Muriel – 11 Chiedere l’amicizia
La sera stessa, John sprofondava nella lettura dei Contatti Angelici. La curiosità di sapere cosa fosse successo a Laura, in quell’impatto con l’angelo, era già un chiodo fisso. Tornato a casa, aveva cenato senza troppo appetito e si era rintanato in camera sua, con la scusa che non stava troppo bene per non essere tormentato dal fratello. Indossato il pigiama, si era messo a letto e, come un detective a caccia di indizi, si era buttato a capofitto nella lettura del volume: «L’Angelo, per la sua essenza, non viene a contatto diretto con qualsiasi essere umano, perché toccarlo, anche involontariamente o casualmente, nonostante tutta la sua attenzione a non farlo, gli provocherebbe cambiamenti non alla portata di tutti: la natura spirituale dell’Angelo, infatti, gli trasmetterebbe un’energia fuori dal comune, non facile da interiorizzare e con conseguenze soggettive. Qualcuno, ad esempio, potrebbe guarire da malattie e sofferenze presenti nel corpo o nello spirito. Qualcun altro, radicalmente rinnovato nel corpo e purificato nello spirito, potrebbe diventare un angelo in carne e ossa su questa terra. Possibilità rarissima, ma è accaduta. Segni certi, che restano in tutti, invece, sono una luminosità apportata dalla propria figura a tutto quello che sta intorno e l’estensione della propria sensibilità ad intuire quello che sfugge agli altri, come sentire la presenza degli angeli, esseri umani o anche forze negative nelle vicinanze, o la capacità immediata di distinguere l’indole delle persone incontrate, forza fisica potenziata, determinazione spiccata, volontà ferrea e irremovibile. Agli esseri umani questi poteri aggiunti potrebbero risultare desiderabilissimi, ma mettono a rischio il senso del limite e possono far dimenticare tutti gli altri doni ricevuti, con il rischio di non riconoscerli più e perderli. Per questo gli angeli vigilano affinché il contatto non si verifichi”. L’appassionato lettore si fermò qui, essendo ormai chiari i risvolti complessi dei contatti angelici; adagiando il libro ancora aperto sulle coperte, si chiese quale fosse il segno lasciato su Laura e quale la sua reazione a tale strabiliante novità. Cercava la difficile risposta oltre le ombre lasciate sul muro dalla lampada, quando con un tonfo inaspettato la porta si spalancò, facendo tremare la collezione di macchinine poste su uno scaffale dietro la porta.
«Ecco il mio fratellino preferito! Come stai, John?», si piazzò spavaldo Henry, entrato di botto nella stanza.
«Sei impazzito Henry, mi hai fatto prendere un colpo. Dico io, non si usa più bussare?», gridò furioso John, tirandosi su a mezzo letto.
«Pensavo di rallegrarti con la mia presenza, fratellino mio. Ti sei ripreso?», canterellò divertito Henry, andandosi a sedere sul letto di fronte a quello di John.
«Stavo molto meglio prima che entrassi, mi è saltato il cuore in gola!», rispose John, sistemandosi il cuscino dietro le spalle.
«Esagerato!», ribatté Henry allungando lo sguardo sul libro che John cercava di nascondere sotto le sue mani. «Certo che questi malori improvvisi conciliano la lettura: sei d’accordo fratello?», continuò Henry, facendo cenno con il dito verso il libro.
«Sì, la lettura aiuta a rilassarsi», cercò di giustificarsi John.
«Certo rilassa! Hai scoperto qualcosa sul Caso Lauretta?», continuò Henry.
«Beh, no … sì, ma la smetti di prendermi in giro! Sì sono preoccupato. Laura è amica mia … », replicò John, mettendosi sulle difensive.
«Non capisco perché non vuoi ammettere che Laura ti piace e che tu sia particolarmente legato a lei. A me lo puoi dire, confidati Johnnino!», scherzò Henry, prendendo tra la sua la mano del fratello.
«Ora basta, non è vero niente», sentenziò John scostando la mano di scatto. «Laura per me è un’amica ed io sono solo interessato a tutto ciò che sta accadendo attorno a noi! Perché, a te non interessa? Oggi pomeriggio ti ho visto com’eri preso dal libro … e dall’orchidea», rispose irritato John, rannicchiandosi sotto le coperte.
«Ok, non scherzo più. Hai ragione, la situazione m’intriga molto e, se tu mi avessi detto che salivi in camera tua per leggere, sarei venuto anch’io a darti una mano», si ricompose Henry, capendo che era meglio cambiare discorso per non fare arrabbiare seriamente il fratello. Si tolse le scarpe e si sistemò comodo sul letto, con le braccia incrociate dietro la nuca.
