Muriel – 35 L’inaugurazione del quadro
Nei giorni seguenti il preside si mise subito in moto per organizzare insieme ai suoi collaboratori l’esposizione del quadro al pubblico, decidendo di far coincidere il giorno dell’inaugurazione con quello dell’ultimo giorno delle attività didattiche prima delle vacanze pasquali, in modo da andare incontro alle esigenze di tutti e assicurarsi quanti più visitatori possibili. Passarono pertanto, a partire dal giorno della mistica avventura vissuta dai ragazzi, due settimane abbondanti. La fatidica mattina giunse e a scuola le lezioni furono sospese, per poter permettere a tutti di partecipare alla cerimonia che ufficializzava il ritorno del quadro al suo posto d’origine. L’aria era briosa e l’istituto intero era in fermento per i preparativi. Germana, liberata dall’oppressione del nemico, era tornata la squisita signora di sempre, disponibile e laboriosa. In quei giorni aveva avuto un gran da fare insieme al resto del personale per rendere accogliente e luminosa la scuola. Personalità di rilievo, in quella giornata, sarebbero state Monsignor Ruggeri, don Lorenzo e i cinque ragazzi, a cui il preside aveva chiesto l’onore di poter patrocinare l’evento. Quando Laura ricevette la lettera dalla scuola, nella quale le si chiedeva di poter fare da madrina per la grande occasione, rimase fortemente meravigliata e ricevette immediato il plauso del suo angelo, subito contattato per condividere la gioia. Gli chiese di farlo sapere agli amici, che a loro volta, informarono Laura tramite il messaggero alato di aver ricevuto ognuno la propria lettera d’invito. Il giorno dei giorni si ritrovarono, tutti insieme, nell’atrio della scuola, gremito di alunni, professori bidelli e genitori che si affollavano attorno al quadro, coperto da una stoffa bianca screziata d’azzurro. Tutto l’androne era stato decorato con diverse piante e da colorate composizioni di fiori.
«Guardate!», esclamò Carletto, facendosi spazio tra la gente che iniziava a popolare l’atrio per raggiungere il roseto. «Ora fra le rose, accanto alla rosa bianca ne abbiamo una screziata», e chinandosi accarezzò lo stelo senza spine, annusando il profumo inebriante del nuovo fiore.
«Già, il sasso omicida cambiato in rosa. Il nemico, invece, avrebbe voluto si tramutasse in qualcosa di infimo, non in petali delicati. Un fiore al posto di un’arma, è pazzesco!», osservò stupita Andrea, seguita dai sorrisini soddisfatti dei ragazzi; solo Laura ebbe un sussulto, ripensando alla drammaticità dell’avventura vissuta.
«E questo è niente», aggiunse Henry che aveva aiutato il preside, con la collaborazione degli arcangeli a sistemare i loro oggetti il giorno della suggellazione del cuore. «Guardate cosa abbiamo messo accanto al quadro? Il nemico è davvero battuto, in questo momento non si dà pace !».
«Ma quella è la fiaccola di Uriel», notò Laura, «ma dove avete trovato quel …, quel, ma cos’è?».
«Hai capito bene, è proprio il portacandelabro che la signora Germana ha recuperato nei sotterranei, lo stesso in cui abbiamo posto anche l’unguento, legato ad un nastro di raso bianco donato dall’arcangelo Gabriele», rispose Henry entusiasta, mentre aiutava il fratello a tenersi in piedi vista l’invalidità.
«Certo con questa protezione è difficile che qualcuno si azzardi ad avvicinarsi al quadro per violarlo, è una fortezza vera e propria», asserì John, ancora un po’ dolorante.
«Ehm! Ehm Scusate, un attimo di attenzione per favore», prese la parola la signora Germana, con il tono fermo e alto della voce e battendo leggermente le mani per sopire l’allegro brusìo circostante. «Il preside del nostro Istituto ha il piacere d’iniziare la cerimonia di inaugurazione».
