La lettre
Stanza Belle Époque. La guancia destra trova appoggio al pianto nell’incavo del gomito sinistro, adagiato sull’estremità angolare di una chaise longue madreperla e oro. Il cuscino stretto a sé col braccio libero, sul ventre, dove l’emozione nasconde il suo deposito. La guarda il pittore. Solleva il volto, naso e bocca assorbiti dal braccio, sposta il cuscino, ora flesso su stesso, impronta della figura di donna. Sul pendio dello schienale resta ferma la presa della mano sinistra su un foglio semiaperto in prossimità del petto. Femminile abbandono, raccolto lì, dov’è dolce sentirsi abbracciare, lungo il corso della vita, e fra i capelli appuntati, contrasto castano sul profilo di rosa. Nulla conta più, raccontano i drappi discinti, le ciocche esposte al respiro sopito. La ferma così. In ascolto, delle parole ultime, della voce che innamora, abbandona, ferisce. La desidera ancora, orma carminia di un bacio sull’orecchio scoperto. Henry Somm, a marzo, per la femminilità di ogni epoca.