Muriel – 4 Luci nella notte

Muriel – 4 Luci nella notte

Il cielo, di un nero corvino, era rischiarato appena da una luna indiscreta, adagiata su un cuscino di stelle. Il fruscio del vento, fra i rami degli alberi, dava alla serata quel tocco di mistero che già si stemperava nell’aria, mischiandosi alla frizzante brina notturna.

I ragazzi si erano spinti all’interno del giardino, fin sotto il grande salice piangente e lì si erano seduti in cerchio, sul prato umido. Stavano in silenzio guardandosi fra di loro, aspettando che qualcuno prendesse la parola. L’aria fresca era impregnata dei mille profumi del giardino.

Nessuno si pronunciava. Improvvisamente Laura intravide qualcosa, dietro le spalle di John, che le stava seduto di fronte, e indicandolo sussurrò: «Cos’è stato quel bagliore dietro di te?».

« Che cosa!», reagì John, girandosi a guardare allarmato.

«Sì, anch’io l’ho visto, – affermò Henry – era luminoso e … ».

A quel punto tutti i ragazzi si alzarono in piedi, uno dopo l’altro, mentre la luce s’intensificava, tanto da diventare folgorante; intimoriti, indietreggiarono stringendosi fra di loro, con gli occhi sbarrati dallo stupore.

«Ma che hai fatto, Jasmine?».

«Scusami Roselin, ho sbagliato, non volevo », si dissero piano gli angeli.

«Sss!», s’intromise Carletto, «non sentite anche voi … queste voci? Da dove provengono?».

«Chi … chi …va là?», gridò John, nascondendosi dietro agli altri.

Nessuno rispose e approfittando di questo frangente di silenzio gli angeli, a loro volta sopraffatti da ciò che stava accadendo, arretrarono non pensando di essere visti.

«Guardate, esclamò, la luce indietreggia, ma, ma cos’è?!?», continuò il ragazzo paonazzo in volto.

«Ci hanno notato finalmente! Dai, questa è la volta buona!», commentò entusiasta Violet.

«Riveliamoci», propose risoluto Roselin.

In un baleno, il giardino fu avvolto da nastri fosforescenti di luci e profumi, in un intreccio suggestivo di colori e fragranze fiorite dissolte nell’aria. Da questo scenario luminoso e inebriante, vaghe e leggere si fecero avanti delle sagome, che andavano prendendo consistenza davanti agli occhi meravigliati dei cinque amici che, abbagliati dalla forte luce, si coprirono chi con le mani, chi con le braccia il viso. Spaventati, i ragazzi non ebbero il coraggio di guardare subito in volto i loro visitatori, oramai visibilmente allo scoperto.

Per primo Henry osò divaricare le dite poggiate sulle palpebre, lanciando subito un urlo di terrore: «Ah! Aiuto! Gli alieni hanno invaso la terra, ora ci uccidono! Aiutateci!».

«Ma stai zitto, stupido! Gli alieni non sono così splendidi. Guardate come sono belli e poi sono trasparenti: hanno le ali, guardate!», ribatté Carletto, che intanto si gustava quello spettacolo a occhi finalmente nudi, additando le piccole e candide ali e, guidato dall’entusiasmo, fece qualche passo in avanti verso gli angeli. Rassicurati dalle sue parole, tutti gli altri si scoprirono il viso, alzando timidamente lo sguardo verso quelle figure scintillanti.

«Ciao!», disse con voce soave Violet.

«Ci … ciao!», risposero i ragazzi, «Chi …  chi sie … te?», chiese Henry balbettando.

«Beh! … Forse è un po’ difficile crederci, ma noi siamo … ».

«Ma non lo vedete che siamo degli angeli», s’impose deciso Violet.

 «Angeli?», echeggiarono sonoramente gli amici, meravigliati come non mai.

 «Ma è impossibile, io non posso crederci!», esclamò scettica Andrea. «Gli angeli non scendono sulla terra per parlare con gli uomini».

«E perché no? Ti sbagli cara, noi angeli siamo i messaggeri dell’Altissimo e, quindi, siamo sempre in giro, soprattutto vicino agli esseri umani. Certo è anche vero che non ci facciamo vedere spesso», rispose Violet, un po’ irritata.

«E come mai questa volta vi siete resi visibili?».