La folla si radunò attorno al preside continuando a chiacchierare, per poi tacere, non appena lo vide avvicinarsi alla bocca il microfono passatogli dal signor Alfredo.
«Benvenuti a tutti, è con grande piacere che stamattina voglio mostrarvi un’opera molto significativa. Per me e non solo per me. Prima d’iniziare con la presentazione del quadro ritrovato, vorrei che prendessero posto qui vicino a me delle persone speciali. Quindi chiedo alla signorina Laura Loreto, alla signorina Andrea Ferruccini, a suo fratello Carletto e ai giovanotti John ed Henry Scott di avvicinarsi».
I ragazzi emozionati come dei veri vip, senza farselo dire due volte si precipitarono vicino al preside, accerchiandolo strettamente.
«Scusi signor Preside, ma è stato Carletto che mi ha spinto», disse Andrea cercando di approntare un sorriso di occasione.
«Non ti preoccupare Andrea, ma John ed Henry dove sono?», chiese il preside guardando tra la folla.
«Siamo qui, un attimo che arriviamo», rispose John accompagnato da Henry che lo sorreggeva dalla vita, in quanto il ragazzo, avendo il polso steccato, non poteva usare due stampelle e si trascinava il piede ingessato con una sola gruccia.
«Un applauso per questo ragazzo che si è infortunato per l’allestimento dell’inaugurazione del quadro! ».
La folla rispose con un applauso scrosciante e, mentre John ringraziava timidamente chinando il capo, Henry, alzando in alto tutt’e due le braccia in segno di vittoria, lasciò il fratello in balia del suo equilibrio precario. Per non cadere il ragazzo si aggrappò al preside il quale, sotto quel peso inaspettato, torse il busto da un lato, sollevando dall’altro la gamba. Ristabiliti saldamente in una frazione di secondo i piedi per terra, tornò a rivolgersi al pubblico.
«Bene signori, come vi stavo dicendo, questi cinque ragazzi, tutti nostri studenti, mi sono molto cari, poiché hanno attivamente contribuito al ritrovamento del famoso dipinto che fra poco potrete ammirare. Il quadro, particolare nel suo genere poiché formato da quattro tele sigillate fra di loro da delle cerniere, è stato regalato alla scuola circa sessant’anni fa, ai tempi della sua apertura e poi occultato nei sotterranei dell’edificio, per motivi non ancora del tutto chiari. Ora abbiamo la gioia, la grande gioia, di rivederlo e, in questo giorno, ho chiesto a questi ragazzi di presenziare all’inaugurazione del dipinto, in modo da ricevere da parte nostra la gratitudine che meritano». E per primo cominciò a battere le mani, seguito calorosamente dai presenti.
«Bravo Carletto», «Brava Andrea», gridarono i loro genitori.
«Ciao amore», urlò il papà di Laura sventolando la mano. «Altro che caduta dal muretto, chissà che hanno combinato realmente», mormorò poi tra sé e sé.
«Ciao papà», ricambiò la bambina festante.
«Inviterei qui anche Monsignor Ruggeri e don Lorenzo, per ringraziarli della loro collaborazione. Bene, eccoli che arrivano. Saranno loro ad officiare la benedizione del quadro».
Facendosi largo tra la folla, i due sacerdoti, in veste sacramentale, raggiunsero il dirigente scolastico.
«Benvenuti!», li accolse calorosamente il preside. I due fecero un cenno di saluto verso l’assemblea e schiacciarono l’occhio ai ragazzi emozionatissimi; poi, prendendo il microfono, il Monsignore diede inizio al cerimoniale.
«È … un onore, per me, essere nuovamente qui, dopo tanti anni, e benedire per la seconda volta questo quadro che raffigura una storia decisiva per il bene dell’umanità. Per questa seconda occasione, ringrazio il preside in quanto il quadro questa volta racchiude in sé qualcosa di molto speciale.»,sostenne il vecchio Monsignore sorridendo al preside che non solo ricambiò il sorriso, ma lo avvicinò e lo abbracciò.
