Muriel – 28 L’enigma misterioso

Muriel – 28 L’enigma misterioso

Dopo cena, il primo pensiero di John ed Henry fu quello di decifrare il misterioso biglietto. Saliti in camera, i due fratelli si misero all’opera. John prese il vocabolario di latino, un foglio e una penna e si sedette alla scrivania, seguito da Henry, accomodato di fianco a lui sul pouf.

«Bene iniziamo, aspetta, dimenticavo la cosa più importante», disse John tirando fuori dalla tasca dei jeans il bigliettino ripiegato in quattro, «eccolo qui!»: lo aprì delicatamente e lo pose di fronte a sé per analizzarlo.

«Ed io che vedo?», protestò Henry.

«Ah! Scusa, ecco», rispose John, spostando il biglietto verso di lui.

«Ora ci siamo. Scusa John, ma è sicuro latino? A me sembra ostrogoto» affermò Henry dando un’occhiata a quelle frasi scritte in una lingua stranissima.

«Questo perché non conosci questa lingua antica, guarda qui», e schiarendosi le corde vocali, lesse la prima parola a voce alta, ma il suono gli morì in gola, perché in effetti non sembrava per niente latino, eppure la mattina quando aveva provato a tradurlo era latino. E ora? Non riusciva più a capire di cosa si trattasse. John era senza parole e non sapeva che dire.

«Allora fratellone, metti in pratica la tua cultura, che c’è scritto?».

«Io non ho più idea di che lingua sia! Sono sconvolto, questo non è più latino, non so che sia, ma come è possibile? Non può essere ….  », continuò rivolgendo lo sguardo al fratello, che lo fissava altrettanto meravigliato.

«Posso vedere per favore», domandò Henry tirando a sé il biglietto. «Beh! È come dicevo io, ostrogoto!»; poi assunse un’espressione drammatica e con la sua solita aria ironica declamò: «Ma cosa sta succedendo? E soprattutto chi lo dirà a Laura? John penso che tu sia veramente nei guai, non vorrei per niente essere al tuo posto, forse è meglio che tu faccia le valigie e cambi aria, perché la nostra amichetta ti ucciderà, se entro stasera non traduci questo biglietto».

John, che fino ad un secondo prima lo guardava sbigottito, si alzò di scatto e prendendo il fratello per il colletto della felpa replicò: «Se c’è qualcuno che deve prepararsi le valigie quello, caro Henry, sei tu, perché se c’è uno che stasera rischia di lasciarci le penne, costui è qui dinnanzi a me», ma mentre lo strattonava gli balenò un’idea e, lasciando andare Henry che cadde sopra il letto, esclamò: «Raffaele!».

 In un attimo, la stanza si riempì di luce e l’arcangelo apparve in tutto il suo splendore.

«Buonasera ragazzi!», li salutò con la sua voce melodiosa, guardando di sbieco Henry, che cercava di ricomporsi dalla posizione di netta sconfitta con cui era atterrato sul suo letto.

«Buonasera Raffaele», rispose entusiasta John, al contrario di Henry che osò un timido saluto, intimorito dallo sguardo di rimprovero che l’arcangelo gli aveva rivolto.

«Henry! Sei il solito mattacchione, scherzi costantemente mettendo un po’ tutti alla prova, vero?!», continuò con tono leggero l’angelo, guardando il ragazzo, che tentava di celarsi dietro la spalla del fratello.

«Non vale la pena parlare di mio fratello, lascialo perdere; ti ho chiamato perché ho un quesito per te, anzi più che altro ho un bigliettino da mostrarti, qualcosa di veramente strano», asserì John prendendo il piccolo pezzettino di carta stropicciato e porgendolo all’arcangelo.

«Sai dirmi qualcosa su questo?». Raffaele alla vista del foglietto s’illuminò ulteriormente, lo prese tra le sue dita fiammanti e dopo averlo osservato attentamente asserì con fermezza: «Sì, è proprio l’enigma scritto dai nove cori angelici».

 «Vuoi forse dire che questo biglietto è stato scritto da voi angeli?», chiese John sorpreso.

