Muriel – 23 Un dono per John

Muriel – 23 Un dono per John

Quando Laura rientrò in casa e quindi nel suo corpo, erano circa le cinque del pomeriggio.  Ancora molto spossata scese al piano di sotto e, dopo aver mangiato un frutto, si sdraiò sul divano del soggiorno, lasciando penzolare le gambe da uno dei braccioli. Rimase in quella posizione per un lasso di tempo indefinito nel quale pensò di avvisare John del suo rientro dalla missione extra-corporale e soprattutto delle scoperte fatte. Ma la stanchezza la fece indugiare sul da farsi e di conseguenza rimase ancora un po’ sul divano a ponderare i propositi discordanti che le passavano per la testa. Soprafatta dalla fatica, il suo dilemma era se fare chiamare John da Violet o andarlo a trovare a casa considerato lo splendido pomeriggio assolato, ideale per una bella passeggiata. Dopo aver temporeggiato per un po’ sul da farsi, diede un’altra occhiata all’orologio e scelse di uscire e andare a trovare l’amico a casa. Si pettinò, scese le scale, indossò il giubbotto e si mise in tasca le chiavi di casa, ma nell’attimo che stava per aprire il portoncino dell’entrata sentì suonare il campanello. Ignara di chi potesse essere, guardò dall’occhiello della porta e con suo stupore scorse il ragazzo che le sorrideva dall’altro lato del portone. All’istante aprì e con un sorriso a 35 denti lo salutò «Ciao! Stavo proprio passando dalle tue parti per dirti che tutto è andato bene», disse Laura avvicinandosi a John e baciandolo sulla guancia, scrollandosi definitivamente l’inerzia di dosso.

«Sono arrivato prima io», le fece notare, ricambiando il bacio.

«Ma come sapevi che io ero rientrata?», chiese Laura blandamente sospettosa.

«Ho chiesto a Camomile di tenermi aggiornato in tempo reale», rispose John seraficamente, azzerando le possibilità di Laura di fargli un racconto ricco e sorprendente sul ritrovamento del quarto di quadro. La bambina avrebbe voluto strozzare Camomile per la soffiata, ma contenne la rabbia proponendo all’amico di fare due passi, anziché starsene imbambolati sul pianerottolo. Così i due ragazzi attraversarono il parco scherzando fra di loro, finché John, ritrovando un minimo di serietà, le chiese con visibile impazienza: «E allora, com’è andata a finire l’ispezione di stamattina, trovato qualcosa?».

«Scusa, ma non avevi detto di essere informatissimo sulla nostra missione?», replicò Laura, sbigottita da quella affermazione che la lascio confusa.

«Sì, ma non so cosa abbiate combinato, Camomile non mi ha voluto anticipare nulla per non toglierti il piacere di svelarmi tu stessa gli avvenimenti. Quindi sto ancora aspettando di sapere», sottolineò il ragazzo improvvisando un mezzo giro davanti a lei per bloccarle il passo. Laura presa da un dolce e percettibile mix di emozioni che la immersero nel pallone, lo guardava e dispiacendosi per la stizza provata verso l’angelo, si scoprì invece ben felice di voler strozzare l’amico che l’aveva presa in giro. Rimase per un istante a fissarlo, il tempo debito per far prevalere la ragione sull’istinto e ricomponendosi interiormente,  disse: «Quindi non sai che abbiamo trovato un quarto del quadro?».

«Ma che dici? Questa è una notizia grandiosa!», esultò per lo stupore, frenandosi subito, «aspetta … che hai detto? Avete trovato una tela? Vuoi dire che il quadro è diviso? Sono proprio un deficiente», dedusse dandosi un colpo in testa.

«Non farti del male, capisco che per prenderti gioco di me inventi di tutto, ma non c’è bisogno che ora ti autopunisci picchiandoti. Sì, abbiamo trovato una delle quattro tele, precisamente quella raffigurante la tentazione dell’uomo. È evidente che il quadro è stato diviso da qualcuno».

