La Signora Clelia – seconda puntata
La signora Clelia non lo sapeva che la sera sarebbe stata così lunga.
Tutto sommato il giorno, seppure lento, era passato senza intoppi e qualche scivolone nostalgico non troppo doloroso. La sera passa, pensava, mentre si lasciava corteggiare dalle prime ombre lunghe sulla strada dei ritorni.
Poi sarebbe stato un veloce abbandono nel buio più accogliente della notte e del suo sonno. Invece quella sera era rimasta lì, tra il piatto vuoto della cena e il tubetto aperto del dentifricio. Si era stiracchiata sul risvolto del lenzuolo e l’audio basso della televisione. Non era il sonno che tardava.
Era proprio la sera che non ne voleva sapere di cedergli il passo. Le schiacciava l’occhio dalla finestra dimenticata aperta. Ecco, era tutta colpa di quello sguardo caduto per sbaglio oltre il muro quotidiano del silenzio. C’era vita ancora fuori. Luci, suoni, odori. Voci, soprattutto voci. Erano diverse da quelle scontate del giorno, voci consuete di incontri veloci e riconosciuti. E chiare.
Invece quelle della sera spalancata per caso e inaspettatamente restavano sospese sul filo sottile di un tempo fino ad allora negato. Doveva sporgersi, esporsi, offrirsi alla vista per permettere al suo udito ovattato di distinguerle tra le ombre e le tende delle case altrui.
Restò così tanto intenta in quel nuovo esercizio che non si accorse della notte sopraggiunta nemmeno tanto sottovoce. Anzi, le sembrò di non averla proprio sentita quando le prime luci dell’alba le suggerirono un timido buonanotte, appena sussurrato per non destare il giorno. Chiuse la finestra e gli occhi, finalmente, mentre voci più accese la cullavano lontano dalle ombre.
Fino alla prossima sera.
TO BE CONTINUED
MARIA LA BIANCA
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