Muriel – 14 Regia d’Arcangelo

Muriel – 14 Regia d’Arcangelo
 

Quella notte Carletto fece fatica ad addormentarsi. Per quanto avesse analizzato l’episodio accaduto nel pomeriggio, non riusciva a togliersi dalla testa Laura accanto all’albero, priva di sensi e il suo misterioso racconto al risveglio, che non lo convinceva affatto, pur con tutte le spiegazioni ricevute da Jasmine, chiamato in soccorso al cominciar della notte: Laura, era in grado per davvero di lasciare il corpo da una parte, addormentato, e di andare con l’anima altrove, per affrontare una situazione d’emergenza, nelle sembianze fisiche della sua graziosa personcina. E va bene! Ma quando l’anima era tornata nel suo corpo e Laura si era risvegliata di nuovo tutta intera, lei era felice e tranquilla, come se nulla fosse accaduto, non sembrava turbata dal segreto della sua missione?! Sì, ma la serenità di Violet, il custode della sua amica, segnava un punto a favore della reale esperienza vissuta da Laura. Fra le domande e le risposte che si rincorrevano, a Carletto non bastava contare le pecore o pregare, ci volle la presenza rasserenante di Jasmine per conciliargli finalmente il sonno. Con il volto dell’angelo a mezz’aria di fianco al suo, le palpebre lentamente si abbassarono. Chiuse le ali, Jasmine salì verso l’alto, mentre Carletto, nel giro di pochi secondi, scivolava in un sogno tutto nuovo. Si trovava in un immenso prato verde circondato da alberi maestosi e di spettacolare bellezza; il sole era basso nel cielo, doveva essere pomeriggio. Si girò intorno e si accorse di essere solo: non ebbe paura, ritornò a guardare quello spiazzo infinito e iniziò a camminare. Sereno, affondava lentamente i piedini nell’erba e fu lì che si accorse di essere scalzo. Com’era possibile, lui non usciva mai senza scarpe? Riprese a camminare leggero come una nuvola, non si sentiva solo o smarrito, anzi era gioioso. Immerso nel silenzio, sentiva il tonfo leggero dei suoi passi e il passaggio canterino degli uccelli che tornavano ai nidi. Nulla lo sorprendeva, nemmeno l’apparizione improvvisa di Jasmine, che per farsi notare gli sfiorò la mano.

«Ciao, dove stai andando?», gli chiese curioso l’angelo, volando all’indietro per guardarlo negli occhi.

«Non so, non ne ho la più pallida idea, tu lo sai?», rispose Carletto, con una smorfia disincantata.

«Forse sei stato invitato per una chiacchierata da qualcuno a te molto caro».

«Oh! E chi sarebbe questo qualcuno?», ribatté sereno Carletto, strofinando un piedino sopra l’altro.

«È qui, proprio accanto a te»,suggerì Jasmine sorridendo.

Spaesato il ragazzino girò appena il viso verso la sua sinistra  e strabuzzando gli occhi esclamò: «Tuuu!».

«Sì, io», rispose tranquilla Laura.

«Ma … tu … che ci fai qui! ».

«Sono nel tuo sogno, sono venuta a trovarti!», rispose sempre più serafica Laura.

«Nel mio sogno? Quindi io sto sognando? Nooooo! È tutto così reale!».

«Ehm! », fece il suo ingresso anche Violet.

«Per la verità, anch’io starei dormendo, ma proprio questo mi dà la possibilità di entrare nel tuo sogno. Non è una mia idea, sono stata, per così dire, chiamata a farlo», proseguì Laura perfettamente a suo agio. L’iniziale incoscienza di Carletto, cominciava a mutarsi in vertiginoso sbigottimento, portato dall’apparizione e dalle parole indecifrabili dell’amica.

«Ora basta, Laura! Sei stata chiamata per spiegare … e poi Carletto ha il diritto di sapere che anche lui, in questo momento, è qui nella tua stessa … veste!», intervenne determinato Violet, invitando con un colpo di tosse la sua protetta a mostrarsi più chiara all’amico, visibilmente fuori orbita.

«Ok Carletto, perdonami. Non restiamo fermi, però, camminiamo ancora, come stavi facendo tu. Del resto questo posto merita, è magnifico!», capì al volo Laura, cambiando modo di fare.

«Sì, sì, è proprio bello: ma dove siamo?», chiese con un filo di voce Carletto, avviandosi con l’amica.

«Non saprei, però adesso ascoltami, devo spiegarti una cosa», continuò, prendendoselo a braccetto e guardando basso. «In quella famosa serata, quando mi sono scontrata con Violet, ho acquisito, fra gli altri doni, come già ti avevo spiegato, il potere di oltrepassare il mio corpo con l’anima e di andare dove voglio … ». Laura non sentendo più segni di vita da parte dell’amico, alzò lo sguardo verso il suo volto e lo vide segnato da un’espressione inebetita. «Carletto, non fare così! Ci sono un sacco di altre persone che hanno questo potere e ti assicuro che è un’esperienza bellissima … Ehi, Carletto, ci sei?». Carletto si era fermato, tremava e sudava. Al volo Jasmine gli andò vicino e lo fece sedere sull’erba, anche Laura si adagiò accanto a lui, proseguendo il suo discorso. «Dovrei dirti un’altra cosa: stanotte Jasmine ti ha fatto un dono, ha avuto il permesso di lasciarti provare la mia stessa … situazione».