«Sono proprio un cretino e io che ho pensato che non poteva essere lo stesso … e … e invece faceva parte dello stesso dipinto», brontolava John, fermandosi accanto alle radici di un grosso albero al limite della cancellata.

«Ma che stai dicendo, di che parli?».

«Stamani, con la mappa, ho cercato di fare il giro di alcune stanze giù nello scantinato del mio istituto, ma senza nessun risultato. Risalendo le scale, ho sentito le voci della signora Germana e del bidello che stavano chiacchierando e mi sono appostato dietro il pilastro della scala per ascoltare. Parlavano di un dipinto trovato dalla signora Germana e che riproduceva una battaglia di angeli. Ho cercato allora di sbirciare, convinto che avessero fra le mani il nostro quadro, ma scorgendo solo una tela, ho lasciato perdere e me ne sono andato, convinto che quella non fosse roba nostra: il quadro che mi aspettavo doveva avere quattro dipinti uniti fra di loro. E invece era uno dei pezzi! Adesso dove l’avranno messo? Sono proprio un idiota!», e sconsolato scivolò sulla radice del vecchio olmo fino a ritrovarsi seduto sul terreno. Laura, ancora una volta, avrebbe volentieri infierito contro di lui, ma Violet la frenò sussurrandole: «Calma Laura, la signora Germana porta le tele in presidenza, perché come noi vuole ricostruire il dipinto, quindi inconsapevolmente fa il nostro gioco, facilitandoci la ricerca». Laura, ascoltò il suggerimento restando in silenzio; inspirò l’aria fresca del pomeriggio e si accovacciò accanto a John.

« Penso che non ci dobbiamo preoccupare più di tanto della tela finita nelle mani della signora Germana, poiché, come suggerisce Violet, è nelle mani giuste per noi! ».

John non riusciva a seguirla, anche perché all’oscuro delle dinamiche del rinvenimento del quadro. «Siamo tutti convinti che, visto che il preside va cercando il quadro come noi e non ha il minimo interesse di portarlo fuori da questa scuola, è inutile nascondere le varie tele che troviamo, così ci sarà più comodo analizzarlo in un luogo di facile accesso a tutti», cercò di chiarire Laura.

«Certo, tutto questo mi è difficile da capire, poiché di solito è nei luoghi isolati che si può agire indisturbati, poiché noi vogliamo agire indisturbati, giusto?», ribatté John scrutando Laura in viso.

«Ho pensato infatti che il luogo più indisturbato sia la presidenza, visto che non ci sta mai nessuno», lo rassicurò la ragazzina, portandosi i capelli su un lato della spalla.

«Sicuro, hai ragione e magari andrai tu con Violet e l’esercito spirituale e probabilmente anche di notte, visto che il nemico è più vigile, giusto?».

Laura lo guardò quasi illuminata e rispose: «Ottima idea!».

«Sai, non ne dubitavo e se il preside non lo volesse tenere a scuola, se lo volesse dare … e … se non venisse posto in presidenza?», insisteva con tono brusco John.

«Basta John, sei apocalittico, gli arcangeli ci hanno confermato che il quadro, per volontà del preside, dovrà rimanere nella scuola, quindi in un modo o nell’altro opereremo tutti per realizzare questo suo proposito. Naturalmente ognuno per i propri motivi, è ovvio», tagliò corto la ragazzina.

«Quindi: se si è ritrovato un quarto del quadro nel padiglione dell’arcangelo Gabriele della scuola primaria, se un altro l’ha scovato la signora Germana nel mio istituto, il padiglione dell’arcangelo Michele, allora forse le altre due tele sono negli altri due padiglioni?», ipotizzò John, tirando fuori dalla giacca la piantina della scuola per mostrala all’amica.

«Se ciò fosse vero, allora perché la signora Germana non ha trovato niente nelle sue ricerche all’interno dell’istituto dell’arcangelo Uriel?».

«Probabilmente perché non ha cercato bene o forse perché dobbiamo impegnarci noi in questa avventura!».

«È possibile che tu abbia ragione. E se invece la signora Germana, avesse trovato il quadro nel padiglione dell’Arcangelo Uriel e lo avesse solo trasportato nel tuo istituto, per farlo vedere al bidello?».

