Muriel – 32 L’olio miracoloso
Henry sconsolato andava spedito dietro Lavander, ripensando al falso arcangelo Raffaele, alla conversazione avuta con lui. Come aveva potuto credere a quelle cattiverie, alle insinuazioni sui suoi amici e anche sugli angeli? Come aveva fatto a non capire che sia il preside che la signora Germana fossero sotto l’influenza del nemico? E come era stato possibile non accorgersi subito che le tele del quadro erano false? Il bello era che, se non avesse incontrato il suo angelo, avrebbe aiutato il nemico a sistemare le quattro tele e a sigillarle nel suo nome.
«Ciao Henry, aspettaci!», gridò Andrea, appena entrata nell’atrio. Il ragazzo alzò lo sguardo e gli sembrò di svegliarsi da un brutto sogno. Corse incontro alla bambina per abbracciarla forte, desideroso di sentirsi di nuovo al sicuro, fra chi gli voleva bene, lontano da errori, pericoli e false verità.
«Ehi! Ma che hai, mi stai stritolando», reagì Andrea sorpresa da quello slancio, cercando di liberarsi di quell’abbraccio, visto che Henry non l’aveva mai considerata con così grande affetto.
«Oh scusa, vieni Carletto, fatti abbracciare», continuò Henry, con le lacrime agli occhi, rivolgendosi al bambino che era dietro alla sorellina e, tirandoselo a sé, lo strinse in una morsa che fece tossire il mal capitato.
«Insomma Henry che ti è successo, forse sei felice di vederci perché sei scampato al nemico?», esordì Carletto, riuscendo a svincolarsi.
«E tu come lo sai?», rispose Henry, mentre si asciugava una lacrima che gli scendeva giù dalla guancia. Ben presto, però, la sua attenzione fu subito attirata dagli involucri che i due si portavano dietro.
«Che avete preso, ma questa è la spada dell’arcangelo Michele!», commentò il ragazzo estraendola dalla sua custodia. «E questa è l’ampolla!». Poi girandosi verso Andrea vide che teneva un altro sacco: «E tu che hai?».
«Il fuoco che non si spegne mai!», rispose la bimba e infilando la mano all’interno del sacco, ne tirò fuori una fiaccola.
Henry, quando la vide, ebbe la sensazione di essere inondato di pace e serenità, come se il cuore fosse stato preso e rinfrescato dentro ad un secchio di acqua fresca, e prendendola in mano esclamò: «Questo fuoco è qualcosa di potente e noi stiamo avendo il privilegio di vederlo di persona, è sacro! Scusate,ma come avete fatto a tenere questa fiaccola ardente dentro al sacco? Non si infiammava?».
«Sacco antifiamma, fornitomi da don Lorenzo e fiamma che non si spegne mai, non ricordi?», disse Andrea sorridendo.
«Certo», asserì Henry più indignato che mai con se stesso per essersi lasciato infarinare dal diavolo.
«Andiamo ragazzi, Laura e John ci aspettano, hanno bisogno di noi», diede i suoi ordini Jasmine appena rivelatosi ai ragazzi, svolazzando in direzione delle scale che portavano al sotterraneo. Tutti si guardarono e lo seguirono. Scesero le scale di fretta e raggiunsero lo stanzino bloccato dalle lavagne.
«Laura, John siamo qui, ci siete?», chiamò Jasmine.
«Sì, sono qua», rispose Laura dalla stanza, ma in un istante fu davanti ai ragazzi.
«Ciao, finalmente siete arrivati, grazie ad Henry abbiamo individuato questa stanza, contrassegnata dal nemico, guardate – e indicò loro il cerchio rosa sulla parete –; siamo entrati con John, Lavander e Camomile e abbiamo fatto una scoperta raccapricciante. Abbiamo trovato una tela del quadro tagliata o strappata in una maniera disumana, penso che il nemico si sia appropriato del segreto degli arcangeli», osservò rammaricata.
«Ma cos’è questo segreto, si può sapere?», chiese Carletto cercando di sbirciare all’interno della stanza, oltre il massiccio blocco delle lavagne poste all’entrata.