«Che vuoi dire!», esclamò finalmente il bambino.

«Per ora tu in carne e ossa stai dormendo nel tuo lettino … e qui … ».

«Sì qui», fecero eco gli angeli, puntando l’indice verso il basso.

«Ci sta la tua anima!», disse tutto di un fiato la ragazzina, mettendosi in piedi per l’enfasi della sua rivelazione ed appoggiandosi con le spalle ad un albero accanto a lei.

«Che cosa?», urlò Carletto, avendo l’impressione di ricevere un colpo in testa e, alzandosi di scatto, cominciò a passarsi le mani addosso, per verificare che fosse vero quanto aveva appena sentito.

«Non è possibile! Io sono reale, sono tutto qui, non sono trasparente!».

«Certo che non lo sei, l’anima non è trasparente … trapassa solo la materia … guarda!», ed entrò e uscì dal tronco nello stesso istante. «Prova anche tu!».

«Posso?», disse sfiorando il tronco con un dito, e accorgendosi che questo affondava nella corteccia come se fosse una nuvola, prese coraggio e si fiondò attraversando con facilità il resto dell’albero. «Wow è fantastico! Tutto questo è meraviglioso. Che strano, però, è come se non fossi passato da nessuna parte, non ho provato niente … è incredibile, forse siamo morti: siamo nell’aldilà Laura? Oppure stiamo fantasticando?», esclamò Carletto, avendo appena inaugurato il suo dono.

«Non siamo morti e non stiamo fantasticando, è tutta realtà».

«Precisamente una differente realtà! Ti ricordi, amico mio, quando ti ho spiegato che il mondo degli angeli è un universo parallelo?», precisò Jasmine.

«Sì, ma voi siete angeli, noi no!», rispose Carletto, sedendosi di nuovo in mezzo al prato.

 Jasmine sorrise: «Sì, ma se vogliamo, possiamo permettervi di entrare nel nostro mondo».

«Ehm! Per la verità non dipende da noi! Noi riceviamo indicazioni dall’alto», rettificò Violet.

Laura si sdraiò paciosa sull’erba con le braccia sotto la nuca, imitata da Carletto che si riposizionò accanto a lei: con i visi rivolti al cielo, respiravano la leggerezza di un venticello fresco, compagno di viaggio di quegli stormi compatti che vedevano perdersi nell’infinito, proprio come i loro pensieri.

«Dove siamo?», chiese dopo un po’ Carletto.

«Non lo so: sembra un posto fuori dal mondo».

«Brava! Laura hai quasi indovinato: ci troviamo in uno dei nostri luoghi … », rispose Violet, staccando un filo d’erba e librandolo nell’aria.

«Zitto Violet!», lo interruppe Jasmine

«Oh! Scusa, è vero … ora sarò rimproverato», disse l’angelo, ponendosi la mano davanti alla bocca.

«Chi è che ti rimprovera?», chiese Carletto, risollevandosi sui gomiti.

«Perché non ci potete dire dove ci troviamo? Ci avete portato qui voi, quindi avremmo anche il diritto di saperlo, giusto?», incalzò Laura, accostandosi all’amico.

Nessuna risposta dagli angeli sospesi di fronte a loro, solo aureole luminose e cangianti per qualche attimo, finché Violet non ruppe quell’attesa snervante: «Non sta a noi dirvi dove siamo, fra poco arriverà qualcuno a farlo».

«Chi», domandò Carletto?

«Eccomi», e una voce melodiosa rispose fulminea quanto l’apparizione della luce abbagliante da cui proveniva. I ragazzi portarono istintivamente gli avambracci sugli occhi, per poi riabbassarli quasi inconsapevolmente e distinguere una figura imponente e folgorante. Muovendo il capo in tempi uguali, la squadrarono dall’alto in basso e poi di nuovo su: aveva spalle larghe, una veste fiammeggiante come il fuoco, lunga fino ai calzari, rossi di luce anch’essi: onde di capelli castani attorno ai tratti decisi del volto, lo sguardo soave degli occhi scuri.

«Non abbiate paura, io sono l’arcangelo Raffaele, in missione proprio qui da voi». Il giovane celeste avanzò verso di loro per completare la sua presentazione con un sorriso che sciolse ogni residuo di diffidenza e timore, segnando ad ogni passo un rivolo di luce che svaniva alle sue spalle.