«Io penso che se l’avesse trovato realmente nell’istituto dell’arcangelo Uriel, la signora Germana l’avrebbe portato in presidenza, per prendersi i complimenti tanto ambiti e cercare di capire perché il quadro è spezzettato».

«Già! Questa è una bella domanda, perché il quadro è spezzettato?», chiese Laura, inoltrandosi in un altro rebus.

«Non è ho la più pallida idea. Dovremmo chiederlo al preside che lo ha fatto togliere, ma questo oramai è in pensione da diverso tempo. Perché non lo chiediamo direttamente a Raffaele?», la buttò lì per lì senza pensarci John.

«Eccomi ragazzi miei, stavo facendo due chiacchiere con il mio spirito affine, Uriel, quando ho sentito la vostra conversazione», esordì Raffaele, manifestandosi dal nulla e girandosi intorno alla ricerca di Uriel.

«Non lo sopporto questo vostro modo di apparire, senza preavviso», disse il giovane seccato, riparandosi gli occhi dalla luce accecante.

«Scusami, ma quando ci presentiamo non valutiamo la potenza della nostra luce e i nostri riflessi sono immediati: voi ci chiamate e noi siamo qua», si giustificò Raffaele; mortificato per l’assenza di Uriel, sparì di nuovo nel nulla per ricomparire insieme all’arcangelo. Alla loro vista, Laura dapprima si nascose il viso tra le braccia, poi man mano che i suoi occhi si abituavano al bagliore, liberò la vista e s’incantò di fronte a quella meravigliosa visione che era Uriel.

«Salve ragazzi miei, ci si rincontra ancora», li salutò soavemente l’arcangelo.

«Salve», risposero i ragazzi.

«Siamo a vostra disposizione!», garantì l’arcangelo sorridendo.

«Grazie, noi in effetti avremmo bisogno di risolvere diversi interrogativi», si lanciò Laura ammaliata.

«Sì, sappiamo», intervenne Raffaele.

«Volevate sapere perché il quadro è stato frazionato. Bene, dobbiamo tornare indietro e precisamente a quando questa magnifica opera d’arte venne esposta nell’istituto dal primo preside di questo istituto. Come già vi avevo detto, la scuola fu trascinata in una serie di eventi dovuti alle influenze benefiche che il quadro emanava e a quelle malefiche del nemico, che s’impegnava a distruggere le tele in tutti i modi, anche con un incendio, da cui il dipinto miracolosamente uscì illeso. Vista l’inaccessibilità al dipinto, il nemico, attraverso le sue subdole opere di persuasione, che agivano sul gran parlare intorno al quadro da parte di laici o rappresentanti della chiesa, convinse il preside, che si sentiva pressato ma anche “diabolicamente” lusingato da tanto chiacchiericcio, a far separare le tele, in modo che il suo potere potesse essere frammentato e diminuito.  I quattro dipinti ricavati in tal modo, in seguito furono celati nella scuola e mai più toccati», spiegò Uriel, raccogliendo un rametto di fresche foglioline dall’albero sovrastante. I ragazzi chiesero allora qualche dritta per proseguire nella ricerca delle parti restanti, visto che il loro fiuto fino a quel momento aveva funzionato, ma l’arcangelo li esortò a cavarsela da soli, perché non aveva il permesso di aggiungere altro.

«Per noi è importante che le parti trovate restino a scuola!», osservò Laura calorosamente, subito rassicurata dall’assistenza 24 ore su 24 da parte degli arcangeli.

«Un indizio potete darcelo! Come possiamo trovare ciò che voi avete nascosto all’interno del quadro?», pretese accigliato, alzandosi dalla sua postazione e pulendosi con le mani i jeans sporchi di terra umida John, mentre Laura lo imitava standogli accanto per dargli supporto.