 «Vedi, non è che noi ci siamo resi visibili ai vostri occhi, siete voi che siete riusciti ad individuarci, perché avete il cuore puro e uno sguardo trasparente», puntualizzò Jasmine.

«Ci è capitato anche di essere scambiati per extraterrestri, come ha fatto Henry, e forse siamo davvero noi gli alieni tanto temuti e attesi dagli esseri umani», proseguì Camomile.

«Gli uomini del vostro tempo ormai credono solo a quello che può essere dimostrato da una regola, da un ragionamento scientifico, è il prezzo della modernità! Noi angeli rischiamo di essere fuori moda», continuò Lavander.

 «Ma non tutto si può spiegare, ci sono margini di mistero nelle cose del mondo. E questo le anime libere, come quelle dei bambini, lo sentono. Ecco perché per voi siamo adesso visibili. Ecco perché Carletto ci ha distinto e riconosciuto per primo e senza timore », intervenne Roselin sospirando.

«Ci percepiscono solo le anime pure, ricche di sogni e speranze!», declamò Violet.

 «Quando dite voi, la finite con questa solfa e ci fate sapere perché siete venuti a farci visita», tornò all’attacco Andrea, lasciando gli angeli a bocca aperta.

«Per dir la verità», rispose risentita Roselin, «ci siamo manifestati a voi solo per ragioni trascendenti, convinti che ci avreste identificati; ma adesso, raccogliendo solo diffidenza dalla mia protetta, devo ammettere che ci siamo illusi. Avvertiremo quindi i Gradi superiori di cambiare gruppo operativo». Fortemente deluso nelle sue aspettative, l’angelo tolse il disturbo, scomparendo come rarefatto vapore dalla vista del gruppo.

«Avete visto? Ha fatto puff ed è scomparso!», commentò drasticamente Laura. Quindi, temendo che gli altri angeli seguissero l’esempio di Roselin, implorò tempestiva: «Angeli non andate via, non date retta ad Andrea. Lei è fatta così, non andate via, noi vogliamo conoscervi meglio!».

«Sì, così magari domani ci dite che scherzo è questo», infierì nuovamente Andrea con la sua vocina indisponente.

«Forse per questa bambina ci vuole un esorcista che la liberi», affermò irritato Jasmine, provocando una leggera risata tra i ragazzi.

«Questi angeli sono simpaticissimi!», asserì Henry a voce alta. «Grazie, piccolo mio!», rispose Lavander.

«Succede proprio così: c’è chi non crede alla nostra esistenza, come sta facendo Andrea, e chi invece è conquistato dalla nostra presenza, come sta accadendo a Carletto. Roselin c’è rimasto proprio male, ma Andrea resta comunque la sua protetta, alla quale, con un po’ di tempo, l’animo si alleggerirà della diffidenza: crederà all’invisibile, si affiderà all’Altissimo, che non molla mai, bimbi miei».

I ragazzini ascoltavano rapiti da quelle parole serie, ma semplici e dolci, che tentavano di spiegare una situazione inverosimile, fino a quando non furono richiamati dai loro genitori.

 «Laura è tardi, e domani devi andare a scuola», gridava da lontano il signor Loreto.

«Sto arrivando, papà», rispose immediatamente Laura, che si premurò di chiedere agli angeli: «Tornerete vero?».

«Noi siamo sempre accanto a voi. Siamo o non siamo i vostri angeli custodi?».

«Sì!». Stava per aggiungere qualcosa, ma la voce del padre risuonò nuovamente per il parco. Si girò e corse via, frastornata per lo straordinario incontro, non curandosi dell’improvviso dissolvimento dell’angelo.

 «Bene, bene, dunque voi siete sempre con noi?», ripeté John con gli occhi puntati là dove l’angelo era scomparso, cercando di riprendersi dallo shock del volo istantaneo.

«Certo», rispose Jasmine.

«Ma, dove è andato a finire», chiese Henry, agitando le braccia verso lo spazio prima occupato dall’angelo, come per ripescarlo dal nulla.

«È un angelo custode, a custodirvi», rispose sorridendo Jasmine.

Sbigottita nel suo tenace distacco, Andrea stava per ribattere, ma da lontano sentì la voce insistente di sua madre e si alzò per andare. Prima di scappare verso casa, si soffermò a guardare gli angeli, facendosi sfuggire un piccolo sorriso, che fu subito colto e suggellato dal cuore del suo custode.