«Non lo so, Raffaele sostiene che lo dobbiamo scoprire noi e comunque non è sicuro che fosse contenuto proprio in questa tela, poiché ce ne sta un’altra in giro, molto probabilmente presso il padiglione dell’arcangelo Uriel. La stanno cercando esattamente lì, in questo momento, John e Raffaele; io però ho paura che siamo arrivati tardi e che il nemico si sia già organizzato per ribaltare le cose», disse Laura preoccupata. A sentirla parlare in questo modo, Henry si rabbuiò pensando alla sua esperienza da stupido in toto e, avvicinandosi a lei le disse con tutta la forza che aveva dentro: «Non devi dire questo, le parole che per ora escono dalla tua bocca sono le parole del nemico, tu non puoi parlare così, tu sei spirito per metà angelico e il bene vincerà. Ricordi? Anche se le cose sembrano invertirsi, si tratta solo di un cambiamento temporaneo, per questo noi siamo stati scelti, per portare a termine la nostra missione e fare trionfare il bene. Laura ascoltami, per non avere avuto fiducia, sono stato raggirato dal nemico, non dobbiamo mai perdere la speranza e la sicurezza che dall’alto QUALCUNO ci protegge e ci salverà da ogni pericolo».
«Che cosa?», esclamò Andrea.
«Sì Andrea, se non fosse stato per Lavander, ero già sull’altra frontiera e tutto è iniziato con questi toni di scoraggiamento, che non fa distinguere il vero dal falso. Ma ora io sono fuori dalla trappola buia e riconosco cose e persone. Ascoltatemi. Alcune tele predisposte in presidenza sono false; anche il preside è sotto le influenze nemiche. Laura, prendi la tela nello stanzino, io non posso, per via delle lavagne che ostruiscono il passaggio; cerchiamo di risolvere qualcosa, siamo tutti qua. Carletto e Andrea sono riusciti a prendere gli oggetti da legare al quadro, non possiamo arrenderci proprio ora», disse pieno di entusiasmo Henry.
«Hai ragione, siamo in battaglia, allora combattiamo», lo sostenne Laura che, quasi senza far notare la sua assenza, volò a recuperare la tela: «Eccola qua, guardate un po’ com’è ridotta!».
I ragazzi si avvicinarono per osservarla, tirando le varie parti della tela strappate, per cercare di ricomporla e veder che cosa raffigurasse il dipinto.
«Guardate, è la battaglia vincente del bene sul male, è proprio lei, guardate il nemico annientato!», esclamò Andrea.
«Sì, hai ragione, è proprio la battaglia finale: si distingue benissimo il sigillo dell’Altissimo sulla bandiera degli angeli», aggiunse Carletto, indicando un triangolo d’oro fra il cielo e la terra. Tutti, voltandosi verso di lui, gli chiesero:
«E tu come lo sai?».
«Forse perché ho letto i libri presi in biblioteca?».
«Bravo il mio piccolino!», disse raggiante Jasmine.
«Il sigillo dell’Altissimo è una cosa meravigliosa, il trionfo del bene sul male», ripeté Andrea incantata.All’improvviso, una luce folgorante investì i ragazzini costringendoli a disporre le mani a mo’ di pensilina sulla fronte.
«Salve a tutti», disse con un inchino il grande arcangelo Uriel, ipnotizzando Laura e Andrea. «Non vorrei farvi fretta, ma in presidenza il nemico si è preso gioco di tutti e li sta persuadendo a esporre il quadro con degli oggetti, più o meno anomali».
«Che intendi per anomali?», chiese Laura arrossendo, colpita dalla luminosità intensa degli occhi dell’arcangelo.
«Beh, dovete sapere che, se da un lato voi vorrete riuscire a sigillare il cuore nelle tele, contando sulla collaborazione dei nostri poteri spirituali, dall’altro il nemico ha lo stesso obiettivo, sacrificando un qualcosa di prezioso per lui. Ha già recuperato un serpente, quale simbolo del dragone, il masso appuntito con cui Caino ha ucciso Abele, e il fuoco dell’inferno: gli manca solo il cuore … che abbiamo noi», rispose serafico il principe Uriel, continuando a sorridere verso Laura.
«Eccoci qua», esordì Raffaele comparendo insieme a John dal nulla, con un fagotto sotto il braccio.
«Oh, vedo che ci siamo moltiplicati», disse l’Arcangelo, guardando tutti in viso.