 «Beh sì, ai tempi dell’alba angelica, quando Lucifero tentò di riappropriarsi del suo cuore, i cori angelici scrissero un enigma per aiutare i prescelti a nascondere, con le dovute modalità, il cuore ed evitare di essere intaccati o ingannati».

Henry guardò stupito John, il quale rivolgendosi all’arcangelo chiese: «Sì, ma cosa c’è scritto? È strano, ogni volta che lo leggiamo cambia lingua».

L’arcangelo aggrottò le sopracciglia per un istante, ma le rilassò istantaneamente per aprirsi in un sorriso un po’ provocatorio: «Non è proprio così, ma ci siete vicini, bravi i miei ragazzi».

«Come bravi!? Io ti ho chiamato per sapere che cosa voleva rivelarci questo biglietto e tu ci lasci così, senza spiegazioni?».

«Oh! Questo non lo puoi dire, poiché ti ho rivelato l’autenticità degli autori del bigliettino, quindi comprendere il come e il perché è facile. Sapete benissimo che noi non possiamo svelarvi niente».

«Si, ma come facciamo a capire che cosa c’è scritto?».

«Questo è semplice, rifletteteci e vedrete. Vi suggerisco solo di appuntarvi ciò che riuscite a leggere, poiché è difficile che lo possiate rivedere per una seconda volta».

«Che vuoi dire, scusa?», chiese allarmato Henry.

«Solo quello che ho detto, prendete nota di ciò che riuscite a comprendere. Ora vi devo lasciare, ho una chiamata urgente dai miei collaboratori angelici. A presto e in bocca al lupo!», e con un inchino scomparve, lasciando la stanza in una falsa penombra.

«Aspetta, non andare», gridò John alzandosi di scatto, ma ormai nella stanza vi era solo Henry che lo guardava spaesato. «E ora che facciamo?», aggiunse a malapena.

Dopo un attimo di silenzio, John si voltò a guardarlo e lo rassicurò: «Che facciamo? Ci mettiamo subito al lavoro, organizziamoci … Quindi, Camomiiiiille, Lavaaaaander», chiamò a voce alta.

All’istante, la stanza fu invasa di nuovo dalla luce e le due figure angeliche presero forma accanto ai due protetti.

«Salve John, bisogno di aiuto nel coordinare le idee?», esordì Camomile, tirandosi su leggermente le maniche della tunica, per lasciare scoperte due braccia bianchissime.

«Sì, abbiamo bisogno di voi», rispose prontamente John, incantato dal candore della pelle dell’angelo.

«E noi, siamo qui per aiutarvi», garantì tutta la loro disponibilità Lavander, simulando un inchino.

«Bene, sicuramente sarete al corrente del biglietto e anche delle rivelazioni di Raffaele», osservò John.

 «Naturalmente, ma vi dobbiamo confessare che siamo esterrefatti quanto voi dalle parole di Raffaele sull’origine di quella singolare scrittura», disse Lavander, fissando il bigliettino che John aveva fra le mani.

«Quindi voi, non sapete niente di più?».

«Assolutamente no, ma come ha spiegato l’arcangelo, il biglietto nasconde una verità fondamentale, soprattutto per voi e per la vostra missione, quindi dovete risolvere questo enigma al più presto».

«Sì, ma se tu leggi il biglietto, è scritto sempre in lingue diverse, guarda», gli disse esasperato John, porgendogli il foglietto.

L’angelo prese il piccolo foglietto tra le mani e, dopo avergli dato una fugace occhiata, lo tese nuovamente a John dicendo: «Guarda ora».

John prese il foglietto e, scrutandolo attentamente, si accorse che le prime due righe erano scritte in una lingua sconosciuta, le altre due in un’altra lingua altrettanto ignota a loro, ma le due successive erano nella loro lingua e le lesse a voce alta: «Dovranno custodire ciò che rappresentò il primo attentato alla libertà … Henry presto passami una penna!».  Il ragazzo afferrata una penna dalla scrivania trascrisse su un foglio volante le due righe lette dal fratello.

