Il disincanto

Il disincanto

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Ascoltavo un’intervista ad un noto attore del cinema italiano che compiva sessant’anni, mi colpiva la nitidezza delle sue argomentazioni e la sicurezza con cui affermava che la differenza tra la gioventù e la maturità è l’incanto e il disincanto.

Quando hai sedici anni ed esci con i tuoi amici per una serata in pizzeria sei contento e gli occhi brillano di gioia ed energia; quando ne hai un po’ di più fai prima una selezione meticolosa dei locali che non ti convincono, poi scegli con distacco quello meno insidioso e credi di fare la cosa più banale del mondo, cioè uscire con quattro amici per l’ennesima pizza. Quando hai meno di trent’anni e si preannuncia l’estate come la leggerezza luminosa e profumata delle rose, ti sembra che il mondo ti prometta indiscutibilmente il bello e che lo scrigno dei tuoi sogni stia svelando apertamente all’universo che esisti e meriti il compimento della tua essenza.

In effetti, quando una persona attempata con i capelli grigi manifesta apertamente i propri entusiasmi viene apostrofato come un eterno bambino mai cresciuto, colpevole di vestire e agire in modo inappropriato per la sua età. Quando una donna avanti con gli anni mantiene la chioma lunga e boccolosa e si veste in modo giovanile, qualcuno la apostrofa dicendo: dietro liceo e davanti museo!

Insomma, qualunque cosa fai non trovi mai l’approvazione del mondo che ti circonda! Però, è pur vero che il meccanismo fisico e mentale perfetto che accordi età mentale ed età anagrafica è raro se non inesistente. Ognuno di noi fotografa nella memoria visiva la propria immagine da giovane e si ostina a replicarla, nonostante i segni del tempo la rendano meno lucida ed attuale, scadendo spesso drammaticamente nel ridicolo.

Parliamo di benessere e forma fisica, ma tralasciamo un aspetto fondamentale dell’invecchiamento, dobbiamo imparare a collaborare pacificamente col tempo, non contrastarlo, ignorarlo, impedirlo… ma conviverci!

Dovremmo soltanto rispettarlo e trovare le nostre ragioni nel cambiamento, inteso come ascolto e attenzione per un fluire che non è sofferenza, perché se si pensano e attuano strategie mirate si può interagire serenamente, senza pensare di annullarlo.

Se rinunciassimo a fare i prestigiatori fantasiosi volendo apparire falsi ventenni e andassimo indietro soltanto di cinque anni, non sarebbe tutto più semplice? Se a questo aggiungessimo qualche etto di ragionato ottimismo e positività, non sarebbe tutto più gradevole?

Non falsifichiamo la carta d’identità, rendiamola verosimile e indossiamo gli occhiali dell’incanto, quelli rosa che sanno di nuovo, che sanno di bello!

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Alessia Machì

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