«Come è andata? Trovato qualcosa?», chiese prontamente Laura, fissando il fagotto sotto il braccio dell’arcangelo.
«Sì, questa è la quarta opera, meglio dire ciò che è rimasto della tela, che poi dovrebbe essere la prima del quadro», e sfilandoselo da sotto il braccio, lo mostrò ai presenti che rimasero sbigottiti.
«Ma è tutto accartocciato!», esclamò Laura.
«È stato squarciato, non si capisce in che modo!», rispose John.
«Sembrerebbe strappato con le unghia», osservò Carletto, cercando di distendere quei resti malconci sul pavimento. «Questa è proprio la prima tela. Guardate: Satana butta il proprio cuore ai piedi dell’arcangelo Michele».A queste parole, Henry sentì una morsa allo stomaco ripensando ancora una volta ai dubbi che sconsideratamente aveva nutrito. Come aveva potuto pensare che i suoi amici e soprattutto gli angeli l’avessero tradito? Quegli esseri così virtuosi e dignitosi che erano dinnanzi a lui in quel momento, tutto potevano esprimere, ma non certo il tradimento o la menzogna. Satana era davvero viscido, non era necessario vederlo per rendersi conto che c’era, lo sentivi, lo percepivi, era sempre pronto a farti cadere nei suoi perfidi tranelli.
«Ehm! Sulla tela esposta in presidenza, che tra l’altro è identica a questa, Satana non rifiuta il cuore, lo tiene stretto al petto!», disse infine Henry, riprendendosi da tutti i suoi ripiegamenti interiori.
«Ve l’avevo detto che in presidenza hanno tutto pronto!», insistette Uriel.
«Ma tu quando sei stato in presidenza?», chiese Laura rivolgendosi ad Henry.
«È una lunga storia, poi te la racconto», rispose evasivo il ragazzo.
«Ma allora, l’ultima tela cos’ha di diverso dall’originale?», domandò Andrea.
A questo punto rispose direttamente Raffaele, accortosi dell’imbarazzo di Henry.
«La tela falsa rappresenta la vittoria del male sul bene e il sigillo di Satana sulla Terra».
«Oh! Ma è terribile», esclamò Andrea.
«Ecco perché vi dovete sbrigare», rispose l’arcangelo cercando di ridare coraggio ai ragazzi.
«Ascolta Raffaele, c’è un altro problema: ma la prima e l’ultima tela sono ormai distrutte, come faremo a esporle?», disse Laura.
«Non ti preoccupare di questo, a tutto c’è una soluzione, quello che dovete fare ora è rimettere a nuovo queste tele e soprattutto appropriarvi di quelle in presidenza», disse l’arcangelo serafico.
«Bella risposta e come facciamo?», chiese Andrea.
«Le tele in presidenza potrei prenderle io, in fin dei conti il preside mi aspettava», propose Henry.
«Sì bravo, e come farai? Chiederai aiuto alla signora Germana?», scherzò John prendendolo in giro.
«E perché no? Anche lei è in presidenza e tutti cercano di scoprire il segreto degli arcangeli; quindi se noi potessimo dire loro il segreto, forse potrebbero esserci di aiuto, senza accorgersene», rispose Henry.
«Buona idea Henry, ma bisogna inventare qualcosa per rendere credibile il segreto», osservò Andrea. Henry tornò a scrutare la tela devastata con maggiore attenzione, notando un segno già visto altrove. In un angolo del quadro, in alto a destra, seminascosta dalle ali degli angeli, vi era una piccola spada acuminata e splendente. Tuttavia più la guardava, più gli sembrava irrilevante cosa potesse rappresentare e a cosa potesse servire. A niente … proprio a niente.
«Sentite, io vado in presidenza, non so che dirò, ma qualcosa farò!».
«Vengo con te, aspettami», disse Lavander svolazzandogli dietro.
«Non ne dubitavo», gli rispose Henry mandandogli un sorriso.
I due si allontanarono, sotto lo sguardo degli altri ragazzi che li accompagnarono fino a quando non girarono l’angolo del corridoio.
«Bene. E ora che facciamo?», chiese Andrea, passando in rassegna i visi dei presenti.