«Siete voi che dovete seguire il piano dell’Altissimo, ed è per questo che  dovete accoglierlo in pieno. Non c’è bisogno di chiedere suggerimenti, dovete solo lasciarvi trasportare, non siete voi i condottieri della barca e neppure noi, dovete avere solo un po’ di fiducia. Gli angeli non hanno il compito di svelarvi l’andamento degli eventi, voi siete esseri intelligenti, dovete solo operare abbandonandovi alla bontà misericordiosa di Colui che sa operare meraviglie. Soltanto in questo modo, le cose procederanno spontaneamente, senza sgradite sorprese», chiarì con dolcezza Raffaele, alzando lo sguardo verso il cielo ormai imbrunito. John li guardò confuso e non ebbe la capacità di chiedere altro, neanche quando notò che il rametto di foglioline verdi raccolto dall’Arcangelo Uriel brillava di luce propria. Cercò il verde degli occhi di Laura e le abbozzò un sorriso rassegnato: «Laura ora più o meno sappiamo cosa fare, è tardi che ne dici di tornare a casa? » le disse dando un occhiata all’orologio.

Gli Angeli notarono il sottile sconforto che velava la voce di John e facendo brillare ancora di più il rametto, San Uriel disse: «Spero che abbiate recepito il nostro messaggio, siamo eternamente a vostra disposizione».

Così dicendo improntarono mezzo inchino e scomparvero dalla vista dei ragazzi lasciando cadere sul prato  qualcosa di scintillante. Per un istante, i ragazzi rimasero a fissarlo senza muoversi poi, incuriositi da quella brillantezza, si avvicinarono per vedere che cosa era. Titubanti si accovacciarono sulle ginocchia e, si accorsero che era il rametto staccato dall’arcangelo, e tramutato in una specie di cristallo bianco che sembrava racchiudere tutta la luce celestiale. John avvicinò la mano e delicatamente lo prese tra le dita. Fu un attimo e tutto il suo essere fu investito da un calore immenso. Le sensazioni provate rimasero nel suo cuore impresse come un sigillo. Laura vide l’amico illuminarsi e ristabilirsi per un paio di volte e, per lo stupore di quel fenomeno, cadde indietro sbattendo la schiena sull’erba, ma non osò alzarsi da terra e rimase inerte con lo sguardo fisso su John. Il ragazzo, con il rametto fra le dita e una tempesta di emozioni nel cuore, provò dei brividi violenti fino a perdere i sensi, scivolando sul terreno. Laura allarmata, si alzò di scatto e cercò di rinvenirlo strattonandolo per il braccio, ma sembrava privo di ogni respiro; si ricordò allora delle lezioni di pronto soccorso fatte a scuola e tentò di fargli la respirazione bocca a bocca. Prese il viso dell’amico tra le mani, gli socchiuse le labbra con la mano, inspirò profondamente e poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo, buttando tutta l’aria che aveva nei suoi polmoni.

«Ma che fai mi baci?», esclamò una voce accanto a lei.

Laura si sentì ghiacciare, staccò all’istante le labbra da quelle del moribondo e girò lentamente il capo fino a quando non avvistò la figura dell’amico in piedi accanto a lei.

 «Non ci posso credere, anche tu fuori dal corpo! », esclamò la bambina spostando lo sguardo, dal corpo privo di sensi dell’amico, alla figura in piedi accanto a lei.

«Non lo so», rispose incredulo il ragazzo cercando di tastarsi, «non capisco cosa mi sia successo, ho preso in mano il ramoscello di cristallo e mi si è annebbiata la vista, poi ho visto te che mi baciavi. Sì certo, tu mi stavi baciando!».

«No, io non ti stavo baciando!», negò prontamente Laura, alzandosi in piedi e spostandosi di qualche passo dal corpo immobile del ragazzo. «Ti ho visto cadere per terra e non sapevo che fare, ho avuto paura e ho cercato di scrollarti, ma sembravi morto. Allora mi sono ricordata delle norme di pronto soccorso e ho cercato di praticarti la respirazione artificiale», cercò di spiegare con il viso rosso fuoco.

«Allora non stavi cercando di sedurmi! E io che pensavo che tu volessi approfittare di questo mio mancamento per … ».

