Muriel – 8 Invocare

Muriel – 8 Invocare

Dopo pranzo John si congedò dal padre e dal fratello. Salì le scale che portavano nella zona notte della casa ed entrò nella camera, che condivideva con Henry.

«Finalmente solo», pensò, appoggiandosi alla porta appena chiusa.  La stanza era abbastanza larga da ospitare i due ragazzi: le pareti erano tappezzate da diversi poster, raffiguranti i loro idoli sportivi e musicali, e da alcune cornici a giorno intorno a puzzle di foto della loro infanzia. Poi John si diresse verso il suo letto, si sedette, si tolse le scarpe, si sdraiò, mise le mani dietro la nuca e chiuse gli occhi.  Ora poteva pensare … e soprattutto riposare … e si addormentò profondamente.

Si trovava all’interno di un giardino meraviglioso, che non era quello di casa sua. Era più fiorito, il prato più curato, i profumi insolitamente intensi. Lo attraversava rilassato, beandosi di quell’atmosfera, taciturna e accogliente.

«Ciao John», lo distolse una voce ferma e soave. John, sollevò il volto intimorito, ma non vide nessuno, solo una luce intensa proveniente dal fondo di quel giardino e poco dopo l’avvicinarsi di un giovane. Al suo avanzare distingueva sempre più nitidamente i suoi tratti: alto, capelli castani scuri, occhi nocciola e carichi di luce, come tutta la sua figura. Addosso una tunica verde smeraldo e sulle spalle un mantello rosso, dal quale si staccavano due grandi ali, candide oltre la neve. I suoi fianchi erano circondati da una cintura dorata, alla quale si agganciava una spada incastonata di pietre preziose.

«Ciao John», ripeté il giovane a un passo da lui.

«Salve, chi … chi … sei?».

«Sono il Principe Michele, difensore del cielo e della terra, il servitore dell’Altissimo e sono qui per portarti un messaggio».

«Un messaggio? Ma da parte di chi?».

«Dal mondo spirituale!». L’arcangelo schioccò le dita e dal nulla apparvero le immagini che mostravano l’accaduto della mattina al parco; fermandole con un secondo segnale, invitò John ad osservare con attenzione il momento in cui aveva incrociato il suo sguardo con quello del cane e sentito una voce che gli parlava dal nulla. Davanti a quel fermo-immagine John, meravigliato ma tranquillo, riconobbe gli occhi verdi di Lavander e il profumo intenso di lavanda, esclamando: «Lavander! Che stupido che sono, come ho fatto a non riconoscerlo subito!».

«Non preoccuparti John, siete esseri umani immersi totalmente nel mondo e, di conseguenza è difficile accettare questa realtà parallela, una realtà assolutamente spirituale. Solo qualche giorno fa, tu e i tuoi amici, avete preso coscienza del mondo angelico. Quando le figure celesti si sono mostrate a voi, avete saputo di una verità a cui, fino a poco prima, potevate anche non credere. Ora invece l’invisibile l’avete conosciuto “concretamente”, e questo è accaduto perché siete stati prescelti. Tuttavia per voi è difficile lo stesso accettare questo “Universo” parallelo, e sentirvi parte di un nuovo scenario». John ascoltava confuso quella figura che emanava rispetto, pace e un profumo meraviglioso.

«Scusami Principe, io … ».

«John, John, svegliati non è successo niente!», ripeteva Henry agitandolo piano con le mani sulle spalle per farlo svegliare, posizionando il volto di fronte al suo, «John! John!».

«Scusami Principe … ma … dove sono … Henry che ci fai qui, dov’è il Principe, dov’è?», chiese smarrito John.

«John, qui non c’è nessun Principe! Stavi sognando: ad un tratto hai cominciato a lamentarti, a chiedere scusa ad un Principe. Come stai ora?», ribattè Henry con aria seria.

«Allora è stato solo un sogno … eppure era così reale! Henry era come se mi trovassi al cospetto del Principe Michele», continuava John, tirandosi su con le braccia e mettendosi a sedere sul letto.

«Sì, ma stavi solo sognando, dormivi … », chiarì Henry, passandogli il bicchiere d’acqua che stava sul comodino.

John bevve un po’ e, senza ascoltare quello che gli diceva il fratello, continuò: «Mi ha mostrato le immagini di ciò che è accaduto stamattina e mi sono accorto che il cane era Lavander».

«Si riferiva all’episodio nel parco? Al cane bianco?».

«Sì, ed era Lavander, ma non me n’ero reso conto! Anche se non capisco come mai sia arrivato.  Di solito loro appaiono solo se chiamati! Per caso sei stato tu a chiamarlo?».

«In effetti sì, l’ho invocato io, anche se … non mi aspettavo che venisse e, soprattutto, che arrivasse sotto altra forma. Per favore, ora vuoi raccontarmi per bene il tuo sogno?». Desideroso di mettere ordine anche nella sua mente, John accontentò il fratello, il quale rapito dal rendiconto esultò entusiasta:«Noi siamo molto fortunati, stiamo vivendo un’avventura unica e strabiliante, forse siamo gli unici in tutto l’universo.Siamo i prescelti lo capisci fratellone»,e con ciò abbracciò John con tanta frenesia da farlo tossire. 

«Unici nell’universo … è mai possibile?», rifletté perplesso John.

Cecile Caravaglios

To be continued

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