«Fatto, almeno due righi li abbiamo», disse sventolando il foglio in aria. «Grazie Lavander, sei un tesoro».

«Mi fai dare un’occhiata al biglietto?», chiese Henry avvicinandosi al fratello e intimando il povero Camomile a spostarsi, per lasciarlo passare senza trapassi traumatici.

«Sì, certo», rispose John mostrando il pezzetto di carta.

 «Scrivi John … quattro son i tempi, due del bene e due del male ... Hai scritto? Uhm! Poi è illeggibile, non si capisce proprio niente».

«Hai visto, forse le righe che prima avevo letto, ora sono incomprensibili!», esclamò John.

Henry diede un’altra occhiata alla scritta e sorridendo disse al fratello: «Hai proprio ragione, sembra ostrogoto».

«Evviva! Probabilmente abbiamo capito come si dipana l’enigma del biglietto … Fammi vedere»: John tese la mano per appropriarsi del biglietto e rileggendolo commentò: «In quest’attimo non si capisce niente, nessuna parola».

«Lasciami vedere.  Hai ragione, a quanto pare le righe si convertono ogni volta che le leggi … Un momento, ma se non è così, allora come facciamo a tradurre il resto dell’enigma?», chiese Henry guardando il fratello, anch’egli incredulo.

«Non lo so, aspetta guarda qui! Le righe nel bigliettino sono 16, quindi, visto che si sono mostrate a due a due, può darsi che si riferiscano al numero otto».

«In effetti Raffaele ha detto che l’enigma è stato scritto dai cori angelici, perciò corrispondono agli otto cori degli angeli che … ».

«Ehm! Scusate, non vorrei interrompere le vostre riflessioni geniali, ma i cori angelici sono nove, quindi, per completare l’enigma, mancano ancora due righe», affermò seraficamente Camomile, che aveva cominciato a saltellare tra un letto e l’altro con grande ammirazione di Lavander.

«Ma a te chi l’ha detto che sono nove? Perché ci devi complicare la vita? », contestò Henry, ormai esausto.

«Piccolo mio, è una verità di fatto che i cori sono nove!».

«Tra l’altro, noi facciamo parte di uno di questi cori», aggiunse Lavander, cercando di imitare Camomile nei saltelli acrobatici.

Per un millesimo di secondo nella stanza tutto si fermò, soprattutto i cuori di John ed Henry che si guardarono basiti e poi rivolsero i loro occhi risentiti verso i due angeli che rimasero immobili, sospesi per aria, senza più muovere una piuma.

«Che … che cosa hai detto, Lavander? Anche voi, per caso, voi fate parte di uno dei cori angelici?».

«Proprio così, ma forse non dovevo dirlo. Vero?», disse l’angelo guardando spaesato Camomile.                                                  

«Certo che sì, quindi voi sapete a priori che cosa c’è scritto su questo foglietto e noi stavamo uscendo pazzi», proseguì Henry, irritato dal comportamento degli angeli.

«Assolutamente no, noi non sappiamo niente dell’enigma, al massimo ora che mi mostrate il biglietto, possiamo constatare che c’è anche la nostra lingua, tra le varie righe, ma riguardo al contenuto, non ne siamo a conoscenza», affermò Camomile.

«Come mai non ne sapete niente, se l’avete scritto voi?».

«Forse perché, nell’universo, non siamo gli unici angeli esistenti, ma nel nostro coro ce ne saranno altre migliaia e migliaia o magari perché non ci è lecito rivelare le verità nascoste».

I ragazzi furono spiazzati da questo discorso, ascoltato più volte, e rimasero per un po’ in assoluto silenzio.

«Dai ragazzi, non fate così, lo sapete già che noi non possiamo svelarvi nulla, ma, nonostante tutto, qualche aiuto ve l’abbiamo sempre dato», si giustificò Lavander, guardando il suo protetto sconsolato.

 Henry gli rivolse lo sguardo e sorridendo disse: «Hai ragione, oramai sappiamo che voi non potete dirci niente».

