che svieni ti lasciò lì dove ti trovi e vado altrove», intervenne Andrea come se si fosse svegliata da un profondo sonno.

«Brava Andrea, perfetto, è così che funziona. Voi dovete darvi da fare dove occorre, Laura lasciatela stare: lei ha sempre il suo angelo che la sorveglia, corpo e anima. Inoltre, quella di ieri è stata una prova di ciò che vi attende in futuro e dunque dovete sapervi giostrare in qualsiasi situazione vi troviate. Per far questo, non dovete dimenticare il ruolo assegnato ad ognuno di voi. Ora lascio la parola a Laura, che non aveva ancora finito».

«Beh! Ciò che vi devo dire riguarda il mio essere, quando sono fuori dal corpo … è sorprendente … sono leggerissima, posso attraversare la materia senza nessuna difficoltà … ho i sensi amplificati, ma contemporaneamente mi sembra che tutti i suoni, i rumori e le voci che arrivano dal mondo esterno siano ovattati. Per sentirli chiaramente, devo sintonizzarmi sul pensiero o la direzione di chi è principalmente coinvolto in quello che sta accadendo. Però, in determinate circostanze avverto delle brutte sensazioni, vedo … delle figure oscure, che non riesco a definire… quasi delle ombre». Qui Laura, che si era sciolta dopo una momentanea esitazione per le cose da dire, fece una breve pausa, distolta dalla paura che le mettevano le sue stesse parole. La mano dell’arcangelo appena sopra il suo capo e tornò il coraggio. «Tali figure, comunque, si dileguano al passaggio di un angelo, com’è accaduto oggi sul bus. Queste figure sono nemiche degli angeli … ».

«Che vuoi dire Laura, che tu vedi … i demoni?», esclamarono impauriti Henry e John.

«Io penso di sì!», e di nuovo l’arcangelo le sfiorò i capelli, annuendo ai ragazzi, per calmare gli animi di tutti. «Ascoltatemi. Non è da tutti vederli, ma ci sono e sono in eterna lotta con gli angeli: i guerrieri del male contro i guerrieri del bene. Attenzione, però! Non è neanche da tutti vedere gli angeli! Solo se si crede in noi, diventiamo visibili per quello che siamo,  gli  operai celesti del bene. Voi lo state sperimentando e Laura ha messo in atto il contagio del bene, invitando Elisa a credere nel suo angelo.  Penso che presto avrete … avremo … altri alleati».

«Raffaele, se  siamo della squadra, quali sono i nostri ruoli, quelli a cui facevi accenno poco fa?», intervenne Henry, che si era sentito sciogliere da qualsiasi perplessità.

«Solo l’Altissimo li conosce. Ma spetterà a voi essere vigili, gradualmente riconoscerli».

Laura intanto riconobbe sul tavolino dove erano disposte le fotografie il volume Contatti angelici e intuì che si era fatto un viaggetto dalla sua stanza fra le mani dell’arcangelo. Si mosse per prenderlo ed estrarre l’orchidea: subito ebbe strane sensazioni, ma non esitò a parlare, complice il silenzio in cui erano immersi i ragazzi dopo la risposta dell’arcangelo. «Ve la ricordate? La guardo, e le brutte sensazioni arrivano, anche adesso. Raffaele, che significa?».

«Laura tra poco rientra tuo padre dal lavoro e anch’io devo andare: con permesso», e con un battito d’ali sparì, lasciando la stanza semibuia.

Laura rimase col fiato sospeso, strabiliata come gli altri per quella fulminea uscita di scena.

«Penso che sappia molto sull’orchidea, ma forse a parere suo è presto per dirci qualcosa di più», commentò John; poi con uno scatto si alzò dal divano, si avvicinò a Laura e la baciò delicatamente sulla guancia, facendola diventare rosso fuoco.

«Scusami», le mormorò all’orecchio, «d’ora in poi ci sarò sempre! », e la baciò di nuovo.

Cecile Caravaglios

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