«Ora invito i ragazzi a farsi avanti, per scoprire l’opera d’arte dal drappo che lo ricopre ». Come se si fossero esercitati a farlo alla perfezione, i cinque, presi un po’ per uno i lembi del drappo che ricopriva il quadro, con un colpo deciso ribaltarono nell’aria la stoffa, rendendo visibile a tutti la portentosa meraviglia dell’opera d’arte. Lo stupore generato lasciava serpeggiare, da un punto all’altro dell’atrio, un “ohhhh” prolungato all’infinito. Gli stessi ragazzi rimasero impressionati da tanta bellezza il dipinto, infatti, sembrava ancora più incantevole rispetto a come l’avevano lasciato, l’olio aveva fatto un ottimo lavoro e i colori sfavillavano sotto i raggi del sole che, attraversando l’immensa vetrata dell’atrio, illuminava le raffigurazioni. Ma i ragazzi non erano rimasti estasiati solo dalle tele. A farli rimanere letteralmente di ghiaccio, furono i volti dei quattro arcangeli che sporgevano da dietro il dipinto in tutta la loro luminosità, tanto che per un attimo pensarono che li avessero visti tutti e che lo stupore espresso dall’assemblea fosse anche e specialmente per la loro apparizione. Immancabili e fulminei gli angeli custodi si accostarono a Raffaele Gabriele Uriel e Michele.
«Non vi preoccupate, non tutti ci hanno notato», esordì Violet sorridente.
«Cosa intendi?», chiese Laura.
«Che forse qualcuno ha visto la nostra luminosità, ma non ha capito nulla», rispose serafico Roselin, volando qua e là. Ogni nuova luce risvegliava invece la perspicacia di Laura, come quella che scintillava fra i piedi del cavalletto che reggeva le tele del dipinto.
«Ma quella è la spada dell’arcangelo Michele», sussurrò gioiosa agli amici.
«È vero! Henry, sei un mito. Hai sistemato tutto divinamente», disse Andrea con gli occhi scintillanti
«Grazie, grazie, ma più che me dovete ringraziare gli arcangeli, perché sono stati loro a guidarmi», rispose il ragazzo felice.
I cinque amici contemplavano riverenti e commossi la scena che si presentava davanti a loro. Il dipinto impreziosito dalla fiaccola con l’olio e rivestita dal nastro bianco; il roseto con le sue rose senza spine, una bianca e l’altra screziata, e la spada dell’arcangelo Michele. Il Monsignore benedì il quadro e questo, a sua volta, fu benedetto anche dalle presenze celestiali. Per i nostri ragazzi, che avevano l’onore e il privilegio di poter vedere oltre la realtà, quello si stava rivelando uno scenario stupefacente. Alla fine della cerimonia tutti applaudirono ancora e si avvicinarono al preside per congratularsi con lui. Laura e gli altri, invece, rimasero impassibili accanto a quel viavai, rapiti e commossi piuttosto dall’atmosfera speciale che solo loro riuscivano a percepire. Anch’essi si avvicinarono ad ammirare il dipinto e notarono che l’immagine dell’orchidea era presente su ogni tela e sopra i simboli degli arcangeli, che assicuravano lo loro protezione alle tele e al cuore.
«Ragazzi, è stata un’avventura meravigliosa!», disse quindi Andrea sfiorando la cornice del quadro.
«Sentirlo dire da te è meraviglioso, vista la tua diffidenza iniziale», commentò Roselin, comparendo dal nulla.
«È vero, Andrea è stata un osso duro, non voleva assolutamente credere nell’esistenza degli angeli, nonostante li vedesse», disse Carletto provocando l’ilarità degli altri .
«Per dir la verità, eravamo un po’ tutti scettici all’inizio», disse Henry un po’ mortificato.
«Tu parla per te, perché io ci ho creduto immediatamente, anzi lo sapevo già da prima che loro esistessero», disse Laura sicura di sé.