«Io direi di raccogliere le idee e cercare di concretizzare questo piano, visto che abbiamo tutte e quattro le tele e anche i mezzi per sigillare il cuore», propose Laura dando uno sguardo ai fagotti accanto ad Andrea e Carletto. I due ricambiarono l’occhiata di Laura con il piglio interrogativo di chi non sa cosa fare con ciò che ha recuperato.
«Secondo te, Laura, che cosa dobbiamo fare con questi oggetti?», chiese Carletto indicando i sacchi contenenti le armi sante.
«Oggetti?! Voi state parlando con molta superficialità! Ragazzi miei, queste cose che diligentemente avete recuperato sono degli emblemi sacri della religiosità, non avete idea di cosa avete fra le mani», esclamò accorato Uriel.
«Scusaci arcangelo, se non abbiamo capito appieno l’importanza di queste cose sacre, ma siamo tutti stanchi e molto tesi, ciò che vorremmo è concludere questo rito, dopo di che potrai spiegarci tutto», rispose Andrea.
«Non c’è bisogno che vi spieghi nulla, poiché vedrete da soli la potenza racchiusa nelle armi donateci dall’Altissimo».
Laura aprì uno dei quattro fagotti e, chinandosi, ne tirò fuori una piccola ampolla, ricoperta di argento e pietre preziose.
«Guardate, proprio ciò che cercavo», esclamò la ragazzina, restando accovacciata per mantenere l’equilibrio.
«Non qui», la interruppe Raffaele, «saliamo su, andiamo direttamente sul luogo destinato al sigillo … ». Laura lo guardò stringendo l’ampolla fra le mani e, dandole un’occhiata, la riposò nella busta; quindi si risollevò in piedi con il fagotto gelosamente custodito fra le braccia e disse: «Ai tuoi ordini!».Ognuno prese qualcosa, inclusi i resti delle tele distrutte e salirono le scale, fino a ritrovarsi nell’atrio, in quel luogo dove la rosa senza spine era stata, per anni, conservata inconsapevolmente in quell’istituto, scelto dall’Altissimo come luogo di istruzione e giustizia. Si disposero attorno all’aiuola ad ammirare il fiore che in quel momento splendeva ancor di più. Era paragonabile ad una perla fiorita e, soprattutto, era stato un regalo particolare per una donna speciale, la Madonna, da parte dell’arcangelo Gabriele. Un leggero brivido attraversò la schiena dei ragazzini, che si presero istintivamente per mano.
«Perché non ci siamo mai accorti di questo roseto meraviglioso?», chiese Laura incantata dinnanzi alla rosa.
«Forse perché nessuno vi aveva fatto notare che, accanto a voi, avevate un tesoro», rispose sorridente Raffaele. I ragazzi si voltarono a guardare l’arcangelo; poi istintivamente John adagiò delicatamente le tele sul pavimento, cercando di stenderle con le mani per sistemare le parti lacerate.
«Bene Laura, ora è compito tuo, tu sei la prescelta e sai cosa devi fare, ».
Laura si avvicinò alla tela con il fagotto ancora stretto fra le mani, si inginocchiò e tirò fuori dalla busta l’ampolla, sotto lo sguardo compiaciuto degli arcangeli e di Violet, fiera della sua piccolina.
«A che ti serve l’ampolla, Laura? Quest’olio non deve servire per suggellare il cuore del nemico?», esclamò Andrea, inorridita dall’uso improprio di ciò che lei aveva recuperato, con tanta fatica, in chiesa.«Stai tranquilla Andrea, l’uso è appropriatissimo, visto che quest’olio risana qualsiasi ferita e per suggellare il cuore ci occorrono le quattro tele intatte», rispose pronto Uriel.
«Vuoi dire che l’olio serve proprio per risanare la tela?».
«In questo momento sì, in seguito potrebbe servire per altro, non so», aggiunse Laura, non dando peso alla diffidenza dell’amica.
Sotto lo sguardo attento di tutti, Laura versò qualche goccia del sacro unguento sul polpastrello del suo dito indice e, delicatamente, cominciò a passarlo sulla tela.
«Ohhh! Guardate la tela si sta ricostituendo, questo è un miracolo!», esclamò Andrea.
«Non per niente l’olio è miracoloso», rispose Laura.