Quella notte i ragazzi faticarono ad addormentarsi. Ognuno di loro cercava di fare il punto di ciò che era successo, increduli ma felici per l’esperienza vissuta. Rannicchiato sotto le coperte, Carletto fissava la luce fioca della luna che s’infiltrava fra le tende della sua camera, giocando con le sue considerazioni. Attonito, ripensava all’incontro avvenuto poche ore prima.

«Angelo, dove sei?», sussurrò con un fil di voce tra sé e sé.

 Inaspettatamente, la stanza fu invasa da una luce fulgida che indusse Carletto a ripararsi gli occhi con un avambraccio.

«Ciao Carletto!». Il ragazzino riconobbe la voce soprannaturale dell’essenza alata e, liberando lo sguardo, riconobbe ai piedi del letto la figura eterea. Esterrefatto si alzò di scatto a sedere.

«Ci … ci …  ao, non pensavo, … non sapevo che tu … cioè … hai capito no?».

«Beh potrei dire di sì, ma in verità non ho capito granché.  Volevi dire forse che non pensavi che avrei risposto alla tua chiamata? Come puoi ben vedere, io sono qui!».

Stralunato in volto, Carletto annuì con la testa, cercando di riprendersi dallo stupore.

«Bene Carletto, di che cosa vuoi parlare?», chiese Jasmine simulando dei saltelli sul letto.

Carletto osservava incantato l’angelo. Il suo viso era di una bellezza sovraumana, i lineamenti erano perfetti e delicati, i capelli, di un biondo dorato, ricadevano sulle piccole spalle in morbide onde. Portava una tunica bianca che lo ricopriva fino ai piedi, ma la cosa che attirava di più la sua attenzione erano le ali piccole e candide, piene di piume. Guardandole gli sfuggì un risolino, che mise in risalto la gaia fossetta sulla guancia destra.

Risistemandosi ai piedi del letto, l’angelo ricambiò il sorriso del bambino, esaudendo la sua tacita curiosità.

 «Le ali degli angeli sono simboliche; di solito quando siamo in missione sulla terra non le mostriamo, ma in queste occasioni più intime sono solo un accessorio fondamentale per certificare la nostra natura. Guarda un po’». In un lampo l’angioletto in tunica bianca lasciò il posto a un bimbetto in jeans, maglietta e scarpette da ginnastica. «Dai, non fare quella faccia, torno come prima forse è meglio … puff!».

«Accipicchia! Non avevo mai visto niente di simile, è bellissimo», esclamò Carletto, riprendendo la sua naturale capacità di dialogare, «è semplicemente fantastico ciò che hai fatto». E liberò l’allegria in applauso.

«Grazie, Carletto, grazie», rispose l’angelo, giocando con l’orlo del suo vestito.

 «Perché vi siete mostrati?», chiese Carletto tornando serio.

  «Devi sapere, piccolo mio, che noi siamo stati creati solo ed esclusivamente per assistere soprattutto voi esseri umani. Siamo creature che vivono tra il cielo e la terra, con qualche dotazione in più di voi umani: ad esempio ci spostiamo col pensiero e sempre col pensiero riceviamo messaggi dai nostri superiori, che stanno direttamente a contatto con l’Altissimo».

«Vuoi dire che tu hai visto il mondo spirituale?», chiese Carletto sempre più meravigliato.

«Io vivo nel mondo spirituale e sono spirituale. Il nostro è un mondo speciale, dove la pace e la serenità regnano sovrane. Parlo di pace nei cuori, della serenità che ci pervade e ci fa stare bene». Jasmine si soffermò per un istante, chiedendo con lo sguardo a Carletto se le sue parole fossero chiare.

«Penso di aver capito», rispose Carletto con parole da grande, ispirando profondamente, «sono la stessa pace e serenità che anticipano la vostra venuta e che permangono per tutto il tempo che state con noi!».

«Bravo Carletto, proprio quelle».

Carletto notò che, sulla testolina dell’angelo, c’era un piccolo cerchio di luce impercettibile ma visibile, che splendeva di più quando Jasmine rispondeva.

«Sì, però non mi hai detto, perché vi siete fatti vedere solamente ora?!», insistette Carletto, appoggiando la schiena alla testata del letto, per mettersi più comodo.