«Sono qui per accompagnarvi in questo viaggio misterioso e complesso e staremo insieme per un bel po’. Immagino che avrete mille domande da farmi, ma le risposte arriveranno a tempo debito. Per ora accontentatevi di sapere che vi trovate in un luogo di luce, come vi ha suggerito Violet, uno dei nostri luoghi». Avanzò ancora, frapponendosi fra i due angioletti, andati in visibilio estatico, e li strinse a sé, allargando le braccia sulle loro spalle. Dei ragazzini non si sentiva nemmeno il respiro: erano diventati due occhi spalancati su una scena da film fantasy. «Questi sono i nostri messaggeri, i vostri protettori, anche se un po’ esuberanti. Loro, non dimenticatelo mai, si attendono il vostro rispetto». E qui piccole aureole in tilt per sfavillio di luce, in gara con i sorrisi compiaciuti.

«Ma come spiegheremo tutto questo ai nostri amici», avviò timidamente il dialogo Laura, alzando la mano ed uscendo da quello stato di ipnotica beatitudine scesa sul suo capo.

«Giusto. Tutto è stato pianificato: in questo preciso istante loro stanno sognando proprio noi qui e quello che stiamo facendo. Il nostro incontro è inviato sullo schermo delle loro menti come per effetto di una videoripresa», rispose l’arcangelo, accomodandosi sul prato accanto ai ragazzi e diffondendo la serenità di un sorriso vincente, anche se stava solo parlando e molto seriamente.

«Grazie arcangelo! Ora mi sento meglio: perché sono sicuro che se l’avessimo raccontato noi, non ci avrebbero mai creduto», si sciolse finalmente anche Carletto, acciuffando l’erba con i pugnetti rimbalzanti.

«Magari è così», fu il commento laconico di Laura.

«È ora di andare. Buonanotte ragazzi miei!», concluse Raffaele. La sua luce si dissolse e due piccole fiammelle, seguite da un paio di ali, rientrarono nelle villette. Di lì a poco, in alto nello sfondo nero del cielo comparve una stella.

Alcuni istanti dopo, Andrea aprì gli occhi, si girò su un fianco e con le mani, a tentoni sul comodino, pigiò l’interruttore per accendere la lampada: la luce azzurrognola rivelò lo stato normale delle cose, che tutto era come l’aveva lasciato prima di addormentarsi. Si sentiva spossata, come se non avesse dormito. Si alzò, andò silenziosamente nella stanza di Carletto si avvicinò al suo lettino, per controllare se stesse dormendo: anche lì, tutto regolare. Tornata nella sua camera si sedette ai piedi del letto: non poteva essere un sogno, era troppo reale, li aveva visti, ma al contempo non c’era da credere a nulla. Si rimise sul letto, imbronciata e preoccupata.

«Uhm! Raffaele, non mi è nuovo questo nome … ma, dove l’ho sentito … ora ricordo, sì sul libro degli angeli. Sì ora che ci penso è un angelo importante, se non ricordo male, è uno dei sette arcangeli».

«Ehi! Ma che ci fate voi qui, mi è venuto un accidente, certo che potete avvisare!», esclamò Andrea portandosi le mani sul cuore, imbattutasi in Jasmine a Roselin con le braccia conserte lungo gli stipiti della porta del bagno, dove si era spostata per sciacquarsi il viso e cercare di riprendersi.

«Oh! Non era nostra intenzione! Ci hai chiamato tu, forse inavvertitamente, ma ci hai chiamato tu!», si schermì Roselin.

«Non avevi neanche sentito i nostri profumi?», continuò stupito Jasmine. «No! Ero troppo presa dal sogno che ho fatto stanotte, voi non potete … anzi sì che potete … cadete proprio a fagiolo», disse Andrea dopo un attimo di tentennamento, abbandonando le mani sotto l’acqua gelida del rubinetto e passandosele poi sul volto. Gli angeli fermarono l’acqua con una svolazzata e le asciugarono le manine con il battito a quattro delle ali.

«Che cosa è successo stanotte?», insistette la bambina, e seguita dai due angeli, rientrò nella sua stanza.

«Ti possiamo assicurare che ciò che hai sognato è accaduto realmente! Hai ricevuto un messaggio: è stato come una trasmissione mandata in onda su diversi canali a reti unificate», affermò finalmente Roselin.

«Che vuoi dire?», ripeté Andrea.

«Roselin ha provato a farti comprendere con un esempio che tu, Henry e John, avete sognato l’incontro speciale che Laura e Carletto stanotte hanno vissuto», aggiunse Jasmine.

«Mi sembra di stare in mezzo ai matti», reagì Andrea, senza intaccare la santa pazienza degli angeli.

«L’arcangelo Raffaele ha permesso questo incontro a distanza per informarvi delle novità in arrivo che vi riguardano, giusto Roselin?», proseguì Jasmine, guardando sicuro l’altro angelo.

«E io e gli altri ragazzi che funzione abbiamo in tutta questa messa in scena!».

«Il vostro compito, è quello di sensibilizzare chi avete attorno dal male, scuotendo i loro animi e nascondendo il cuore di Lucifero», proferì seccamente Roselin, infastidito dall’ostinazione di Andrea.

«Ma che state dicendo?!», ribatté la ragazzina scortesemente.

«Con San Tommaso non insisto!», si arrese il custode, allontanandosi in volo, stanco di quella conversazione.

Cecile Caravaglios

To be continued

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