Sotto gli occhi incantati dei presenti, il dipinto richiuse le proprie lacerazioni e si stirò mostrandosi in tutta la sua fiera bellezza, artistica e spirituale.
«È straordinario come la tela si stia ricomponendo», mormorò stupefatto John.
«Io non avevo nessun dubbio», asserì sorridendo Carletto.
«Bene John», disse Laura ammirando l’opera restaurata, «ora mi puoi passare la seconda tela», e tese il braccio per prenderla, ma John rimase immobile a fissare il dipinto riformatosi di fronte a lui.
«Che hai John … che è successo?», chiese Laura ma, volgendo di nuovo lo sguardo sul quadro, il suo cuore ebbe un tremito, sulla tela era apparsa una scritta.
«Presto una penna e un foglio, dobbiamo copiarla», urlò Laura facendo trasalire John, che era rimasto incantato dalla nuova apparizione sul quadro. Il ragazzo estrasse dal suo giubbotto la penna e un foglietto e li passò a Laura, che quasi glieli strappò di mano.
«Dai, forza, qualcuno mi detti, facciamo prima», disse Laura guardando i suoi amici.
«Va bene, leggo io», rispose prontamente John, spostandosi accanto all’amica, per cercare di distinguere meglio quella scrittura che era identica a quella del bigliettino trovato all’interno dell’Opus Angelorum. «Ok, meglio fare presto, prima che cambi lingua. Quindi … uhm! San Michele con la sua spada ci difenda dagli attacchi del male, ci sei Laura?».
«Sì, si, continua».
«L’unguento risani le ferite dell’anima, procurate dal maligno … Aspetta che qui non capisco, sì ora ci sono … Sant’Uriel, con la sua fiaccola che brucia dell’amore eterno, allontani le arpie, San Gabriele faccia sbocciare la rosa contro l’invidia del demonio. Questi quattro simboli suggellino il cuore di Lucifero che rifiutò l’amore dell’Altissimo per rivalità e si trasformò in orrenda creatura. E … e poi, non c’è scritto più niente», disse John, guardando pensieroso l’amica.
«Forse la continuazione di questi versi è nell’altra tela deturpata», s’intromise Carletto.
«Sì, potrebbe essere un’idea, dai John, passami l’altra tela», accelerò i tempi la ragazza, piegandosi sulle ginocchia e cercando di distendere il più possibile l’altro dipinto, che aveva l’aspetto più danneggiato del primo. Immerse, quindi, il dito nell’unguento e iniziò a cospargerlo sulla tela, soprattutto sulle lacerazioni.
Come per il primo dipinto, anche per il secondo avvenne il miracolo. Le lacerazioni si ricostituirono, il quadro stava riprendendo vita sotto i loro occhi, ancora una volta sgranati per la meraviglia.
«Io lo so che oramai non mi dovrei stupire più di niente, ma è incredibile cosa stia avvenendo», disse Andrea basita.
«Guardate, Carletto aveva ragione, stanno comparendo i versi. Dai John, leggi», lo esortò Henry con l’adrenalina addosso.
«Impossibile, non ci capisco un acca. Per me è ostrogoto!».
«Stavolta tocca a me, io riesco a leggere. Pronta Laura?», disse Andrea entusiasta.
«Sì sbrigati, prima che cambi lingua», rispose Laura agitata.
«Ok … per sua cupidigia tornò ad attaccare gli Arcangeli alla ricerca del cuore, ma questo fu consegnato a mani integre per essere celato nella tela dove riposerà in eterno. Finisce così, a questo punto penso che le mani integerrime siano le tue, Laura!». La ragazzina guardò l’amica turbata, come tutte le volte che pensava al cuore.
«Non per metterti agitazione, Laura, ma dov’è il cuore del diavolo?», chiese Carletto un po’ preoccupato, visto che oramai erano quasi arrivati al momento dei momenti, mettere il cuore al suo posto.
Laura lo guardò confusa e, dandosi un piccolo colpo di mano sulla fronte, esclamò: «Hai ragione il cuore! Devo tornare a casa a prenderlo, scusate ragazzi vado e torno!».
Così, senza dare il tempo agli amici di replicare, scomparve seguita da Violet.
Cecile Caravaglios
To be continued