«Bravo il mio Henry che ha capito quasi tutto, visto che ancora deve scoprire che cosa noi non possiamo anticiparvi», gli rispose Lavander placido, capendo dove voleva andare a parare quel furbo di Henry.

«Vuoi dire che non ci puoi dire cosa siano i cori angelici e da chi sono formati?», chiese Henry all’angelo con un’espressione ammiccante.

Lavander cercò l’approvazione di Camomile attraverso lo sguardo.

«Va bene, vi risparmio questa lettura sul libro, ma per il resto vi andate a documentare, ci siamo intesi?», acconsentì Lavander.

«Ok!», risposero i ragazzi soddisfatti di quel poco che stavano ottenendo.

«Allora, nell’alto dei cieli esiste una gerarchia angelica, di cui fanno parte diverse categorie di angeli».

«Quindi, dalle sfere più importanti a quelli meno importanti, giusto?», chiese John.

«Certo, anche se ci sono forme più eleganti per esprimere il concetto», rispose Camomile offeso.

«Comunque, nella sfera più alta vi sono i Serafini, i Cherubini e i Troni, i quali non scendono mai sulla terra. Essi stanno sempre in adorazione dell’Altissimo. Poi ci sono le Dominazioni, le Virtù e le Potestà, questi sono gli angeli ministranti, che si prendono cura del mondo, e vigilano le grandi realtà dell’universo», continuò Lavander, sventolando ritmicamente le ali.

«E infine ci sono i Principati, gli Arcangeli e noi Angeli, che abbiamo il compito di occuparci di voi uomini», concluse Camomile, adagiandosi accanto a Lavander sul letto di John.

«Ah! Ecco perché Camomile se l’era presa per la mia osservazione sulle gerarchie, perché siete gli ultimi nella scala angelica», esclamò ridendo Henry.

«Ultimi solo perché voi risiedete sulla terra e quindi, per amore vostro, ci tocca questo», ribatté prontamente Lavander.

«Dai, lascia stare, Lavander, noi vi vogliamo bene, siete adorabili», cercò di sdrammatizzare Henry.

« … e comunque siete importantissimi per noi», li rassicurò John.

«La nostra, da tutto il mondo spirituale, è considerata una delle missioni più importanti, poiché è rivolta al genere umano che da sempre è prediletto dall’Altissimo. Voi uomini, inoltre, siete le prede preferite del nemico, quindi abbiamo la grossa responsabilità di proteggervi durante il vostro percorso di vita, guidandovi dentro questa giungla di pericoli», concluse Camomile con fierezza. «Una causa nobile e alquanto impegnativa, soprattutto quando il protetto affidatoci sviluppa un carattere, impulsivo e sbadato», non si risparmiò Lavander, lanciando distrattamente un’occhiata a Henry, che da parte sua tacque, accennando a una smorfia.

John, accortosi della strana espressione sul viso del fratello, scoppiò a ridere e affettuosamente se lo abbracciò dicendo: «Dai Henry, non è da tutti essere uno scriteriato come te!».

 Henry non rispose nemmeno alla battuta del fratello e, sconsolato, si sedette ai piedi del letto.

«Non avrei mai pensato che fossi considerato così … così inconcludente, soprattutto dal mio angelo, che dovrebbe essere quello che mi ama più di tutti», mormorò sottovoce con la testa china, ma in un batter d’ali Lavander gli fu vicino e con la sua voce flautata lo incoraggiò.

«Piccolo mio, tu sei tutto per me e ti voglio bene per quel che sei, cioè la persona più straordinaria che mi sia mai stata affidata».

Henry sollevando lo sguardo gli sorrise e dolcemente rispose: «Tu sei l’angelo migliore che mi poteva capitare».

Cecile Caravaglios

To be continued

CONDIVIDI

contributor

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Contatti





Acconsento alla privacy policy


Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi di legge. Alcune immagini contenute in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio, qualora la loro pubblicazione volasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email, per una loro immediata rimozione. L'autore el blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo. I contenuti testuali presenti su questo blog sono di proprietà degli autori, pertanto è considerata violazione ogni riproduzione senza citazione e preliminare richiesta di pubblicazione

Credits: Karma Communication