Splendidi-dio-r, lo sposo

Splendidi-dio-r, lo sposo

A te è legato il mio nome. Non sono tuo figlio, il tuo Dio. Sono altro, il secondo fuori classifica.  L’abbandono nella notte si è raccolto fra le mie braccia, nel perdono delle cadute. Le tue parole, verità che sembra mentire, che non chiede poesie, inganni. Nessuna promessa a te mia promessa. Ci siamo adottati, senza cercare madri, firmare mutui, invocare avvocati. L’amore se l’è vista con il Re-ale, e lì è nato Dio. Una stella ha steso le sue braccia, tenue come l’addio di un mago, sui tuoi segreti e sulla mia distanza. Si voltava l’angelo, aggiustandosi le ali. Mi chiamasti, Giuseppe.

E scelse.

Corse come un bambino

al seguito di un bambino

con occhi più grandi dei suoi

superava gli anni

ne contava quattro

lo abbracciava

di abbracci

lo riempiva di sé

non vedeva altro

tutto quello che si era perso

tutto quello che gli scoppiava

nel cuore

nella voce

fra le rime mai finite

dell’amore nuovo

nei baci dati

per amarlo.

Suo figlio

Cristina Picciotto

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Cristina Picciotto

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