«Bene John, cos’hai scoperto che potrebbe interessarci?». John, che aveva ripreso il libro in mano per rituffarsi nella sua lettura, rispose: «Se mi prometti di non prendermi in giro, ti illustrerò l’essenza degli angeli ».
«Promesso», rispose Henry serio con gli occhi scintillanti dalla curiosità e una mano poggiata sul cuore.
«Ascolta un po’… tu lo sapevi che… », e John cominciò descrivere i possibili effetti del contatto angelico sugli uomini.
Henry lo ascoltava con interesse e sorrise quando John gli confidò la propria preoccupazione su quello che poteva essere capitato a Laura. Infine, sedutosi sul letto con le gambe incrociate e con lo sguardo fisso sul fratello, concluse: «Penso che tu ti debba rallegrare: non vorrei sbagliarmi, ma abbiamo la chiave per saperne di più su quel fiore!».
«Che dici Henry, non ti capisco?», chiese John, aggrottando perplesso la fronte.
«Davvero non ci arrivi? Ed io che credevo fossi intelligente!», finse di essere deluso Henry.
«Sì, va bene, continua per favore!», sospirò spazientito John, facendo cenno al fratello di proseguire.
«Semplice: basta finire di leggere il libro e lo sapremo, no?», rivelò soddisfatto Henry, allargando le braccia per mostrare l’evidenza di ciò che aveva appena detto. «Sicuramente da qualche parte ci sarà scritta la soluzione! Giusto?».
John lo fissava incredulo, non sapeva se ridere o gridare. «Stupido che non sei altro! E io che pensavo mi dicessi qualcosa di geniale!», e prendendo il cuscino lo lanciò contro il fratello, colpendolo in pieno viso. «Noto che non sei riuscito ad apprezzare la mia creatività, comunque sono sempre a tua disposizione. Ora mi ritiro presso la mia “stanza del benessere”, mi rinfresco e torno per illuminarti ancora una volta» e, balzando giù dal letto, rimandò il cuscino a John, che fece appena in tempo a prenderlo al volo. «Si vai, e torna presto perché ho bisogno delle tue idee illuminanti!», gli urlò dietro John, urtato dalla poca sensibilità del fratello nei suoi confronti e, sistemandosi il cuscino, sparì sotto le coperte.
Quando Henry uscì dal bagno, John dormiva con il libro fra le mani; spense quindi la luce della lampada che stava accanto al comodino di John, sfilò il volume dalle mani del fratello, accese la propria abat jour e si dispose sul letto per cominciare a leggere in santa pace.
«Bene, bene vediamo un po’!», e con l’indice scorreva il sommario, alla scoperta di qualche titolo particolare: «Chissà di che parla Premonizioni Angeliche? Pagina 63. La prendo subito: 50, 56, 60, eccolo qua, Premonizioni angeliche», e raccogliendosi per stare comodo iniziò a leggere. «Gli Angeli hanno conoscenza di tutto il passato, del presente, non conoscono il futuro, poiché non è rivelato neanche a loro. Il loro compito è gestire l’uomo, l’universo secondo le indicazioni presenti. Tuttavia essi, essendo messaggeri dell’Altissimo, conoscono le situazioni più vicine. Essi riconoscono il male e ci proteggono, mettendoci in guardia o evitandoci spiacevoli pericoli. Non chiedete oracoli agli angeli poiché non vi risponderanno, chiedete l’amicizia e loro saranno sempre con voi». «Già è la seconda volta che sento parlare di questo potere che ci protegge contro il male!», pensò Henry, scompigliandosi i capelli. «La carezza di un angelo è delicata, come una piuma che cade e incisiva, come il fuoco che brucia; il contatto totale è una forza irrompente di calore e pace sublime». Henry si fermò sbigottito a riflettere: «John ha ragione: cos’ha provato Laura? Che cosa le è successo? Che cosa ancora non sa?». Ripercorse con il dito le parole appena lette e le rilesse: «La carezza di un angelo è delicata, come una piuma che cade e incisiva, come il fuoco che brucia; il contatto totale è una forza irrompente di calore – qui si fermò un istante – e pace sublime». Avvicinò il volume aperto sul petto e pressando le copertine con le mani aperte guardava il soffitto, tentando di raccogliere le proprie idee, fra timori e incertezze. Ora riusciva a capire le paure di John, percepiva la sua preoccupazione per l’amica tanto cara. Si voltò a guardarlo, mentre dormiva profondamente e si pentì di averlo preso in giro. Tornò a leggere per due ora di fila. Poi chiuse il libro sul comodino, spense la luce e lentamente s’immerse nel sonno.
Cecile Caravaglios
To be continued