«Il fatto è che … ». A questo punto si diffuse un forte profumo di rosa e, in un lampo, accanto all’angelo se ne materializzò un altro. Puff! «Eccomi qua, appena in tempo, per aiutarti a spiegare la nostra presenza!».

«Ben arrivato Roselin! Sì in effetti un aiuto è sempre gradito, grazie!».

Carletto li guardava sbalordito, aveva l’impressione di essere il protagonista di qualche film inedito. Anche la porta della sua cameretta, che si spalancava per lasciare entrare sua sorella Andrea, era una scena imprevista. «Carletto, ma con chi parli in piena notte?», gli chiese la sorellina assonnata, ma vedendo i due angeli che le sorridevano e Carletto con gli occhi sbarrati, anche lei rimase senza parole.

 «Ciao Andrea», dissero i due angioletti. Quindi, rivolgendosi a Roselin, Jasmine disse, «Ecco perché sei arrivato … non per aiutarmi, ma perché è arrivata la tua affidata!».

«Certo, anche per questo, ma la piccola Andrea non sarebbe mai venuta, se io non l’avessi destata dal sonno e non le avessi fatto notare la voce di Carletto. Il vostro discorso era troppo interessante per non farglielo ascoltare».

Frastornata Andrea balbettò: «Carletto, ma tu stavi dialogando con loro?».

«Beh! Sì».

«Oh! Roselin, ma tu non eri arrabbiato con me?».

 «Certo, mi hai fatto un po’ girare l’aureola, ma tu sei la mia protetta e il mio compito è di stare con te, nel bene e nel male, quindi eccomi», rispose Roselin, spostandosi dai piedi del letto alla poltrona, posta vicino alla scrivania. La bambina annuì con la testa, ma non fidandosi si spostò lentamente, camminando a tentoni all’indietro, finché non raggiunse il letto del fratello e si sedette accanto a lui, stringendogli forte la mano.

«Stavo spiegando a Carletto il perché del nostro volerci mostrare a voi proprio ora», riprese Jasmine, «anche se è un po’ difficile farlo».

 «Ecco perché sono arrivato anch’io, per aiutare Jasmine, in due è meglio», e facendo un segno a Jasmine, lo invitò a continuare. «Visto che i giovani sono più sensibili al mondo spirituale, noi abbiamo cercato di attirare la vostra attenzione, attraverso vari segnali che voi avete colto e, come ben vedete, siamo qui a dialogare con voi», aggiunse Roselin con un sorriso rassicurante.

«Quindi?», chiese Andrea, non soddisfatta delle risposte ricevute.

«Noi non siamo informati perfettamente su tutto. Ciò che sappiamo è che siamo testimoni del mondo spirituale», replicò Jasmine serio.

Andrea e Carletto ascoltando gli angeli, si ricordarono dei discorsi sentiti a scuola o al catechismo e presi poco sul serio. Ora invece sentivano che era diverso, anche perché stentavano a rimanere svegli, socchiudendo a più riprese le palpebre.

«Penso che sia arrivata l’ora di andare a nanna per tutti e due. Domani dovete andare a scuola e alzarvi presto. Dai, piccola Andrea, torna a dormire nel tuo letto», suggerì premuroso Jasmine.

Ma la bambina non si mosse, guardò l’angelo e sbadigliando si sistemò nel letto del fratellino: «Penso che dormirò con Carletto, lo vedo spaurito».

«Non è vero!», rispose Carletto, «puoi andare tranquillamente a dormire in camera tua», ma Andrea, dopo aver sistemato il cuscino, fece finta di non ascoltare e di addormentarsi di botto.

«Ok, Andrea rimani pure, ho capito che quella impaurita sei tu», concluse sorridendo Carletto e, voltandosi su un fianco, si addormentò placidamente.  

Cecile Caravaglios

To be continued

CONDIVIDI

contributor

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Contatti





Acconsento alla privacy policy


Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi di legge. Alcune immagini contenute in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio, qualora la loro pubblicazione volasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email, per una loro immediata rimozione. L'autore el blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo. I contenuti testuali presenti su questo blog sono di proprietà degli autori, pertanto è considerata violazione ogni riproduzione senza citazione e preliminare richiesta di pubblicazione

Credits: Karma Communication