«Smettila di fare l’imbecille, anzi sai che ti dico, io me ne vado, mi hai stufato» ,Laura e girandosi corse via.

«Aspetta Laura, scusami stavo scherzan … », ma il ragazzo s’interruppe poiché si accorse di avere immediatamente bloccato l’amica ponendosi davanti a lei.

«Ma … ma che mi è successo? Hai visto Laura sono velocissimo, direi istantaneo. Mi muovo con il pensiero. Straordinario!», gridava entusiasta il ragazzo spostandosi velocemente per tutto il giardino. Ad un certo punto, voltandosi scomparve, lasciando Laura sbigottita.

«Ehi John che hai, dove sei?».

«Sono qui Laura, vieni per favore forse ho capito cos’è successo», gridò il ragazzo, tornato di nuovo vicino al suo corpo. «Guarda qui!», esclamò indicando un punto scintillante, non appena la vide avvicinarsi. «È il rametto di cristallo che ha lasciato cadere l’arcangelo.  È ancora accanto alla mia mano! Quando l’ho preso mi sono separato dal corpo, quindi forse se lo riprendo torno in me», disse perplesso guardando Laura, allibita quanto lui.

«Dai, prova!».

«Ok». Raccolse con cautela il ramoscello e scomparve immediatamente, per poi riprendere consistenza nel suo corpo. Entusiasmato dal gioco, prese un’altra volta il ramo tra le dita, si accasciò di nuovo per terra per presentarsi al di fuori del suo corpo. Era inconcepibile ciò che gli stava succedendo e questo suo stupore lo portò nuovamente a riprendere in mano il cristallo bianco e a rientrare all’interno del corpo. «Hai visto, Laura?».

«Aspetta, prendilo ancora!», gli ripropose l’amica stupita. John la guardò perplesso e si fermò, ma il desiderio di riprovare quella sensazione fu più forte dell’incertezza: sfiorò il cristallo ritrovandosi all’istante al di fuori del suo corpo.

«Questo sì che è il più bel regalo che gli arcangeli mi abbiano fatto, aspetta che riprovo!».

«ORA BASTA!», gridò una voce dal nulla.

 Il ragazzo rimase immobile e con un fil di voce sussurrò, «Camomile, sei tu?».

«Sì sono io, però ora basta, stai esagerando. Non capisci che il dono che hai ricevuto è molto prezioso e non va assolutamente sprecato?», lo rimproverò severamente l’angelo, prendendo forma di fronte al ragazzo con le braccia conserte e l’aureola di mille colori.

«Scusami non volevo, è che non me l’aspettavo. È grandioso, conserverò questo rametto con cura poiché è la cosa più preziosa che mi abbiano mai regalato», garantì John, guardando il piccolo ramo con cupidigia.

«È vero, ma come farai se non puoi neanche sfiorarlo che ti trasformi?», lo provocò Laura ironicamente. Camomile si accostò al ragazzo e prendendo in mano il rametto asserì: «Per ora lo conservo io, starà più al sicuro con me che nelle tue mani». John diede uno sguardo prima a Camomile e poi si soffermò ad osservare il rametto con la mano protesa per prenderlo, ma fu un attimo e lentamente riabbassò il braccio, consapevole che era l’unica soluzione per conservarlo, e a malincuore diede la sua approvazione.

«Quando ti servirà, te lo consegnerò!», gli assicurò Camomile. John annuì desolato, si girò verso Laura e prendendola per mano tornarono verso casa senza dire una parola. Si fermarono di fronte alle proprie villette e John, lasciando la mano di Laura con lo sguardo basso, disse: «Sai avevi ragione, è straordinario vagare fuori dal corpo, ma la cosa più bella lo sai cos’è?».

«Cosa?». «La certezza che ora posso esserti vicino, anche in certe esplorazioni extra-corporali», e strizzandole l’occhio prese il vialetto di casa sua, lasciando Laura stupefatta da quella affermazione a parere suo un po’ balzana, visti i pericoli inclusi nel “dislocamento”

Cecile Caravagalios

To be continued

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