«Anch’io», aggiunse Carletto, sorridendo a Jasmine.
«Ecco perché Laura ha ereditato tutti questi poteri, solo perché ci credeva», disse Violet.
«Ed io allora, anch’io ora ho dei poteri a mia disposizione», disse John.
«Sì ma la tua posizione è nettamente diversa. Tu l’hai voluto, tu hai voluto essere come lei solo per … , perché volevi sentire ciò che provava Laura», ripose Camomile, un po’ impacciata, per non mettere in imbarazzo il ragazzo.
«Dai Camomile, adesso lo puoi dire che voleva sperimentare l’invisibilità, perché è innamorato di Laura», disse Henry, facendo arrossire il fratello. L’arrivo del preside e del signor Loreto li interruppe, facendoli passare ad altro. «Forza ragazzi, spostiamoci in palestra, è stato organizzato un rinfresco e vi assicuro che vi sono dolci di tutti i tipi».
«Oh, andiamo! », gridarono Carletto e Andrea seguiti dai loro custodi.
«Dai ragazzo mio, lasciati aiutare da me», disse il signor Loreto e, mettendosi il braccio di John attorno alle spalle per sorreggerlo, proseguì: «Laura mi ha detto che sei un appassionato del mondo angelico».
«Ah sì!».
«Sì, me l’ha confidato tempo fa e quindi, volevo farti delle domande su alcune cose che mi succedono e che non riesco a spiegarmi. Ultimamente, mi è capitato spesso di vedere delle luci e di sentire delle voci; anche oggi, sopra al quadro, ho notato dei bagliori. Secondo te, possono appartenere agli angeli?».
John non sapeva che rispondere e cercava dal volto di Laura una risposta. La ragazzina gli chiese perdono con lo sguardo, incoraggiandolo a dire ciò che più riteneva opportuno. Poi gli avrebbe spiegato.
«Signor Loreto, le conviene entrare a far parte dei nostri», s’intromise prontamente Henry per dare una mano ai ragazzi.
Il padre di Laura lo guardò stralunato, senza capire ciò che volesse dire il ragazzo. Stava per chiedere spiegazioni, ma la visione succulenta dei dolci portò tutti all’arrembaggio del buffet lasciando il povero signor Loreto senza risposta.
«Ciao Paolo, è da molto che non ci incontriamo», lo sorprese una voce dolcissima alle sue spalle. Si girò e vide la professoressa di educazione fisica di Laura.
«Buongiorno … ehm cioè … ciao», rispose un po’ imbarazzato il signor Loreto.
«Noto che ancora non ti sei servito, vieni andiamo a prendere qualcosa insieme. Ti va?».
«Oh sì, grazie. Come mai non ci siamo incontrati più», fingendo disinvoltura dietro una crescente emozione.
«Questo non lo so», rispose la prof spostandosi i capelli dal viso. «Comunque possiamo recuperare».
«Ne sarei felice».
Da lontano, Laura li osservava perplessa, ripensando a ciò che le aveva detto la mamma. Aveva ragione lei, ancora una volta. Un sorriso celeste accendeva una cascata di luce nei suoi occhi, gli occhi di Muriel, che dal volto offrì il profilo dei suoi capelli d’oro, le braccia alate, i passi leggeri, su una scia evanescente di cobalto e corallo. Laura la catturò sotto le ciglia lucide. La portò nel cuore, la restituì al suo cielo, bella come un arcangelo.
«Laura!», la chiamò John, che si era sistemato su una poltroncina di plastica bianca. La ragazzina si girò e sorridendo lo raggiunse.
«A che stavi pensando? Eri così assorta».
«Pensavo che oggi è stata una giornata bellissima», disse Laura, sedendosi accanto a lui.
«Solo questo?», aggiunse John un po’ deluso.
«No! Riflettevo sul fatto che voi siete i migliori amici che una ragazza possa desiderare», e avvicinandosi gli diede un bacio, lasciando John sorpreso e felice.
Cecile Cravaglios